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POTENZA – Quando, alla direzione del Partito democratico di lunedì, ha iniziato a elencato temi e cronoprogrammi del prossimo governo regionale, più di qualcuno l’ha pensato: Piero Lacorazza non parla da semplice consigliere. Forte del grande successo alle urne che lo ha consacrato come il candidato più votato, e non solo di queste regionali, il presidente della Provincia di Potenza si colloca già in posizione avanzata. Quell’accelerata sulle riforme che dal tavolo dell’hotel Vittoria, Lacorazza inquadra in una cornice temporale di sei mesi ha stupito qualcuno dei suoi, ma anche gli avversari. Come l’ex alleato del centrosinistra, eletto ora nella lista dell’Udc, Franco Mollica che da facebook lo bacchetta: «Evidentemente non sa che le riforme si fanno tutte insieme». E proprio quello delle future alleanze sarà un tema molto delicato per il presidente della Provincia.
Che dall’alto della rivincita incassata con il voto del 17 e 18 novembre, potrebbe legittimamente rivendicare incarichi di primo rilievo: un assessorato o la presidenza del Consiglio. Ma che invece sembra propendere per la nomina a capogruppo in Consiglio. A patto che anche gli eletti della lista Pittella entrino nel Pd.
E Lacorazza, che non ha mai nascosto l’ambizione di un ruolo più prettamente politico, qualche strategia in termini di alleanze inizia a delinearla. Dice che che il Pd, in netta maggioranza, farebbe bene ad aprire ad altre forze politiche. Che sui singoli provvedimenti sarà necessario costruire una più larga condivisione, e ancor di più sulle regole. No alle larghe intese. Ma il dialogo deve essere tentato e va indirizzatto soprattutto al coinvolgimento di Sinistra ecologia e libertà e M5S.
Qualcosa che ricorda molto la trama politica che Pierluigi Bersani provò a intessere subito dopo il voto delle politiche, quando il leader del partito senza numeri per governare tentò di aprire al presidente Vendola e al movimento di Grillo. Un fallimento annunciato, che poi avrebbe lasciato spazio al governo delle larghe intese e che l’ex segretario dei democratici giustificò come atto necessario, almeno di facciata, perché più nelle corde ideologiche del partito. Chiaramente il contesto è molto differente.
Il Pd lucano – soprattutto se in Consiglio si costituirà il “gruppone” a dieci – ha la maggioranza assoluta e quindi vita autonoma.
Si vedrà al Pd lucano andrà meglio, nonostante i forti scontri, e non sempre a distanza, che hanno caratterizzato la campagna elettorale. Culminati nel famoso episodio di Matera, quando la piazza, ancora piena di sostenitori di Grillo, ha costretto il segretario Epifani a interrompere il suo comizio.
Situazione che si sarebbe ribaltata di lì a pochi giorni, con lo scatto di orgoglio del leader nazionale e del capogruppo alla Camera, dopo il risultato del voto lucano che ha sancito la netta affermazione del Pd e il forte ridimensionamento, rispetto alle aspettative, del Movimento 5 Stelle.
Inquadrato così il contesto, resta difficile immaginare una fruttuosa collaborazione in Consiglio con i due consiglieri a 5 stelle eletti. Del resto, proprio il “mal governo” del fu “Partito regione” ha fatto da cavallo di battaglia nella campagna elettorale dei grillini lucani. Certo, sui “singoli provvedimenti”, come ha precisato Lacorazza e come qualche volta ha lasciato intravedere pure il candidato presidente di M5S, Nicola Pedicini, forse un altro orientamento sarà possibile. Ancora tutto da costruire. Ma per ora, per il Pd lucano la priorità resta riportare “a casa” Sinistra ecologia e libertà.
m.labanca@luedi.it
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