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POTENZA – E’ andato avanti fino a tarda sera l’animato tavolo del centrosinistra che è tornato a riunirsi ieri, dopo le baruffe della sera prima. Una riunione segnata da momenti di tensione, alla quale ha preso parte anche il segretario regionale del Pd, Roberto Speranza. Con gli alleati sul piede di guerra per le decisioni assunte dal partito democratico, che sembra aver trovato la soluzione dell’unità (anche se ancora non totale, almeno fino al momento in cui scriviamo) sulla candidatura del presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, prima della sottoscrizione della quella carta d’intenti delle forze di coalizione. C’è un fatto: il nome di Lacorazza consente di superare il primo punto posto dai partiti minori. Ovvero la cosiddetta questione morale che così com’è stata posta al tavolo del centrosinistra prevede la non candidabilità per la corsa da presidente di chi proviene dalla precedente legislatura. Punto sul quale era saltato il tavolo il giorno prima, con il Pd – rappresentato per l’occasione dal coordinatore della segreteria regionale, Ignazio Petrone – che si era irrigidito sulle integrazioni chieste da Sel, Verdi e Rifondazione. Ma questo agli alleati non basta. E ieri l’oggetto della contestazione è stato il loro mancato coinvolgimento.  Tanto che gli alleati sono arrivati a chiedere una proroga di un paio di giorni del termine per la presentazione delle candidature, fissato a oggi. In modo da poter raccogliere le firme a sostegno di un proprio candidato. Possibilità che però il segretario Speranza ha escluso con fermezza. Ci ha pensato per tempo, invece, l’assessore di Centro democratico, Nicola Benedetto che ieri ha ufficializzato la sua propria corsa alle primarie. Gli altri partiti dovranno decidere cosa fare, tenendo conto del fatto che oggi è l’ultimo giorno utile per presentare le candidature alle primarie del Centrosinistra. Improbabile, al momento, che venga meno il sostegno dei “minori” al Pd, così minacciato il giorno prima. Quando, come anticipato, il tavolo era saltato proprio  su quella questione morale che gli alleati avevano posto, fin dall’inizio,  come condizione imprenscindibile per l’individuazione dei candidati alle Primarie. Quando martedì sera Sel, Verdi e Rifondazione  hanno presentato le proprie integrazioni alla bozza di carta d’intenti già discussa nei giorni precedenti, il Pd, si è tirato indietro. Sinistra, ecologia e libertà, Verdi e Rifondazione chiedono che il documento prevede esplicitamente la non candidabilità di componenti del precedente Consiglio regionale. Il discorso  portato avanti dagli alleati è ben noto: bisogna superare quei limiti politici che hanno determinato le dimissioni di De Filippo. Bisogna cambiar pagina rispetto alla precedente esperienza, e questo può avvenire solo se sapranno farsi da parte i protagonisti quel ciclo politico ormai chiuso. Almeno per quanto riguarda la corsa da candidato governatore. “Per quanto riguarda le liste – ha spiegato la coordinatrice di Sel, Maria Murante – starà alla responsabilità di chi guiderà la coalizione alle primarie decidere. Ma sulla scelta dei candidati alle Primarie non ci possono essere ambiguità: serve una scelta di rottura, vera”.

Pena, la rottura dell’alleanza. I segretari dei partiti di coalizione lo hanno minacciato martedì sera dopo la rottura del tavolo che doveva essere quello conclusivo, e lo hanno ribadito anche nel corso del pomeriggio di ieri, in attesa della nuova riunione convocata per la serata di ieri, alla quale hanno chiesto la partecipazione del segretario Speranza. Senza un’intesa su questo punto, Sel, Rifondazione e Verdi hanno prospettato la possibilità di uscire dalla coalizione e proporre una candidatura autonoma per il voto di novembre. La convergenza di gran parte del Pd sul nome di Lacorazza consente di superare l’ostacolo.

m.labanca@luedi.it

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