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POTENZA – E se fra un anno fossimo punto e daccapo, perché qualcuno si è alzato e ha fatto annullare le consultazioni come è accaduto in Molise?
E’ il dubbio che tormenta da qualche giorno politici e addetti ai lavori del parlamentino di via Verrastro. Ad alimentarlo c’è senz’altro l’attesa della decisione del Tar sui ricorsi contro i decreti del prefetto di Potenza, che hanno fissato la data per il rinnovo del consiglio regionale il 17 e 18 novembre. Stessi decreti che un cittadino potrebbe impugnare – di nuovo – subito dopo le elezioni. Soprattutto se i giudici amministrativi dovessero liquidare i ricorsi attuali lasciando il merito inesplorato per i ricorsi futuri.
IL SECONDO RICORSO
In realtà non si tratta soltanto di speculazioni perché c’è già chi si è portato avanti. Ad esempio il consigliere regionale dell’Udc Franco Mollica, di professione funzionario del Ministero dell’Interno in aspettativa dal servizio a causa del suo incarico politico proprio dalla prefettura di Potenza. Insomma uno del mestiere, in fatto di elezioni e leggi correlate. Tant’è che è intervenuto sì a sostegno del ricorso presentato il 30 agosto del 2013 da due cittadini della Val D’Agri, Raffaele Dalessandri e Pietro Rota, ma intanto ha “congelato” un altro ricorso a firma soltanto sua.
Lo aveva depositato con qualche giorno d’anticipo rispetto a quello di cui oggi si attende di conoscere l’esito, nei termini stringenti previsti per il “rito elettorale”, che di solito attiene alle contestazioni sul verbale di proclamazione degli eletti, ma potrebbe estendersi anche agli atti che ne costituiscono il presupposto necessario, come in questo caso. Col risultato che potrebbe anche “scongelarlo”, dopo la decisione dei giudici del collegio composto da Michele Perrelli, Pasquale Mastrantuono e Giancarlo Pennetti, se questi ultimi dovessero rigettare le richieste di Dalessandri, Rota e dei 9 consiglieri regionali intervenuti in loro sostegno oltre a Mollica, ovvero Antonio Autilio (Idv), Paolo Castelluccio (Pdl), Vito Gaudiano (Misto), Agatino Mancusi (Udc), Franco Mattia (Pdl), Ernesto Navazio (Sc), Nicola Pagliuca (Pdl), Alessandro Singetta (Misto) e Rocco Vita (Psi). Infatti tra le eccezioni sollevate nella difesa dell’avvocatura dello Stato non manca un riferimento alla forma corretta che avrebbe dovuto avere un ricorso contro due decreti del tipo di quelli cui vengono indetti i comizi elettorali e e quello che stabilisce i giorni delle consultazioni vere e proprie.
VIZI DI FORMA
In altri termini c’è la possibilità che il Tar convalidi gli atti sottoscritti dal prefetto Antonio Nunziante solo per un vizio di forma del ricorso presentato per chiedere la loro caducazione, dato che andava utilizzato il “rito elettorale”. A quel punto Mollica potrebbe recuperare quello suo, che i crismi del “rito elettorale” ce li ha tutti, sollecitando l’adozione di una misura cautelare per sospendere tutto a partire dal termine per la presentazione delle liste. Una cosa che comporterebbe comunque il rinvio delle urne a data da definirsi, con ogni probabilità entro la prossima primavera.
Ma c’è ancora un’altra possibilità dato che a leggere con attenzione le questioni sollevate dall’avvocatura dello Stato a sostegno della correttezza dell’operato del prefetto c’è anche la possibilità – o meno – di impugnare autonomamente i due decreti. Fosse questo lo spunto decisivo raccolto dai giudici l’effetto quale sarebbe? Una sentenza di inammissibilità del ricorso capace di neutralizza anche quello “congelato” di Mollica che rinvia tutto a dopo le urne, ossia all’approvazione del verbale di proclamazione degli eletti. Perciò chi fosse interessato ad andare fino in fondo sul tema delle liste a 21 invece che a 20 più il presidente (come sostenuto dal prefetto), e in particolare degli 11 seggi spettanti alla provincia di Potenza, potrebbe riproporlo a urne chiuse. S’intende sempre con le forme e i termini previsti per l “rito elettorale”. Ovviamente le ragioni d’urgenza verrebbero meno, perciò con ogni probabilità bisognerà attendere i tempi per fissare un’udienza per la trattazione nel merito. Di solito svariati mesi.
I PRECEDENTI
La prospettiva? Non c’è bisogno di guardare molto lontano. In Molise a maggio del 2012 il Tar ha annullato le elezioni dell’anno prima accogliendo il ricorso presentato da alcuni esponenti della coalizione sconfitta (quella di centrosinistra) sulla regolarità delle firme a sostegno delle liste di centrodestra. Così i cittadini sono dovuti tornare a votare nel 2013 e hanno sovvertito l’esito di due anni prima. Dieci anni prima era successa la stessa cosa con un ricorso del centrodestra sconfitto che ha messo fine in maniera anticipata al mandato di una giunta di centrosinistra. Anche questa è politica.
l.amato@luedi.it
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