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POTENZA – Quando sabato mattina De Filippo al Principe di Piemonte ha ripreso la Direzione regionale del Pd chiedendo delega piena per riprendere il percorso interrotto con gli alleati del centrosinistra e per iniziare a ragionare su un candidato governatore alternativo a Marcello Pittella in pochissimi avrebbero scommesso su quello che poi è accaduto. E sull’accordo poi siglato. Le posizioni sembravano davvero assai distanti.
Poi è successo quello che si sa. Nella notte tra sabato e domenica le colombe hanno preso in mano la situazione e sono riusciti a ricomporre una frattura o meglio una scissione che sembrava inevitabile. A Gianni Pittella e Salvatore Margiotta i meriti di aver tirato la volata nell’ultimo chilometro. Ovviamente con l’intesa raggiunta non cambia solo lo scenario interno al Pd o al centrosinistra, ma muta l’intero quadro politico regionale.
In pratica seppur alla fine di un lunghissimo travaglio e di una fase decisamente inedita per il Pd lucano alla fine il centrosinistra si ripresenta unito (tranne Sel che va per la sua strada come scritto in pagina ndr) per la prova delle urne. E si ripresenta però con una linea politica chiara: si cambia pagina. In maniera netta. Tranne qualche eccezione nel prossimo Consiglio regionale saranno tantissimi i volti nuovi. Di certo nel Pd non ci saranno uscenti. Tranne il candidato governatore Pittella per tutti gli altri sarà la prima volta a via Verrastro. E con una scelta così netta da parte del maggior partito della coalizione è facile immaginare che un pò tutti gli altri partiti (non solo quelli del centrosinistra) ora siano costretti a mettere in lista facce nuo ve.
Nel Pdl, ad esempio, tranne Michele Napoli tutti gli altri candidati dovrebbero essere nuovi. Non che il “nuovismo” a tutti i costi sia un pregio a prescindere. Ma dopo la chiusura anticipata della legislatura e un Consiglio regionale che di fatto per interi mesi (anche prima di rimborsopoli) ha mostrato livelli di litigiosità e di trasformismo con il Gruppo misto che è cresciuto a dismisura e con un’inevitabile immobilismo amministrativo una sorta di rivoluzione si rendeva quasi necessaria.
Certo si potevano gestire meglio in casa Pd gli ultimi tre mesi. E questo consegna a questo mese di campagna elettorale una classe dirigente democratica forse stanca e logorata da una lunghissima lotta intestina. Ma l’entusiamo di chi probabilmente per la prima volta scende in campo nelle elezioni regionali potrebbe offrire nuova linfa.
Ad ogni modo domenica si è chiusa definitivamente la pagina delle Primarie. Con quasi un mese di ritardo dai risultati del 22 settembre scorso, ma si è chiusa. Marcello Pittella ora si gioca la partita vera e propria per la presidenza della Regione. E sarà un’altra storia. Ora è lui il favorito da battere e da demonizzare. Un accenno lo si è già avuto ieri sui social network dove per le prima volta da settimane è stato oggetto di critiche dai “nemici” esterni al suo stesso partito. Insomma la battaglia vera inizia ora. E gli avversari non gli faranno sconti.
E lui guiderà una squadra diversa da quella che ormai pareva scontata solo pochi giorni fa. Pittella porterà in prima persona nelle piazze la linea dura del rinnovamento totale voluta dal Pd di De Filippo e Bubbico, di Speranza e Lacorazza, di Folino e Santarsiero. Una linea e un candidato governatore che non sembravano destinati alle nozze. Ma alla fine è prevalso probabilmente il buon senso generale o la voglia di non “gettare il bambino e l’acqua sporca”. Ha vinto la logica del “mappaturo”. Cioè del fazzoletto (per asciugare le lacrime) che più e più volte ha fatto parte del dibattito nel Pd con Vincenzo Folino che la suggeriva come linea proprio a Marcello Pittella per spiegarsi con gli alleati dell’ultima ora raccolti nella sfida delle Primarie. Certo le incognite ancora esistono. A partire dalla composizione delle liste e dall’indicazione del listino al quale non pochi guardano come ultima spiaggia o quasi.
s.santoro@luedi.it
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