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«I RINVIATI a giudizio che venissero eletti nei prossimi giorni dovranno essere considerati decaduti in base ad una legge dello Stato». A lanciare una sorta di bomba che investe Rimborsopoli, la costituzione parte civile della Regione, gli eventuali rinvii a giudizio e gli eletti del 17 e 18 novembre è Domenico Genchi candidato del Movimento Cinque Stelle che spiega nel dettaglio quanto contenuto e previsto dalla legge.
Un fatto che rischia di riaprire una ferita nelle prossime settimane e di mantenere ancora in primo piano sulla scena politica la vicenda legata al caso rimborsopoli ed alle sue peculiarità e conseguente dopo le decisioni che il Gup prenderà il 16 dicembre o in un appuntamento immediatamente successivo.
«In base all’articolo 3 comma 4 della legge 154 del 1981 colui che ha una lite pendente in quanto parte in un procedimento civile o amministrativo con la regione non può ricoprire la carica di consigliere regionale.
A rischio» continua Genchi, «ci sarebbe Pittella ma anche altri candidati come Castelluccio, Loguercio, Benedetto, Ruggiero.
Di fatto nel momento in cui sarà ammessa la parte civile si instaurerà formalmente la lite pendente tra i candidati e la Regione con la conseguenza che non potendo ricoprire la carica di consigliere regionale sarà dichiarati decaduti».
Poi Genchi attacca: «votare per loro significherebbe creare le condizioni per la breve durata del Consiglio regionale, infatti l’elezione di Pittella con la decadenza vorrebbe dire tornare alle urne».
Il candidato grillino di fronte alla tempistica che vede tirar fuori quest’autentica bomba nelle ultime ore della campagna elettorale spiega: «stiamo dando la notizia nel momento esatto nel quale ci è stata segnalata.
Così come su più argomenti stiamo facendo e raccogliendo opinioni in queste giornate di campagna elettorale coinvolgendo i cittadini».
Poi Genchi individua e spiega politicamente una situazione che avrebbe del paradossale: «io non credo che i partiti non sappiano di questa situazione.
Sarebbe da incompetenti o peggio ancora vorrebbe dire essere in malafede. E’ forse più probabile che qualcuno, visti i fior di avvocati che ci sono all’interno del Partito Democratico voglia sparare questa carta solo dopo la conclusione delle elezioni in modo da ridurre la legislatura a non più di un anno, superare questo momento di impasse e cambiare magari cavallo in corsa».
Una ricostruzione quantomeno articolata ma di certo una norma di legge che si presterà ad una serie di considerazioni nei prossimi giorni circa la sue praticabilità in questi casi specifici.
«Questo è un asso nella manica del Pd, non di altri. Io posso aggiungere in merito al caso Di Bello di cui si parla che se non avessimo deciso noi in questa maniera sarebbe subentrata comunque l’incandidabilità in virtù della legge Severino».
Infine l’esponente del Movimento 5 stelle chiarisce un ulteriore passaggio non da sottovalutare: «c’è poi da spiegare come faranno a poter svolgere la loro funzione di consigliere esponenti che hanno anche un provvedimento restrittivo di andare a Potenza».
C’è da scommettere che queste questioni di cui si sta parlando in queste ore saranno oggetto di discussione anche al termine della campagna elettorale.
Genchi con forza e malgrado le sollecitazioni rigetta qualsiasi ipotesi di polpetta avvelenata: «l’avessimo saputo prima e lo avremmo già detto, sarebbe stato meglio per noi anche per condurre una campagna elettorale più convincente su questo tipo di temi».
p.quarto@luedi.it
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