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POTENZA – No non c’era Guglielmo Epifani. Lo avevamo anticipato. Ma per suo conto c’erano Davide Zoggia e Luca Lotti. Il primo responsabile nazionale del Partito democratico per il settore degli enti locali. Il secondo braccio destro di Renzi a Roma.
E quindi c’erano i lucani. Divisi per idee ma non per parti del tavolo. Da un lato Vincenzo Folino e Vito De Filippo. Poi Salvatore Margiotta, Maria Antezza. Bubbico e Speranza assenti giustificati (impegni parlamentari). Naturalmente c’era Marcello Pittella che è entrato nella stanza (una delle tante) del gruppo del Pd alla Camera dei deputati accompagnato da De Filippo.
La riunione è iniziata dopo mezzogiorno. Una pausa a colazione perché i due rappresentanti romani dovevano scappare alla Camera. E in definitiva non è stato un incontro dai tempi biblici. Prima delle tre si era già concluso con le strette di mano di rito. Accordo o no, questa volta la riunione non si è conclusa tra urla e polemiche. Ed è un passo avanti. Non sono stati gettati fogli e documenti.
Piuttosto il clima si è infuocato nel pomeriggio con i telefonini che sono diventati incandescenti. Ma quella è un’altra storia. E’ una storia ancora in divenire il cui finale non solo non è stato ancora scritto ma non è nemmeno ipotizzabile.
Di certo si sa che non c’è stato il pranzo della pace come invece qualcuno aveva fatto trapelare a caldo. La proposta era stata lanciata, ma è caduta nel vuoto. Solo una stretta di mano tra tutti e poi ognuno per la propria strada. Tranne Folino e De Filippo che insieme hanno raggiunto Filippo Bubbico e poi hanno mangiato degli arancini (pare che siano molto buoni) presso la buvette interna al palazzo della Camera dei deputati.
La riunione comunque non è stata una passeggiata. Il confronto è delicato. Gli animi sono tesi da settimane di polemiche.
I due leader nazionali, Zoggia e Lotti hanno voluto capire la questione. Hanno ascoltato i contendenti. De Filippo da segretario regionale ha parlato del documento che vincola la composizione delle liste ai non uscenti. Pittella ha spiegato il proprio pensiero. Zoggia ha quindi chiesto a Folino il perché di quel documento così vincolante. Qualcuno dall’esterno giura di aver sentito Folino citare il testo della canzone dell’emigrante napoletano, “posso perdere la casa (la Regione), ma non la patria e l’onore”, (liste pulite nel Pd).
Più che realistico immaginare che sia andata proprio così. Alla fine la porta è stata riaperta. Sorrisi di circostanza e molti pensieri. Tutti con in mano il cellulare per informare la propria parte. Margiotta con l’Ipad a informare la rete di essere contento del risultato. Accordo? Per Margiotta «sì» con un tweet. Ma si è rivelato un boomerangio mediatico. Perché l’accordo è una parola che a qualcuno ancora fa venire la pelle d’oca anche se a Roma, alla Camera non ci sono spifferi.
sal.san.
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