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POTENZA – Sono le ultime decise ore per il Partito democratico. Il nome del candidato unico alle Primarie del centrosinistra del prossimo 5 settembre potrebbe essere ufficializzato oggi. E al momento la partita sembra essersi ridotta a due soli possibili sfidati: il professore universitario ed ex sottosegretario del Governo Monti, Gianpaolo D’Andrea e il sindaco di Matera, Salvatore Adduce. Sembra ormai definitivamente fuori dai giochi l’imprenditore ed ex presidente degli industriali lucani, Pasquale Carrano, che, nonostante inizialmente sembrasse il papabile con maggiori chance si è dovuto arrendere al muro alzato dalle correnti di Pittella e di Margiotta.
E quella di ieri è stata una giornata convulsa e fitta di appuntamenti per i vertici del partito, soprattutto nell’area moderata. Ognuno impegnato nelle varie “case” del Pd a trovare la quadra con i i suoi, per la scelta ritenuta migliore o quanto meno quella meno dolorosa. Una soluzione di mediazione che, come è ormai ben chiaro, non riguarda solo il candidato governatore, ma i vari posizionamenti all’interno delle liste. Vertice serale per il presidente Vito De Filippo che a Metaponto ha incontrato gli esponenti d’area del materano, tra i quali l’ex senatore Carlo Chiurazzi.
Dall’altra parte della Basilicata, invece, in quella Lauria feudo dei Pittella, è andata in scena una ristrettissima riunione di famiglia allargata a pochi esterni.
La soluzione, quindi, passa da qui: D’Andrea o Aduce? La candidatura di quest’ultimo consentirebbe di superare le opposizioni campanalistiche di chi chi, nella logica dell’alternanza, chiede che il prossimo presidente alla regione (o meglio, al momento solo aspirante) sia materano. Eppure lo zoccolo più duro per il primo cittadino, ex presidente di Legacoop, è costituito proprio dai vertici del partito materano. Prima fra tutti, la senatrice Maria Antezza e teoricamente anche il presidente del Consiglio, Vincenzo Santochirico.
Ma a favore della candidatura di Gianpaolo D’Andrea ci sarebbe proprio lui, il segretario Speranza. Continua a ribadire, invece, che qualsiasi dei quattro nomi indicati dal presidente De Filippo vanno bene all’area riformista, il deputato Vincenzo Folino. Lasciando intendere che a questo punto la discussione ormai è tutta interna all’area moderata. La soluzione sembra vicina ma non è scontata. Nessuno esclude al momento che il tavolo delle trattative allargato alle varie componenti possa saltare in assenza di soluzioni condivise. Rimarrebbe quindi come unica alternativa lo scontro diretto tra il presidente Piero Lacorazza e Marcello Pittella. Che dal canto loro si tengono pronti a scendere in campo. Se questo dovesse essere lo scenario rimarrebbero pochi giorni per la raccolta delle firme e l’ufficializzazione delle candidature entro il 5 settembre. Un’ipotesi che i due sfidanti non hanno mai accantonato completamente e che soprattutto a loro non dispiacerebbe affatto.
m.labanca@luedi.it
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