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POTENZA – Il day after dopo il voto a 5 Stelle dovrebbe fare ordine e invece è ancora più caotico. Il voto è confermato, nonostante l’esclusione a posteriori del tenente Giuseppe Di Bello e la consegna del testimone a Piernicola Pedicini, il fisico del Crob che adesso si trova tra l’incudine e il martello, nonostante il ruolo di responsabilità che lo attende. Perché la base continua a fare rumore, mentre i due portavoce tentano di spegnere le fiamme e ragionare a mente fredda.
Ed è Mirella Liuzzi, tramite facebook, che riassume lo stato d’animo della maggioranza. Un post amaro ma comunque chiaro. Di Bello è stato escluso proprio perché quando presentò la sua candidatura invio una certificazione “falsa” sul fatto che non avesse carichi pendenti. Per questo è stato escluso dal voto. Ma lo staff nazionale l’ha comunque combinata grossa: se è vero che le regole devono essere rispettate è anche vero che si poteva evitare di pubblicare i risultati del voto prima della doccia fredda sull’esclusione di Di Bello.
Uno scivolone che costerà caro a Grillo per come è stata gestita questa situazione fin dall’inzio.«Quando sono arrivata ieri da Roma – racconta Mirella Liuzzi sul suo profilo facebook – ho letto che il più votato come candidato portavoce Presidente alla Regione Basilicata era Giuseppe Di Bello e come prima cosa gli ho scritto un sms di congratulazioni.
Poi come tutti, ho letto l’aggiornamento sul post e “di irregolarità formali nella presentazione dei documenti della candidatura del primo votato”. Sono rimasta senza parole. Da mesi dibattevamo della condanna di Di Bello e lui in maniera molto trasparente, ci aveva informato di tutto. La sua, è una condanna di primo grado (per aver detto che le acque del Pertusillo sono inquinate da idrocarburi) e questo è un dato di fatto, ma la sua fedina penale risulta pulita, in quanto ci sono dei procedimenti penali tuttora in corso. Secondo le regole del M5S “ogni candidato non dovrà avere riportato sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive”».
Così stanno i fatti, cosa che negli ultimi mesi ha portato ad una profonda discussione interna al Movimento. Discussioni che erano delle più disparate: dagli attacchi personali di alcuni che chiedevano l’espulsione di Di Bello a chi con molta più “leggerezza” invitava Di Bello ad un passo indietro, fino agli strenui sostenitori. Quello che è successo ieri è stata una strettissima applicazione del regolamento, a posteriori, ma anche la piena rappresentazione del limite d’azione che possono avere gli attivisti di fronte ad uno staff che somiglia molto ad un apparato intangibile, un grande fratello.
«Abbiamo discusso in assemblea e sulla rete migliaia di volte – continua a scrivere Mirella Liuzzi – su quello che poteva succedere in futuro, pur riconoscendo in Di Bello una persona di sani principi che lotta contro un sistema corrotto. Alla fine, la parola e la certificazione sarebbe spettata allo staff, che controllando i documenti, avrebbe preso una decisione e certificato o meno la lista e i loro componenti, cosa che né io né Vito Petrocelli, né Giancarlo Gervasio (delegato di lista e consigliere comunale di Lavello) possiamo fare, in quanto solo portavoce. I garanti del M5S restano Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio».Nessuno avrebbe potuto fare qualcosa oltre quanto già era stato fatto. I portavoce non hanno potere decisionale su questo, la parola resta soltanto allo staff.
«Per inviare la propria candidatura – continua Mirella Liuzzi – bisogna firmare un documento nel quale si dice che non si hanno carichi pendenti in corso. Anche io ho fatto la stessa cosa quando ci sono state le elezioni politiche. Questo documento è stato firmato da Giuseppe, ma come anche lui stesso ammette, non corrisponde alla verità, poiché i carichi pendenti ci sono per i motivi che ha spiegato in precedenza e che la stampa riporta ed ovviamente gli fanno onore.
Purtroppo soltanto durante le votazioni in corso, è stata rilevata questa anomalia che però andava presa in considerazione molto prima. Noi non siamo un partito, non abbiamo un’organizzazione e una struttura e questa è certamente una cosa bella, ma può portare anche a questi grossissimi problemi. Umanamente e tempisticamente, mi spiace molto per tutto e come ho detto anche telefonicamente ieri a Giuseppe, capirò quello che vorrà fare in futuro. Per chi invece vuole gettare la spugna per un progetto al quale ha lavorato, credendo nelle idee del M5S, stilando e partecipando al programma regionale organizzato tramite i gruppi di lavoro, facendo banchetti e credendo in una idea solo perché il candidato Presidente è un altro, lo faccia pure.
Il M5S, per esempio, andrà avanti anche quando io non sarò più portavoce ed è bene che sia così. Siamo solo dei cittadini che pro-tempore sono prestati ad avere un ruolo istituzionale. Per chi invece grida al complotto, chiedo: ma se fosse davvero stato così, perché scrivere in maniera chiara chi aveva preso più voti e solo dopo una volta accertata l’anomalia, dichiararlo? È vero noi siamo autodistruttivi, ma lo facciamo sempre per rispetto delle regole.Infine, mi spiace, ma rigetto completamente chi dice che siamo a favore dei petrolieri (è pazzesco!), perché questo va contro i fatti che portiamo avanti da anni come attivisti, io e Vito in Parlamento (vedere le domande a Scaroni fatte in Senato), gli attivisti tutti sul territorio, la denuncia alla Corte di Giustizia Europea per i diritti dell’uomo contro il rischio che le perforazioni in Val d’Agri che inquinano irreversibilmente il ciclo dell’acqua e la catena alimentare umana dei lucani e dei pugliesi, fatta solo una settimana fa.
Gli appuntamenti e gli incontri sul territorio continuano e potremo, se volete parlare a voce dell’attività parlamentare, ma anche delle prossime elezioni regionali».Il discorso è semplice: è successo il disastro, l’errore è stato fatto ma adesso c’è necessità di andare avanti, senza minimizzare l’accaduto ma neanche fermarsi.
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