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POTENZA – Tito Di Maggio arriva in redazione con un pugno di fogli, è il programma elettorale della coalizione di centrodestra, che sarà ufficialmente presentato oggi. Sulla prima pagina campeggia la scritta ironica “Elementare Watson” e tutto il programma è scritto su fogli simili a quelli da scuola elementare. In chiusura ci sono due citazioni spiazzanti, una di Benigni e un’altra di Scotellaro. Per non parlare di Einstein. Il forum del Quotidiano inizia con una domanda diretta che racchiude però tutte le ore di passione che la coalizione di centrodestra, Pdl compreso, ha dovuto patire fino alla definitiva decisione di piazzare come candidato governatore il senatore di Scelta Civica e dirigente della Chateau d’Ax. L’unica prerogativa per una candidatura come la sua era avere un «centrodestra unito» e così e stato. Ma Di Maggio racconta anche cosa è accaduto in quelle ore e come si è arrivati ad includere anche il Pdl in una sola coalizione. «Come Scelta Civica avevamo chiesto di poter esprimere il presidente e avevamo pensato a Navazio. Ma anche il Laboratorio di Centro che aveva espresso due candidature, quelle di Gianni Rosa e Marco Saraceno. Io ho partecipato all’ultima settimana e ho raccolto, sulla proposta Navazio, sia adesioni che contrari. All’ultima riunione si era capito che avrebbero accettato una candidatura da scelta civica solo se fossi stato io. Questa cosa è stata raccolta subito dal Pdl».
Insomma, la situazione non è stata proprio leggera. Di Maggio si “apre” subito e svela che tutta questa mediazione è stata faticosa. «La politica – dice – fa ereditare passati, personalismi, se l’obiettivo nostro è quello di cambiare il governo della regione per batterlo dobbiamo farlo solo noi».
Eppure Scelta Civica fin dall’inizio non aveva espresso chiusura al centrosinistra, anzi. Ed ecco l’altro retroscena che risale ai tempi dell’elezione del Presidente della Repubblica. La linea del partito è stata sempre quella di proporre una propria candidatura. «Ricordo – continua Di Maggio di aver parlato con Bubbico, gli dissi: “se voi siete disponibili dopo 20 anni a fare purgatorio allora possiamo ragionare, ma se volete ancora avere il comando non c’è spazio per trattative”. Bubbico è stato molto onesto. Mi disse “hai visto quel partito come si è comportato per l’elezione del Presidente di Repubblica? È riuscito a bloccare due padri nobili del partito, figurati se in Basilicata si farà a meno del candidato presidente”». Eppure Scelta Civica vuole fare a meno della divisione in schieramenti, «destra e sinistra – dice Di Maggio – sono superati perché nessuno ha rispettato i valori di appartenenza. L’unica cosa è fare». Ma c’è da fare i conti con un centrodestra che in basilicata non ha mai vinto, questo forse per «Perché non ha voluto credere fino in fondo o anche perché questa è una regione piena di commistioni. Cinque anni c’era gente candidata con il centrosinistra e poi è passata al centrodestra. Costumi sui quali ho chiesto di mettere paletti». Eppure ci sono casi come quello di Mollica e del sindaco di Scansano. «Non sono questi i candidati di cui non mi sarebbe piaciuto non avere. Non li ho avuti, sono riuscito a tenerli fuori dalle liste. Qualcuno è riuscito ad entrare per il rotto della cuffia ma problema fondamentale sarà il dopo. Se l’elettore lucano ci darà possibilità di governare il patto è chiaro, gli inciuci non fanno parte del mio Dna».
Intanto è innegabile che il centrodestra è partito clamorosamente in ritardo, ma Di Maggio tira fuori alcuni sondaggi «credibili» ribadendo che il grosso sarà lavorare su queste ultime settimane di campagna elettorale. In quel caso si potranno recuperare punti preziosi, ma c’è da guardare anche all’astensionismo e al voto di protesta del Movimento 5 Stelle. A questo c’è da aggiungere un fatto: Tito Di maggio non ci tiene a rientrare in una categoria “politica”. «Non accetto eredità e vorrei portare la mia esperienza che non è un vissuto politico. L’opinione pubblica è molto più libera non più tardi di 5 anni fa. Un primo segnale sono state le politiche di febbraio. anche negli apparati pubblici questa forma di controllo è diventata molto più languida».
Tornando ai voti: «Sondaggi plausibili al momento ci danno al 24% rispetto al 30% del centrodestra. Il bacino è, però, un 40% di elettorato che verosimilmente non andrà a voltare. Vorrei testimoniare un modo di fare politica diverso, l’obiettivo è quello di governare questa regione e Ritengo che Navazio, Rosa e Napoli sono delle risorse che possono tranquillamente convivere e cercare di governare.
