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POTENZA – C’è una macchina che negli ultimi due anni ha macinato chilometri, e non solo in Basilicata, che nelle ultime settimane non si è fermata nemmeno un attimo, molto più veloce e radicata dei camper che hanno portato in giro i due candidati nella campagna elettorale, e che, anche ora che tutto sembra bloccato dall’interrogativo “che fare”, continua a correre senza soste. E’ quella di Prima Persona, l’associazione messa in moto  dal vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, due anni fa.

 «La democrazia soffre sempre più una crisi di rappresentanza. Chi decide non è mai stato così lontano dai cittadini», diceva a Roma l’europarlamentare lucano il 10 novembre del 2011 in occasione dell’atto costitutivo dell’associazione politico-culturale. Ha messo radici velocemente su buona parte del territorio nazionale. Ma in Basilicata ha fatto molto di più: più di quaranta circoli per oltre duemila iscritti sono i numeri aggiornati alle ultime settimane. Un vero e proprio esercito arruolato nel momento giusto, a sostegno della candidatura di Marcello Pittella alle primarie del centrosinistra. I “soldati” di Prima persona sono scesi in guerra e l’hanno vinta, con un contributo al raggiungimento del risultato  probabilmente più incisivo rispetto a quello che sarebbe arrivato dalle fila del centrodestra. 

E se ora l’accusa è quella di aver costruito per tempo un apparato parallelo di truppe pronte a dare  battaglia, non si può negare la portata dell’intuizione dell’europarlamentare. Prima Persona ha veicolato un consenso catalizzato intorno a valori e attività che vanno oltre quelle di partito. Ha raccolto un pezzo di società civile, costituita essenzialmente da giovani, che si è ritrovata non sotto i colori di una bandiera ma nello spirito associativo di una realtà che promuove i più svariati tipi di eventi, dall’incontro con Dario Vassallo, fratello del sindaco ucciso dalla camorra, alla sfilata di Acerenza che ha riproposto gli abiti storici della comunità. Un fermento di attività ludico ricreative e culturali che rappresentano un richiamo anche per molti laureati di ritorno. Quegli stessi ragazzi che partiti, sindacati e altre organizzazioni non riescono più ad attrarre da almeno trent’anni. Un spazio pieno tra quelli lasciati vuoti dalla crisi di partecipazione che sempre più di frequente trionfa alle urne (cosa che invece non si può dire per queste ultime primarie). Che al momento utile ha saputo fare la differenza. 

C’erano una volta le sezioni di partito, diffuse capillarmente sul territorio, dalle città all’ultimo paesino, aperte sempre e non una tantum , come accade oggi (quando va bene). E lì dove non arrivava l’attività politica istituzionale, l’offerta dei partiti si arricchiva attraverso organizzazioni parallele, canali “alternativi” attraverso i quali far viaggiare partecipazione, diffusione di idee e quindi il consenso. Mentre la Democrazia cristiana si organizzava su tutto il territorio nazionale attraverso comitati civici con il preciso compito della sensibilizzazione politica e con l’obiettivo di mandare alle urne chi altrimenti avrebbe disertato il voto, la sinistra del Pci e del Psi si ramificava attraverso federazioni, case del popolo, società mutualistiche, lavoro culturale, per arrivare alle Arci allo scopo di allargare la fruizione degli spazi culturali e intercettare chi altrimenti sarebbe rimasto fuori. Una grande realtà come la Figc, la federazione dei giovani comunisti, in cui hanno militato anche esponenti politici lucani come Vincenzo Folino e Salvatore Adduce, non trova nei giovani democratici di oggi nemmeno una pallida imitazione. Un’eredità quasi completamente sparita, a causa di moltissimi fattori, in primis l’incapacità della politica di agganciare la società civile e in particolare le fasce più giovani. Quello di Prima Persona è sicuramente un esperimento molto interessante in questa direzione. 

Le primarie del centrosinistra sono state l’occasione di mobilitazione, ma non la prima. Il caso Atella, con l’attuale sindaco Nicola Telesca, coordinatore del locale circolo dell’associazione, che alle ultime comunali ha battuto il candidato del Partito democratico era già stato un piccolo laboratorio politico. A molti la realtà creata dal vicepresidente del Parlamento europeao ricorda il caso Sicilia dove, il movimento politico “Il megafono” di Rosario Crocetta, compare alla regionali come una lista di sostegno al candidato del partito democratico, lo stesso Crocetta. Una vicenda che si è consumata tra le polemiche con la successiva mozione del Pd che impedisce la coesistenza della doppia militanza. Ma da Prima Persona precisano: «Il caso è completamente diverso. Non siamo un movimento politico ma un’associazione politico – culturale. E non saremo presenti con una nostra lista alle regionali». Ma i motori sono caldi e – c’è da scommettere – la sua potenza la farà sentire eccome.

m.labanca@luedi.it

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