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SOSTERRÀ la lista Pittella, critica duramente la mancanza delle tessere a Matera in vista del congresso e disegna i contorni di un Pd pirandelliano in perenne dissenso al proprio interno.
Vincenzo Viti alla vigilia del voto chiarisce la sua posizione al fianco della Lista Pittella, distante dal Pd almeno in questo momento.
Quale è la posizione che sta assumendo in questa campagna elettorale, è coerente con le sue scelte alle primarie?
“Assolutamente sì, io voterò Pittella e la sua lista. Sono un iscritto al PD e non immagino possano lanciarsi anatemi contro quanti scelgono di sostenere la lista del Presidente del PD, uomo che ha degnamente figurato nel Governo regionale e che venne largamente votato nella scorsa competizione elettorale.
Il mio sostegno va, nel segno del rinnovamento, al dott. Nicola Carlucci, candidato nella Lista Pittella, medico ginecologo, galantuomo e persona di grande sensibilità e intelligenza. Impegnato in una competizione difficile che può apparire impari per la logistica di guerra che si va dispiegando”.
Una corsa elettorale che coincide con l’avvicinarsi del congresso nazionale che ha posto Matera all’attenzione generale. Cosa ne pensa?
“Mi sconcertano le vicende che accompagnano a Matera l’evento congressuale nazionale. Il fatto che “manchino” le tessere, che gli iscritti che intendono rinnovare o aderire vengano rimandati a casa ( cosa che sta avvenendo nonostante le disposizioni della Direzione nazionale ) e che un rito simbolico così significativo venga ridotto a superflua conta di anime morte dovrebbe seriamente preoccupare. Si finisce così col perdere di vista la ragione di un confronto che avrebbe potuto essere costruttivo al quale appare inutile partecipare.”
Come mai una così forte competizione tra il Pd e la Lista Pittella quasi fossero in due coalizioni diverse?
“La competizione fra la lista Pittella e quella del Pd dovrebbe essere fisiologica. Dovrebbe muoversi cioè nel quadro di un comune interesse a consolidare la natura plurale del Pd e la sua apertura a valori ed energie che non riescono ad aderire per ragioni fin troppo note e denunciate ad un partito tuttora incompiuto. Chi non comprende queste cose, preferendo avvelenare i pozzi, coltiva evidentemente l’idea perdente di un partito che difende e riproduce paesaggi ristretti e che sceglie di vivere di piccole certezze in luogo di rischiare per una grande prospettiva. Io invece coltivo questa speranza e mi batto per essa.”
Dove va oggi il Partito Democratico?
“Il PD così com’è si pone come una imbarazzante allegoria politica e letteraria. Appare un partito pirandelliano: uno, nessuno, centomila. Intanto esso, vivendo il conflitto fra liste che nascono dai suoi dissensi interni ( cosa che, come ho detto, non ha senso ), finisce col riprodurre quella figurazione psicanalitica dello sdoppiamento di personalità: una diurna e una notturna. Nella scomposizione e nella frantumazione del sistema politico, ch’è l’effetto anche dell’azione giudiziaria, il pirandellismo del PD si manifesta nel recitare un poco tutte le parti in commedia. Mentre la commedia vera, come Balzac la celebrava, è rappresentazione molto più ampia, ricca e direi tragica del piccolo mondo modesto e avvilente nel quale siamo costretti. Il rischio vero, per tornare a Pirandello, è che l’uno non ci sia se non nelle piccole prepotenze municipali, il nessuno è molto diffuso,quasi la regola e la cifra della nostra consistenza, mentre i centomila sono una pallida e comica illusione.”
Cosa succederà in questo voto?
“Intanto è prevedibile che i grillini lucrino un significativo dividendo elettorale sull’onda della loro obiettiva “innocenza”, poiché la loro storia è appena partita e in via di elaborazione e i loro peccati sono, da noi, ancora da compiere e da espiare. Il loro potenziale “eversivo” non va demonizzato, ma utilizzato per imprimere un corso virtuoso all’esperienza di governo e Pittella dovrà farsene una ragione attiva. Il loro attacco alle nostre manchevolezze che ci sono state ( lievi o gravi si vedrà, non valgono le graduazioni ), è fondato. Ma va loro spiegato che la questione morale è altra cosa dalla questione penale. In ogni caso esige una qualità del giudizio che non può essere ridotta all’insulto o all’invettiva perché deve fare i conti con un campo fatto di storie, valori e profili diversi, cioè con la parabola vera del potere”
Vede anche lei farsi spazio il rischio del voto disgiunto?
«La prassi del voto disgiunto è antica. Ripete il riflesso del negozio, cioè dello scambio che regola gran parte delle relazioni umane e quindi anche di quelle politiche. Talvolta è il frutto di una valutazione articolata e onesta fra valutazioni generali e scelte soggettive. Spesso è costume che regola le transazioni e i piccoli trasformismi . Non credo che il voto disgiunto possa diventare a Matera fenomeno di massa, non credo ci si possa prestare a manovre così spregiudicate e strumentali”.
p.quarto@luedi.it
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