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POTENZA – Il senatore del Movimento 5 Stelle scende in campo. Sui contenuti. E il primo punto su cui sceglie di annunciare battaglia sono società partecipate e misto pubblico private. «Come M5S, alla guida della Regione Basilicata – è il suo grido di battaglia – spazzeremo via le SpA pubbliche, prima di asfaltare la Basilicata di democrazia e trasparenza». Il motivo è semplice: «Fin troppo comodo dividere i debiti con i lucani e spartire i profitti con pochi amici». E’ un tema caldo quello delle società, che attraversa programmi elettorali di questa e quell’altra parte politica. Con chi annuncia una riorganizzazione e chi invece parla di una vera e propria “pulizia” degli enti inutili: carrozzoni in grado di moltiplicare la spesa pubblica, senza generare crescita, in genere strumentali alla spartizione di poltrone, funzionale al mantenimento del consenso. Ma il senatore materano si sposta su una posizione ancora più estrema tanto da inserire dentro al calderone delle società da spazzare via anche la Tecnoparco della Valbasento. Anch’essa nata con formula societaria mista pubblico privata ha come socio di maggioranza la famiglia Somma, altre società locali, il Consorzio industriale di Matera (a sua volta società pubblico/privata) per il 40 per cento e ancora altrepartecipazione in quote minori di altre società locali, come Craco energia, Pisticci energia e Società mediterranea energia ambiente. Proprio dall’ultimo bilancio della Spa che gestisce i rifiuti del petrolio – e questo, secondo Petrocelli, «è l’emblema della sudditanza economica che il Pd e il Pdl locali hanno sottoscritto in barba agli interessi dei lucani – arriverebbe l’esempio calzante di quanto sia facile affari adottando la formula: socializziamo partecipiamo i debiti e privatizziamo i profitti. Ovvero, «il modello più utilizzato e sfruttato da chi, più che fare mercato, vuole fare speculazione o economia garantita per sé e non certamente per la collettività».
Ed ecco i numeri: Tecnoparco per l’anno 2012 ha fatto un utile netto di 3 milioni e 691,718 mila euro. Un utile netto «entrato tutto nelle tasche dei soci». Solo che il piano di ristrutturazione della società «è stato sostenuto con un finanziamento regionale di 1 milione e 300 mila euro, finalizzato all’ammodernamento delle infrastrutture (copertura vasche)». Quindi, Petrocelli incalza: «Se c’è un utile netto di 3 milioni e 691,718 mila euro, perché il piano di ristrutturazione è pagato dalla Regione? Facile fare affari in questo modo. Privilegi e dividendi per i soliti noti, mentre la gente di Basilicata o emigra o vive ai minimi della decenza sociale».
Ma la tecnica «è vecchia e ben consolidate in Basilicata». Il senatore va avanti con gli esempi. Come quello che arriva dalla Metapuntum Agrobios, ormai in liquidazione. Società di proprietà regionale, ma a gestione privata, che ha vissuto per anni con le commissioni da 6 milioni di euro garantite da viale Verrastro. Commesse che però non hanno salvato l’Agrobios dal fallimento e e che hanno avuto anche il doppio compito politico di togliere finanziamenti e competenze all’Arpa di Basilicata, l’agenzia pubblica deputata al monitoraggio ambientale.
Per chiudere con il caso emblematico del Consorzio industriale di Potenza, a cui di recente l’assessore Pittella ha garantito un ulteriore finanziamento da cinque milioni di euro per tre anni.
«Un carrozzone costato già diversi milioni di euro – attacca Petrocelli – dove i debiti sono stati ad esempio ripagati con l’acquisto della sede di Tito del Consorzio e con la proposta dell’assessore di raddoppiare il fondo annuale, da 1 a 2 milioni di euro. Mentre il Consorzio, ha invece ripagato i cittadini di Potenza con stipendi d’oro, consulenze costosissime, assunzioni senza concorso, danni ambientali e, appunto, debiti».
marlab
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