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POTENZA – Se non ora, quando? Questa volta non è uno slogan, ma il pensiero che continua a frullare nella mente del presidente di Legacoop Basilicata, Paolo Laguardia, e che a sua volta sottopone al cronista, come  a dire: è possibile che nessuno lo capisca?

E’ il tempo di presentare il conto per una Basilicata danneggiata dalla paralisi istituzionale e impotente davanti alle emergenze quotidiane. E’ il momento di alzare la testa e rivendicare rinnovamento e ricambio autentici, di mettere al centro un nuovo patto politico – programmatico per raddrizzare quegli indicatori economici che  riportano la Basilicata nella fascia nelle aree europee rientranti nell’Obiettivo 1.

E’ l’ora di chiedere a chi si candida a guidare la Regione in una delle sue fasi storiche più delicate, garanzie vere per un nuova  stagione.

Prima di tutto attraverso la selezione di una nuova classe dirigente. Che archivi definitivamente e con coraggio i protagonisti di un ciclo politico ormai chiuso. Che sappia mettere mano a una macchina burocratica non più adeguata ai tempi, e che necessita di  liberarsi di quel sistema infernale di filiere che permea ogni singolo provvedimento.

Laguardia non parla solo a nome delle cooperative, ma anche in rappresentanza di quel cartello che va sotto il nome di “Pensiamo Basilicata”, che raccoglie le principali organizzazioni datoriali: 58 mila piccole e medio imprese, che costituiscono il 98 per cento delle partite Iva in regione (al netto dei liberi professionisti).

Dire che le aziende sono ormai con l’acqua alla gola e che questo non è esclusivamente l’effetto della crisi economica nazionale sarebbe fin troppo banale. «E’ tutto il sistema che va rivisto – dice il presidente – Prima di avere imprese più competitive bisogna avere una Basilicata che sia veramente tale».

Nessuna ambizione politica, assicura. «Ma non possiamo rinunciare al ruolo che ci spetta, di stimolo a un governo migliore». E il presidente lo ribadisce con foga, «perché la sensazione è che anche per questa campagna elettorale si rischia che temi e soluzioni passino in secondo piano». E invece è necessario ripartire subito e con vigore, iniziando con le emergenze più stringenti. «Questa regione – spiega – non meritava un blocco così traumatico. Non in una fase così delicata, dove tra l’altro si giocano due partire importanti come la nuova programmazione dei fondi comunitari e la ricontrattazione delle forme di ristoro per le attività estrattive sul territorio».

La fine anticipata della legislatura «non ha fatto che aggravare le cose». «Anche i buoni risultati  frutto della concertazione tra Regione, sindacati e associazioni di categoria ora rischiano di essere messi in discussione da questa sosta forzata. Oggi in viale Verrastro non abbiamo più interlocutori».

Le associazioni datoriali ci saranno nel dibattito che ci accompagnerà alle elezioni di novembre. Con le proprie proposte da sottoporre ai candidati delle prossime regionali. E c’è un punto su tutti, su cui Laguardia spinge: «Rivedere l’articolato apparato pubblico».

E dentro questo concetto c’è la riorganizzazione di enti  come Consorzi industriali e di bonifica, ma anche società partecipate quali Sviluppo Basilicata, Basilicata innovazione, Acquedotto lucano, tanto per citarne alcune. Le risorse a disposizione vanno indirizzate verso spesa produttiva e non disperse in mille rivoli che alimentano l’apparato senza generare sviluppo.

Il presidente, sul palco nella prima giornata della recente festa della Cgil («un’ottima iniziativa, di questi tempi», ipse dixit) insieme al ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ribadisce i tre punti chiave «sui occorre agire al più presto, di concerto con il Governo centrale»: patto di stabilità che limita gli investimenti pubblici, e impedisce i pagamenti alle imprese da parte della pubblica amminsitrazione, «con aziende che non possono più continuare a fare da bancomat agli enti pubblici e che oggi, per assurdo, rischiano di morire per troppo credito»; defiscalizzazione per imprese e lavoratori in modo da rimettere in moto l’economia. Ma soprattutto, ricontrattazione delle ristorazioni per le attività petrolifere in Basilicata. «Serve un tavolo con Stato, Eni e Total per la valutazione delle compensazioni e soprattutto per una una nuova programmazione e per attuare al più presto le previsioni del Memorandum». Innanzitutto ci sono le royalty, che vanno tutte reindirizzate in infrastrutture, mobilità, defiscalizzazione e welfare. E con le quali affrontare in maniera definitiva il groppone che la Basilicata da anni si trascina sulle spalle: gli 11 mila disoccupati per i quali non possono più bastare soluzioni parziali, prorogate di volta in volta. Le risorse, in questo caso, potrebbero essere liberate dal cambio di destinazione del fondo casso della card benzina. C’è un altro capitolo importante nell’agenda di “Pensiamo Basilicata”: quello dell’efficientamento energetico che passa anche attraverso il patrimonio edilizio dei vari comuni lucani. «Ma le multinazionali del petrolio e il governo centrale dovrebbero aiutare la Basilicata anche in un altro passo in avanti: il ripopolamento delle aree industriali, «perché senza di queste la regione non può sopravvivere».

L’ultimo messaggio, il presidente di Legacoop, lo invia proprio a loro: ai protagonisti di questa campagna elettorale. «Non potete pensare di essere autosufficienti – dice – Servono soluzioni alte da condividere con le parti sociali. Noi vi chiameremo a rispondere sui programmi. Non abbiamo bisogno di effetti speciali. Staremo lì dove ci saranno soluzioni e spazi di condivisione».

m.labanca@luedi.it

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