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POTENZA – A volerla guardare da un punto dei vista strettamente lessicale si potrebbe dire che non è una posizione che ritiene impopolare. Perché – questa è la tesi – se davvero tutti conoscessero l’utilizzo delle royalty finora fatto in Basilicata qualcuno dovrà pur dire che, oltre al sistema della sanità, buona parte della spesa per il welfare viene dal petrolio. Pensiamo alle risorse per il Copes, per esempio, alle vie blu, alla forestazione. Dire, dunque, come fa il presidente degli industriali, Michele Somma, che il petrolio è una priorità, è, semmai, più che una posizione impopolare una posizione coraggiosa. E molto netta. Impopolare perché sfida la diffusa opinione corrente, compresa quella di buona parte della politica, allora sì, è impopolare.
«Il punto è spiegare – dice Somma – con numeri, informazioni precise che il petrolio è una opportunità grande per la Basilicata». Le anticipazioni fatte martedì dal Quotidiano, le parole dette ai candidati presidenti ieri (c’erano Pittella, Di Maggio e Zamparutti) non sono certo una novità.
Ma il dibattito elettorale di queste settimane è molto condizionato dalla presa di posizione istituzionale che ha chiuso l’ultima stagione amministrativa della Regione. Quella moratoria, cioè, ripetutamente ribadita da De Filippo, dichiarata incostituzionale e ulteriormente sostenuta come un no a sostegno della volontà di tutela dei territori interessati, in primis la Val D’Agri. Somma mi previene sulla prima domanda, la più importante: la sostenibilità ambientale e la tutela della salute.
«Questa è la premessa, scontata, direi. Ma non nel senso che non ce ne dobbiamo preoccupare. E’ il valore iniziale, imprescindibile. In Basilicata e nel resto del mondo. Ciò premesso non possiamo non riconoscere che, data la liceità sotto ogni punto di vista di un’attività industriale, non possiamo non riconoscere che essa rappresenta una grande ricchezza, la più grande ricchezza che abbiamo come risorsa e che è uno dei pochissimi settori in controtendenza. Un’occasione unica come possibilità di costruire un sistema virtuoso per valorizzare tutte le attività connesse in termini di sviluppo, occupazione, nel pieno rispetto, ripeto, dell’ambiente e della salute».
Se dunque è un’attività che lei sostiene pienamente lecita, perché questo vasto pensiero oppositivo?
«Intanto non lo dico io per partito preso che è un’attività pienamente legittima. Sarebbe come dire: le auto inquinano e quindi non ne costruiamo più. Oppure in una piccola città consentiamo solo a cento auto di entrare e le altre restano fuori, così, senza criterio. Strutturato e accertato il sistema dell’eco-compatibilità, conoscendo bene dati, numeri, parametri (a proposito quanti li conoscono veramente?) abbiamo il dovere di sostenere e non ostacolare un’attività alla quale è legato il futuro della nostra regione».
Sostiene anche la necessità di accelerare gli iter autorizzativi. Un bel regalo alle compagnie.
«No, non è un regalo per le compagnie, è un regalo alla Basilicata. E’ davvero in concepibile, inaccettabile che, posti i limiti previsti dalla legge e dunque operando sul terreno del consentito, tutti i procedimenti amministrativi di competenza regionale e comunale propedeutici al rilascio delle autorizzazioni necessarie alla concreta attività estrattiva siano rallentati. Quando dico che bisogna accelerare l’iter autorizzativi, non chiedo di fare una cosa illecita. Questo vale per qualunque attività produttiva. Accelerare significa rendere possibile e concretamente attuabile un’attività lecita. Guardiamo un attimo ai numeri della nostra finanza pubblica. La capacità di spesa si molto ridotta. Il bilancio regionale è passato dagli ottocento milioni del 2007 ai cinquecentodiciotto del 2013. Per il 2012 la Basilicata ha incassato 170 milioni di euro dal petrolio, cui vanno aggiunte le risorse per la carta carburante e sono altri 40 milioni di euro. Quindi siamo all’incirca a 200 milioni di euro, il 40 per cento del nostro bilancio. Senza considerare le risorse che arriveranno dal memorandum. In pratica si può, tanto per cominciare, raddoppiare il bilancio regionale. Il futuro della Basilicata, per i prossimi trent’anni, sarà legato a doppio filo alle vicende del petrolio. Siamo alla vigilia di una nuova fase istituzionale, c’ bisogno di lungimiranza, consapevolezza, visione. Rallentare un’attività industriale senza motivo è inaccettabile, oltre che illegittimo».
