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ACERENZA – In questi giorni il borgo lucano ha accolto la visita del celebre sceneggiatore Salvatore De Mola, che ha curato la sceneggiatura di numerosi film e serie tv. Tra i suoi script più popolari ci sono“I Cesaroni”, “Il Commissario Montalbano”, “Gente di mare” . Una visita inattesa quella di De Mola che ha però affascinato lo sceneggiatore di origine pugliese, che attualmente lavora sulla serie “Il giovane Montalbano”. Accompagnato dall’amico originario di Acerenza Raffaello Glinni, ha rilasciato per noi la seguente intervista.
Come mai ad Acerenza?
«E’ la prima volta che vengo in questo caratteristico borgo. Sto cercando idee per alcune storie per cinema o tv e avendo sentito parlare molto di questo luogo e soprattutto della cattedrale, sono stato guidato dalla curiosità. Mi ha colpito molto questa variazione di altezze nel paesaggio e anche il fatto che nonostante i vari interventi di restauro apportati, la presenza della storia in queste pietre che reggono il centro storico, è palpabile».
Il territorio lucano ha un forte potenziale paesaggistico e anche storico-artistico da poter proporre al cinema?
«Io credo di sì. Ma i registi possono fare ben poco. Credo che la soluzione sarebbe creare sinergia tra istituzioni e privati attraverso una buona Film Commission. Quando proposi il mio primo film “Mio Cognato”, non esisteva ancora la Film Commission e finchè non arrivò un regista celebre nessuno ancora del settore puntava sulla Puglia».
L’obiettivo è quello di rendere le storie universali e per farlo, bisogna partire da una base storica valida, che la Basilicata vanta dignitosamente» Da dove iniziare per scrivere una sceneggiatura?
«Inizio dalle cose che vedo. Come vedere un signore anziano che insiste fermo ad osservarmi prima di chiudere la porta. La meta lucana è dettata dal desiderio di orientarsi verso l’innovazione. La gente è un po’ stanca di vedere le solite cose. Chi gira un film in Basilicata per esempio ha la possibilità di evitare lunghi giri per diverse riprese poiché il territorio offre scenografie che vanno dalla montagna al mare».
Lei è la dimostrazione di come evadendo dai provincialismi si raggiungono le vette più alte. Com’è stato per lei abbandonare la sua terra per la sua carriera?
«Io mi sono laureato a Bari dove ho scritto le mie prime due sceneggiature. Nel 1997 ho lasciato Bari anche se tutti pensano che io sia siciliano perché scrivo Montalbano. Io e questo personaggio, in realtà, siamo accomunati dal fatto di essere meridionali. Per ragioni di opportunità ho dovuto lasciare la mia terra ma ognuno di noi porta sempre con sé le proprie origini».Katia Cillis
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