Il Movimento non ha avuto solo voto di protesta, con il 25% gli è stata data la possibilità di governare. Questo credo non sia stato preso in considerazione dall’establishment (Grillo e Casaleggio) per nulla democratico. A noi interessa provare a risolvere i problemi. In un un territorio come questo, dove non esiste criminalità organizzata, esiste una forma subdola che spesso ha portato ad una serie di commistioni. Tanto da ritrovarci con controllati e controllori che avevano le stesse funzioni. Se non ci attiviamo a sanare le pecche dell’amministrazione la criminalità entrerà».
Si arriva alla questione Monti, il creatore di Scelta Civica “defenestrato” dai suoi uomini. Di Maggio non ci vede un atto di slealtà nei confronti di Monti: «Crediamo nell’agenda Monti ma ci siamo resi conto che non può essere guidata da lui. Non c’è nulla di male, è chiaro che Monti non è capace a guidare il partito. Prendo per buono quello che potrebbe fare ma non ha le capacità per guidare il partito. In un partito deve fare mediazioni e caratterialmente non è portato. È molto permaloso, e difficilmente riesce a conciliare le diverse anime i cattolici popolari con laici liberali. Ha cacciato il segretario in malo modo per partecipazione ad un convegno, si comporta più come un rettore che un presidente di partito. È stato capace a mettere in sicurezza il paese ma le dimissioni erano completamente nel gioco».
Ma Tito Di Maggio cosa ne pensa di Pittella?
«Non penso che le colpe dei padri ricadano sui figli, eppure in una regione in cui la politica ha dato cattiva prova di sé un cognome così rischia di essere ingombrante. L’ho conosciuto come assessore alle Attività Produttive, posso esprimere solo un giudizio positivo. La cosa che maggiormente mi preoccupa è che Pittella è espressione di un apparato politico che continuerebbe ad avere ragione più del presidente sul governo della regione».
A questo punto si passa ad alcuni aspetti del programma elettorale. Negli intenti del centrodestra, rispetto a Pittella e 5 Stelle, sparisce il reddito di cittadinanza, così come non c’è una menzione sull’aumento dei controlli ambientali in relazione al ciclo del petrolio. Sul primo punto Di Maggio è categorico: «Non credo che il reddito di cittadinanza sia una forma per risolvere il problemi. Lo trovo, anzi, un disincentivo e l’ho visto nella esperienza da assessore a Matera. L’assessore alle attività sociali fa un front office per quelli che vengono a chiedere l’assegno di solidarietà. Impostazione di spesa eccessiva in questa regione è finita per essere una forma subdola di cooptazione del voto. Sul petrolio c’è da dire che i controlli faranno parte dei primi cento giorni di governo. Ho ragione di ritenere che per lungo tempo sono stati effettuati degli sversamenti sui territori, non abbiamo mai avuto controllori e controllati, serve una seria rendicontazione dello stato delle acque. Bisogna fare la voce grossa. Le royalties al 7-8% è troppo poco. Quelle risorse servono per produrre posti di lavoro anche nello stesso settore anche nelle estrazioni stesse. Anche lì le attività devono progredire»
E a proposito di acqua, come accoglie Di Maggio la proposta di Ribba su un eventuale accorpamento di Acquedotto Lucano, Sel, Acqua spa e consorzi di bonifica?
«Faccio salti di gioia. Sarebbe uno spurgante per i vari potentati politici. Trovo assurdi i consorzi di società con gli stessi compiti».
E sul fronte sanità?
«Ci sono troppi potentati politici, quelle che ritengo delle devianze. C’è una buona sanità ma andrebbe qualificata e controllata di più perché produce 25 milioni di euro di deficit. La buona sanità dovrebbe produrre reddito. Certamente dobbiamo salvaguardare le eccellenze. Vanno anche potenziate, ma non controllate.
Si ritorna sulla questione politica. Il ritardo del centrodestra forse peserà, ma Di Maggio si presenta con un’altra idea di fare politica a partire proprio dal suo stesso “profilo”. Niente staff, nessuno a curare l’immagine del candidato. «Io vado in giro da solo. Non voglio apparati alle spalle che non sai mai che cosa fanno ma come coalizione ci siamo preparati per queste due settimane». Di maggio, ci crede: «Sto lavorando per vincere, Credo che si possa dimezzare la disoccupazione. Le aree industriali non sono state mai messe a regime, se noi proponessimo una bolletta energetica decurtata dell’80% gli imprenditori guarderebbero con attenzione. Bisogna diventare attrattivi per gli insediamenti produttivi».
E ci sarebbe spazio per tutti, salotti compresi. «La crisi ha creato una serie di scompensi ma sono rimaste le aziende sane, quelle con radici solide. E intorno sono nate tante piccole aziendine. Da questo punto di vista stiamo cominciando a raccogliere i frutti, abbiamo assistito ad una timida inversione di rotta che fa ben sperare ma dà anche un segnale importante. Bisogna abbattere i costi infrastrutturali al fine di rendere più competitivi i trasporti di merci».
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