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SONO arrivati alla spicciolata. Il primo è stato Piero Lacorazza. Poi via via tutti gli altri.
L’ultimo, in ordine di arrivo, il candidato alla Regione del centrosinistra Marcello Pittella. Che si respirava un’aria diversa era evidente. Sorrisi, pacche sulle spalle. Un buonumore generalizzato.
Come quando a scuola c’è un’assemblea di istituto. Si aspettano le comunicazioni e poi via tutti a casa. La direzione regionale del Pd è durata pochissimo. Quaranta minuti circa. Il segno che il fatidico accordo era stato raggiunto e che i “big” del partito avevano lavorato alacremente per trovare la quadra. A prendere la parola è stato il presidente uscente della giunta regionale e attuale segretario del partito Vito De Filippo.
Si è guardato bene dal parlare di “accordo” o di “pace”. Piuttosto, ha definito quanto successo in questi giorni come una “pratica virtuosa” che se da un lato ha portato a spaccature più o meno sanate, dall’altro sblocca una situazione che stava diventando imbarazzante e alienante per tutto il partito. De Filippo ha esordito parlando della nota di Epifani sottolineandone i due principi cardini: Pittella candidato del centrosinistra e discontinuità con il passato e, quindi rinnovamento, nella composizione delle liste. Il segretario del Pd sgombra subito il campo da ogni possibile interpretazione. “Con Pittella è in atto un nuovo e formidabile basamento per governare la Regione. Sarò al suo fianco – ha ribadito più volte – come ausilio e supporto diligente in questa campagna elettorale”. E ha poi continuato. “Siamo difronte a scelte importanti. Anche impopolari che hanno bisogno del sostegno di tutto il partito”. Sui giorni che hanno preceduto la “pratica virtuosa” ammette l’esistenza di “drammatizzazioni”. “Ci sono stati momenti – ha ripreso il presidente uscente della giunta regionale – in cui molti corvi hanno lavorato perchè tutto potesse prendere una brutta piega per il partito. Poi abbiamo lavorato bene e abbiamo agito nel miglior modo possibile”. De Filippo passa poi la parola a Marcello Pittella. Un applauso dell’assemblea lo accoglie. Nessuno si alza ma è un applauso che stempera di fatto gli animi. Alcuni dicono “Bravo”. L’ex parlamentare Antonio Luongo con un sorriso sornione esce per qualche momento dalla stanza continuando a dire: “Bravo eh…bravo”. Un gruppo di iscritti ride di gusto (anche nel tono) tant’è che lo stesso Pittella rimane un po’ sorpreso. Una frazione di secondo. Poi afferra il microfono e con piglio deciso inizia il suo intervento. “Il primo pensiero – esordisce – è per i consiglieri regionali uscenti. Sulla loro testa come sulla mia, pesa la responsabilità di qualche successo e qualche battuta d’arresto. A loro andrebbe questo applauso. Dal mio punto di vista rappresentano un’energia viva per tutti noi”. Poi entra nel vivo della questione e delle polemiche degli ultimi giorni. “Ci sono state divergenze e molto probabilmente esistono ancora. A noi tocca lavorare per l’unità”.
E poi citando più o meno consapevolmente la lettera ai “Corinzi” di San Paolo, ha parlato di “Unità nella diversità”. Per Pittella questa fase del partito deve necessariamente passare per la convergenza di programmi e di idee, per la “pluralità” e quindi nel rispetto delle prerogative degli altri e soprattutto: “bisogna recuperare il grido d dolore che viene dalla società civile”. “Tutto questo – ha ribadito – passa dal cambiamento che è nella testa e nella responsabilità di tutti. A partire da me”. Non è tutto rose e fiori per Pittella. Anzi. Non senza un pizzico di polemica, avverte i suoi detrattori dentro al partito. “È evidente – spiega – che la nota di Epifani non presta il fianco a equivoci. C’è un punto di non ritorno che deve essere chiaro a tutti. Io sono un portatore di innovazione e rinnovamento e voglio essere tale. Per questo avvieremo un processo inarrestabile che modificherà nel profondo anche il rapporto con i cittadini”. E aggiunge: “Bisogna essere chiari nel dire che si sacrifica il consenso per il rinnovameto politico e amministrativo”.
Per il candidato alle regionali per il centrosinistra: “questo è il tempo dell’unità nella consapevolezza che ci sono ferite aperte che vanno responsabilmente guarite non con il tempo ma con una condivisione dell’azione politica”. Un’azione politica che secondo Pittella deve partire dal “recupero dei rapporti con i cittadini accorciano il gap che li separa dalla politica” ponendo l’accento sulle questioni che li toccano più da vicino: lavoro prima di tutto senza tralasciare la questione ambientale e la problematica legata alle estrazioni petrolifere. Il pensiero finale è alle prossime elezioni. “Bisogna recuperare – ha detto – la collegialità sulle scelte delle persone e sul programma” aggiungendo che “merito e qualità dei candidati definiranno il nuovo corso del Pd”. Alla fine del suo discorso ci sono solo applausi. Non c’è la standing ovation che forse lo stesso candidato si aspettava. Prima dello scioglimento dell’assemblea prende la parola Piero Lacorazza. Propone a De Filippo di definire una road map che recuperi il rapporto con il territorio. Ritrovata l’unità, si parla di composizione delle liste che, come sottolineato dallo stesso Pittella, devono premiare il merito e la qualità. C’è già chi vede in questo un altro ostacolo verso il faticoso “pluralismo democratico”. Staremo a vedere. Di certo le “anime” del partito sono già a lavoro. La consegna delle liste incombe e sarà un banco di prova importante per capire se questa “pratica virtuosa” ha portato realmente i frutti sperati.
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