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POTENZA – La lunga giornata delle parole. Fatti? Pochi e già noti. Si comincia di primo mattino e si chiude a notte fonda. In mezzo tante, tante, tante parole. Forse troppe.
Il Partito democratico non riesce a decidere. O meglio non ha il coraggio di decidere. Ma di certo gli riesce bene a discutere. Riunioni una dietro l’altra. La prima ieri mattina nella sede del Pd con il vertice di centrosinistra. Parole. Discussioni. Ma? Nulla di fatto. Ci si saluta con le stesse certezze della partenza: nulla.
Poi tocca a Marcello Pittella organizzare in tutta fretta un’altra riunione. Si comincia alle 13 e 30 nel comitato elettorale del vincitore delle Primarie. Ci si aspetta la dichiarazione a effetto. E invece? E invece Marcello Pittella ribadisce la propria posizione, sottolinea che le distanze con “l’altro” Pd sono ancora siderali ma cosa accadrà si vedrà alla Direzione del Partito democratico di Basilicata convocata per le 16 e 30.
Ma prima ancora si svolge un’altra riunione. Perchè c’è una autoconvocazione della base del Pd nella stessa sede regionale dove in mattinata c’è stato il vertice del nulla di fatto.
E la riunione a cui partecipano una cinquantina di iscritti democratici tra sindaci, segretari di circolo e semplici tesserati. Chiedono ai big di rispettare il documento dell’assemblea e di scegliere eventualmente un altro candidato governatore alternativo a Marcello Pittella. Insomma tra tante parole, almeno i “falchi” riescono in una sintesi. Piacerà o no.
E quindi di nuovo tutti in macchina a trasferirsi al Principe di Piemonte per la Direzione del partito. Ma la sorpresa è amara: porte sbarrate. Entrano solo i componenti della Direzione. Una trentina di persone (quasi tutti big). Molti di più quelli che restano fuori. Inutile insistere: Antonietta è irremovibile. Non passa nessuno che non sia nella lista. Tranne qualche portaborse che si attacca alla giacca del proprio big.
C’è chi si lamenta. “In fondo si decide del futuro del partito”. Ma niente da fare. Dall’interno fanno sapere che il segretario regionale, e cioè Vito De Filippo, teme che il dibattito “possa prendere una brutta piega”. Lo stesso vale per la stampa. Accesso consentito solo ai fotografi e ai cameraman. Da loro, si apprende all’esterno, che la riunione è cominciata con un minuto di silenzio per le vittime dell’innondazione del Metapontino. Poi nulla più per ore. Le porte restano sbarrate e nessuno esce. Non c’è modo di sapere. Anche i finestroni laterali della sala convegni del Principe di Piemonte sono stati schermati con le tende. La chiusura è totale. Con il passare delle ore iniziano a uscire i big. Ci sono alcune considerazioni all’esterno. Ma nessuno si sbottona più di tanto. Escono sostanzialmente più per l’esigenza di fumare una sigaretta che per offrire notizie. Poi subito rientrano perchè c’è da aggiungere qualche altra parola al dibattito. Giusto per non essere avari.
sal.san.
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