2 minuti per la lettura
CITA la legge 129 del ‘39 con cui i fascisti abolirono il voto segreto e poi le parole di Palmiro Togliatti che nel ‘47 lo definì invece una conquista di libertà. In Senato Tito Di Maggio non vota la decadenza di Berlusconi. E lo fa spiegando le sue ragioni nell’intervento in aula pronunciato un attimo prima che i colleghi di Palazzo Madama si esprimano sulla decadenza : «Non voglio essere parte di questo voto. E’ una stortura rispetto ai presidi di democrazia sanciti dai Padri costituenti. Così si dimenticano le conquiste di libertà». Insieme a Gabriele Albertini, il senatore lucano si è quindi dissociato dal gruppo di Scelta Civica, che invece ha votato la decadenza di Berlusconi. Nei giorni scorsi la posizione di Di Maggio sul caso del Cavaliere aveva suscitato non poche polemiche.
L’imprenditore candidato presidente del centrodestra alle scorse regionali aveva anticipato il voto favorevole alla decadenza dell’ex premier. Qualcuno insinua che la sua posizione sia cambiata proprio dopo l’alleanza costruita con il Pdl in vista del voto del 17 e 18 novembre. Anche se dei parlamentari “azzurri” lucani al fianco del Cavaliere – come ormai è ben noto – si è schierato solo il deputato Cosimo Latronico. Il fedelissimo storico, invece, l’ex sottosegretario Guido Viceconte è passato nel nuovo centrodestra di Alfano.
E sui nuovi equilibri in Parlamento, ha parole molto dure il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza: «I populismi alleati nel nuovo partito dello sfascio. Da ieri Berlusconi e Grillo insieme all’opposizione. Ma non vinceranno», commenta subito dopo il voto sulla decadenza. E ancora prima, sulla manifestazione in piazza Plebiscito parallela ai lavori dell’aula, aveva commentato: «L’appello di Berlusconi è l’ennesimo tentativo per evitare di sottostare alla legge: la nostra Costituzione, all’articolo 27 dice che si è innocenti sino al terzo grado di giudizio. Ecco, al terzo grado vi si è arrivati e la legge ha detto che Berlusconi nella fattispecie è stato dichiarato colpevole».
Sugli equilibri futuri, invece, quelli che potrebbero aprirsi dopo il congresso dell’8 dicembre, con il nuovo segretario del partiti, Speranza chiarisce ancora: «In termini di sostegno all’Esecutivo non cambierà nulla. Continueremo a dare appoggio al Governo per il bene del Paese».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA