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POTENZA – E’ stato il primo, e per ora anche l’unico, ad aver presentato il programma con cui si candida a guidare la Regione per i prossimi cinque anni. Un documento di proposte di oltre settanta pagine che spazia su molte questioni. E che, in linea di principio, contiene proposte che potrebbero trovare una buona condivisione da parte dei sindacati, soprattutto quelle relative al rilancio dell’occupazione e dell’economia.
Sostegno alle imprese per creare lavoro, programmi di sviluppo occupazionale, rilancio delle aree industriali, green economy: sono alcuni dei punti con cui Pittella si presenta per guidare la regione fino al 2018. Tra le proposte spunta pure un reddito minimo d’ingresso destinato agli under 30 in cerca di prima occupazione, oltre a un miglioramento del sistema formativo più orientato alle esigenze del mercato del lavoro. Insomma, una ricetta, che per vie generali potrebbe convincere. Che però, almeno per ora, rischia di sembrare una mera enunciazione di buoni principi.
«Un libro dei sogni»: lo chiama il segretario della Uil, Carmine Vaccaro. Che spiega: «Mi sembra che in questo programma manchi una cosa fondamentale, ovvero l’indicazione della copertura finanziaria per realizzare le misure immaginate». A cominciare da quella relativa al reddito minimo d’ingresso. «Rispetto al quale – puntualizza il segretario della Uil – bisognerebbe almeno capire realmente che cosa si intenda».
Pittella precisa: «Non garantito, né di dignità». Ma la misura, così come esplicitata nel programma, «ha tutta l’aria di un contentino ai giovani senza lavoro – continua Vaccaro – non finalizzata ad altro». Per il segretario della Uil inoltre, le carenze del programma non si limitano a questo. E spiega: «Non si capisce, a esempio, quali iniziative intenda assumere per riequilibrare il rapporto con le grandi compagnie del petrolio. Dire che si vuol fare “la voce grossa” non basta. Così come non è chiaro cosa si intenda fare per correggere il decreto attuativo del Memorandum sulle estrazioni. Nè si parla di come riorganizzare il modello di governace che sicuramente necessita di una razionalizzazione degli enti strumentali, alcuni dei quali andrebbero addirittura chiusi».
C’è un’altra questione. Il programma – quello messo nero su bianco dal candidato presidente del centrosinsitra – non fa riferimento a quel Piano del lavoro presentato a maggio scorso dalle organizzazioni sindacali che tra gli assi portanti per il rilancio dell’economia in Basilicata individuava la costituzione di un fondo di rotazione per l’edilizia, un’Agenzia agroforestale e precisi interventi di politica sociali, tra cui assistenza domiciliare agli anziani, nuovi poveri e non autossuficienze. Una mancanza in qualche modo compensata dalle parole pronunciate da Pittella domenica scorsa, sul palco del Don Bosco, da dove ha ribadito la centralità della concertazione con i sindacati e con le associazioni datoriali, ha ribadito la necessità di ripetere la buona esperienza di “Obiettivo Basilicata 2012”, e ha assicurato che quel Piano del lavoro elaborato da Cgil, Cisl e Uil sarà comunque un punto di riferimento. Impegni, quelli assunti da Pittella, che per ora fanno tirare un sospiro di sollievo ai segretari di Cgil e Cisl.
Genovesi e Falotico concordano: «Il ruolo della concertazione ribadito nel corso dell’apertura della campagna elettorale sono un buon segnale, così come il richiamo al Piano del lavoro». «Ma – aggiunge Genovesi – questo non ci basta. Vorremmo che anche gli altri candidati nei loro programmi potessero avere come riferimento le indicazioni che sono arrivate dalle parti sociali. Del resto il nostro piano del lavoro, è stato sottoscritto a maggio, in tempi non sospetti, di certo senza finalità da campagna elettorale». Ad ogni modo, rispetto alle proposte di Pittella, Falotico e Genovesi concordano: «Bisognerà vedere quanta parte e come quegli impegni possano trovare concreta attuazione. E sui fatti che giudicheremo». Ma nel frattempo il leader regionale della Cisl, Falotico, invita anche gli altri candidati a essere chiari. Il vero problema in Basilicata si chiama occupazione. «Ed è su questo che dovete risponderci», incalza Falotico. E nelle parole del segretario c’è anche un attacco alla eccessiva disperisione delle risorse del Fondo sociale europeo in tante misure che hanno prodotto pochi risultati, dalle work experience, al Ponte per l’occupazione. Un’analisi tanto più necessaria in vista della nuova programmazione dei fondi europei per il settennio 2014-2020.
E mentre i segretari sindacali chiedono conto delle proposte per rilanciare economia e occupazione, in una tappa della sua campagna elettorale, Marcello Pittella commenta: «La verità è che sulla copertura economica di misure di cittadinanza solidale, povertà e ammortizzatori sociali meritano riflessione da parte del Governo. Le regioni non dovrebbero essere costrette a far ricorso alle risorse europee».
m.labanca@luedi.it
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