Anche le royalty sono sottoposte al patto di stabilità. Le abbiamo e non possiamo spenderele
«Ecco, se una battaglia va fatta è di questo tipo. Siamo al supplizio di Tantalo: in vetrina possiamo guardare ciò che basterebbe per farci sarte bene, e che è nostro, ma non possiamo toccarlo. Dunque se un ruolo di forza la Basilicata deve avere rispetto al governo è su questo. Oltre che sul memorandum…»
Ne parliamo tra un attimo. Mi interessava che spiegasse meglio il no alla moratoria. Facile collegare la posizione anche alle sue attività imprenditoriali. Praticamente in questa campagna elettorale non ce n’è uno che sia d’accordo su questo.
«Allora, torniamo alla premessa di cui prima. Se ci muoviamo, e non può non essere così, su un terreno di legalità, cioè di un’attività lecita, che senso ha sostenere: continuiamo a consentire le attività in corso ma blocchiamo quelle future. E’ come se non si avesse il coraggio di dire che quello fatto finora si poteva fare. O si poteva fare o non si poteva fare. E’ una posizione che non ha il coraggio di essere chiara fino in fondo. La trovo contraddittoria. Così come trovo contraddittoria la posizione di alcuni comuni che rivendicano royalty ma dicono: un pozzo da noi mai. Leggo spesso, anche quale vostro titolo, di condirezioni del tipo: il petrolio non ha portato risorse. E’ sbagliato. Il petrolio ha portato risorse, molte risorse. Altro discorso è il loro impiego. Bisogna ragionare su come poterne concepire un utilizzo che vada oltre la spesa».
Le sembra razionale che il piccolo comune di Viggiano abbia una così alta concentrazione di royalty?
«Il centro oli è a Viggiano. C’è una percentuale alta di royalty che spetta alla regione e l’uso che se ne fa è collettivo»
Presidente lei è contrario anche a un’altra posizione molto diffusa e cioè: nella trattativa con le compagnie bisogna chiedere più royalty
«Per avere una maggiore ricaduta economica dalle estrazioni non è utile la richiesta talvolta velleitaria di aumentare le royalty. Significherebbe aumentare proporzionalmente il costo delle estrazioni di idrocarburi. Bisogna partire dalla grande novità del memorandum. Cioè dal riconoscimento da parte dello Stato di una quota di fiscalità pagata dalle compagnie a favore della Basilicata. E’ un unicum nel panorama istituzionale italiano. Pur tuttavia il decreto ministeriale del settembre scorso non consente di cogliere appieno le finalità. La posizione di Confindustria è che bisogna anticipare gli effetti del decreto anche agli incrementi di produzione futura già autorizzati ed eventualmente allungare il termine di dieci anni, raddoppiandolo. O ancora eliminare il tetto imposto. Insomma su questo bisogna lavorare, non sull’aumento delle royalty. Il nostro interlocutore è lo Stato. La Basilicata è importante per noi, per l’Italia, non per le compagnie».
Il petrolio si associa ad affari, inquinamento, corruzione
«Abbiamo bisogno di un percorso di evidenza pubblica sulla gestione delle risorse che provengono dalle estrazioni. L’opinione pubblica deve essere informata e deve diventare consapevole dei vantaggi. Noi, confindustria e sindacati insieme, abbiamo raggiunto già un grande risultato come il protocollo relativo al local content dell’ottobre 2012, cioè sostegno all’occupazione e alla crescita dei livelli di competenza professionale. Le aziende che lavorano attorno al petrolio sviluppano competenze che poi possono utilizzare in tutto il mondo. Il protocollo d’intesa Eni-regione è frutto di un lavoro in cui ciascuno di noi ha superato le proprie posizioni di partenza per un unicum di prospettiva che deve essere considerato un metodo per il futuro. Il tema è che le risorse tenderanno a diventare ingenti e importanti. E noi dobbiamo dare una visione trasparente dell’utilizzo delle royalties, ex antea stabilire che utilizzo farne e poi seguirne l’effettiva spesa. Se facciamo questo noi siamo in grado di dare un servizio ai cittadini. Una fetta di queste risorse deve essere spesa per sostenere innovazione, formazione, sostegno all’internazionalizzazione, investimento delle imprese : non coprire solo la spesa ma fare anche investimento»
Cosa si auspica dalla prossima fase istituzionale?
«In un momento così drammatico come dal dopoguerra non abbiamo conosciuto, noi dobbiamo essere chiamati a un senso di responsabilità più alto, vale per tutti. Lavoro, imprese, amministrazione, non c’è veramente spazio per nulla di diverso dall’adempimento del dovere nel ruolo che ci siamo assegnati Ogni politica che non poggi su una visione di merito non ha senso, noi abbiamo un unico obiettivo: sviluppo della Basilicata, le prese di posizione come vantaggio politico non sono più tollerabili: da imprenditore dico che il momento non è la distribuzione dell’utile all’azionista, e l’utile in politica è il consenso. Il dividendo non può essere ricercato oggi, oggi va fatto quello che è giusto fare. Il petrolio è il campo di misurazione più ampio».
l.serino@luedi.it
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