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«Sono un materano vero, che viene dal rione Serra Venerdì». Punta sull’appartenenza, ma non solo, Roberto Cifarelli che ieri al cinema comunale ha illustrato in poco più di 30 minuti il suo programma, affidando anche ad un video la sua storia, compresa quella sportiva, o meglio calcistica.
Camicia bianca, battuta pronta (anche con il sindaco Salvatore Adduce di cui è ancora capo di gabinetto), Cifarelli era sul palco anche con Achille Spada, capolista del Pd. Il ruolo di presentatore è spettato ad Adduce. «Le caratteristiche di Roberto – ha detto – sono utili ad imprimere una nuova tensione per l’attività politica». Il riferimento al candidato presidente Marcello Pittella non si è fatto attendere e in più occasione ha fatto da corollario ad ambizioni, progetti, promesse. Achille Spada ha ricordato la fase attuale: «Siamo in un grande flusso – ha detto – per riscoprire le valenze della politica. Siamo un momento di crisi e per questo è necessario recuperare l’etica del lavoro, tema fondamentale. Il tempo è difficile – ha aggiunto – ma è anche quello in cui emergono le passioni».
Per Roberto Cifarelli, quello di ieri mattina è stato più di un comizio. Si è riappropriato del dono della parola che negli ultimi anni si era imposto di eliminare tanto da essergli valso il titolo di “uomo-ombra” del Comune di Matera.
Ieri Cifarelli è stato un fiume in piena che non si è fatto mancare nulla a cominciare dall’appello al voto, quello che sta facendo tremare i polsi ai partiti principali. Prima ancora degli avversari politici, il vero antagonista è l’elettore sfiduciato, svogliato.
«Il non voto è la cosa peggiore che si possa fare». Pochi minuti e si entra nel vivi. «La vicenda dei rimborsi elettorali ci ha riguardati in modo trasversale per i partiti coinvolti e verticale per le regioni travolte tra cui l’Emilia Romagna, la regione in cui siede anche un esponente del Movimento 5 stelle». E giù la stoccata: «Se c’è qualcuno che pensa di salire sul palco, dire di essere il migliore del mondo, puro e senza peccati, non è così. Il Movimento 5 stelle non è migliore degli altri movimenti politici. E’ anche peggio degli altri. Conoscete la vicenda del candidato presidente fra Di Bello -Pedicini, la costrizione di alcuni presunti candidati? Franco Vespe, ad esempio, era una persona che meritava di essere candidato, ma questo è un partito padronale, in cui comandano due persone: Casaleggio e Grillo, in cui gli attivisti non contano niente.
Credo che per ridare fiducia alla politica e alle istituzioni, l’unico realmente democratico sia il nostro, nel quale ci si fa la tessera e si conta. Non nego che ci siano dei limiti, ma se ci impegniamo direttamente possiamo farlo». Quattro le parole che caratterizzano la sua candidatura: ascolto, confronto, coesione e inclusione. Ma soprattutto appartenenza. «Sono del Pd e qui resto, non lo uso come un autobus che va bene se mi porta dove voglio e non mi piace più se va da un’altra parte». Nelle buone intenzioni c’è una Regione che svolga la sua funzione, ovvero legiferare e programmare. «Spero che in consiglio regionale vengano elette persone serie». E subito dopo parla di altri esponenti politiche promettono posti di lavoro alla Comer, a Italcemente, nel settore dell’Igiene. «Prendono per culo i cittadini – si lascia sfuggire il compassato Cifarelli. E tornando a Rimborsopoli tuona: «Sono state coinvolte anche troppe persone in questa videna odiosa. Giuseppe Dalessandro – aggiunge rivolgendosi al diretto interessato seduto in prima fila – do,pstrerà come ho fatto io di avere le mani pulite perchè il tempo è galantuomo». E siccome, nel frattempo, è quasi ora di pranzo saluta perchè, spiega, come tutti i materani, c’è la pasta al forno che aspetta.
a.ciervo@luedi.it
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