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SOLO una coincidenza? Non proprio. Che Tito Di Maggio sia diventato il candidato presidente del centrodestra lucano – Pdl compreso – nello stesso giorno in cui il presidente di Scelta civica nazionale, Mario Monti, si è dimesso perché sfiduciato da un gruppo di undici senatori del suo partito, non sarebbe assolutamente un caso.
E’ quanto riferiscono fonti vicine all’ex premier, come rivela l’Huffington post. Secondo cui proprio il caso Basilicata sarebbe stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha determinato la crisi politica interna al partito.
Monti, infatti, non avrebbe mai acconsentito a un apparentamento di Scelta civica a livello territoriale con una coalizione che mette insieme Pdl e destra. Ufficialmente gli undici senatori “ribelli” (tra cui anche l’imprenditore materano) a cui va aggiunto anche il ministro della difesa montiano, Mario Mauro, hanno sconfessato il proprio leader sulla linea adottata relativamente al disegno di legge sulla Stabilità.
Ma alla base ci sarebbero ragioni esclusivamente politiche: superare Scelta civica, per spostarsi verso il centro destra. E l’accordo elettorale lucano – che si sarebbe consumato alle spalle dello stesso Monti – avrebbe fatto da laboratorio. Sempre l’Huffington dà notizia di un pranzo “sospetto” tra il ministro Mauro con Silvio Berlusconi e Angelino Alfano.
«Mauro è andato a chiedere la benedizione del Cavaliere a liste “popolari” da apparentare al Pdl già a partire dalle prossime europee», avrebbe spiegato una fonte vicina all’ex premier. In cambio, l’esponente ciellino avrebbe assicurato al leader azzurro di farsi ambasciatore al Colle in merito al dossier decadenza. Così, quando il professore ha criticato la finanziaria del governo di Enrico Letta, le truppe di Mauro hanno iniziato a muoversi per mettere in sicurezza, anche sul fronte centrista, la manovra.
«Mario ha mobilitato i suoi, li ha fatti dichiarare in batteria contro Monti», spiega un senatore di Sc. Di Maggio compreso. E lo stesso Monti conferma: «In questi giorni il senatore Mauro, con dichiarazioni ed iniziative, è venuto preconizzando, da un lato, una linea di appoggio incondizionato al governo, posizione legittima, ma che non è la linea di Sc, linea definita dai suoi organi direttivi e confermata nella proposta del ‘contratto di coalizione’; dall’altro, il superamento di SC in un soggetto politico dai contorni indefiniti ma, a quanto è dato capire, aperto anche a forze caratterizzate da valori, visioni e prassi di governo inconciliabili con i valori, la visione e lo stile di governo per i quali Scelta Civica è nata. Per i quali ho accettato di impegnarmi, di impegnare il mio nome e, con esso, di favorire l’ingresso o il ritorno in Parlamento di candidate e candidati che si sono formalmente impegnati a battersi per realizzare quella che essi stessi hanno chiamato ‘Agenda Monti’».
Insomma, le elezioni in Basilicata – in questo quadro – avrebbero data un’accelerata al progetto politico dei senatori “ribelli”. Il primo esperimento di una Scelta civica completamente spostata in una lista di centrodestra che tiene insieme anche l’Udc.
Un laboratorio perfetto, visto, che prima del “tradimento” di Di Maggio consumato alle spalle di Monti, lo stesso ha fatto quale settimana fa il senatore Pdl, Guido Viceconte con l’ex premier Berlusconi. Gli scissionisti di Scelta civica guardano proprio a quei senatori alfaniani che solo qualche settimana fa erano pronti a votare il aula contro il loro presidente, Viceconte compreso.
Il colpo di scena di Berlusconi solo apparentemente ha risanato la spaccatura interna al Pdl.
Ma il progetto politico resta in piedi: un nuovo “contenitore”, i nuovi “Popolari”, in cui portare pezzi di Scelta civica, del Pdl e dell’Udc.
E non si tratta nemmeno di un caso che giovedì sera, nella giornata delle chiusure delle liste del centrodestra, a Potenza si sia recato direttamente il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa.
Ospite dell’ex direttore generale del San Carlo di Potenza, Michele Cannizzaro (nome che era stato proposto dal partito regionale per la corsa da candidato governatore), ha preteso che una lista dell’Udc conservasse il simbolo del partito nella coalizione di centrodestra.
Dalla Basilicata dovrebbe muovere i primi passi la nuova forza centristi che a livello europeo si collocherebbe tra i Popolari, una specie di ritrovata Democrazia Cristiana.
E a questo punto la mossa del Pdl, che mai come prima per questo regionali ha deciso di aprire le porte a un candidato “esterno” come Tito Di Maggio, diventa molto più chiara.
m.labanca@luedi.it
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