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POTENZA – E’ il consiglio comunale il luogo della festa. Dovrebbe essere una seduta come le altre, ma il giorno dopo lo spoglio per le elezioni regionali l’attenzione è tutta spostata altrove. Vito Santarsiero abbraccia e stringe mani: «si resta sindaco per sempre», dice quasi malinconico.

Il giorno dopo i numeri gli danno ragione: il sindaco resta il più votato in città, con 2.872 preferenze. E questo nonostante le polemiche, le accuse e le tante proteste cittadine degli ultimi mesi. E nonostante l’apparato del Pd non l’abbia proprio sostenuto, anzi. Il partito il sostegno lo ha fatto sentire a Piero Lacorazza, figlioccio politico di Vincenzo Folino. E a Carmine Miranda Castelgrande, uomo di Vito De Filippo. E fino all’ultimo, infatti, la battaglia è stata praticamente tutta interna.

«Il mio – dice – è un riconoscimento all’attività di amministratore. Perchè qui a Potenza è stata la gente comune che ha votato per il suo sindaco, ma poi io ho avuto un risultato straordinario sull’area metropolitana e nel resto della provincia». Su Santarsiero è confluito alla fine anche il voto del mondo dei cattolici democratici. Un voto trasversale (o forse no, considerate le origini comuni), visto che a sostenere il sindaco c’era anche il rappresentante dell’opposizione in consiglio comunale, Giuseppe Molinari.  Alla fine il bottino che si porta a casa Santarsiero è di 7.272 voti. E non era affatto scontato. «Ma io lo sapevo – dice lui seduto sulle scale adiacenti all’aula del consiglio – perchè sono un amministratore e noi il polso della situazione lo abbiamo. Più di tutti gli altri, perchè noi con la gente ci parliamo».

E’ la parola “amministratore” quella che Santarsiero preferisce usare. Perchè è quella l’esperienza che vuole portare in consiglio regionale: «quella dei sindaci che devono confrontarsi ogni giorno con i problemi concreti delle persone. In questi mesi di campagna elettorale ho potuto verificare con mano come il nostro sia un territorio con molti problemi e tanta sfiducia. Si è persa la speranza nel futuro. Chi parla di decennio perduto – dice togliendosi così qualche sassolino dalla scarpa – non usa parole a caso. Negli ultimi dieci anni sicuramente sono state sprecate risorse e opportunità. Ed è il momento allora di cambiare rotta». Anche perchè l’enorme numero di persone che hanno scelto di non votare «non si deve sottovalutare. E’ un grande segnale che tanti cittadini hanno voluto dare in particolare al mio partito. Ma quello che emerge è anche un’altra cosa: i cittadini hanno capito che non ci si può affidare al grillismo e ai suoi qualunquismi. Perché poi quando votano scelgono le persone che hanno dimostrato di saper amministrare».

a.giacummo@luedi.it

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