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POTENZA – Che non fosse una passeggiata lo si era compreso. Che rischiasse di diventare un muro contro muro non era invece scontato. In fondo il Pd lucano per settimane ha fatto finta di credere che con gli alleati non ci fosse nessun problema. Fuori dai microfoni i vari colonnelli del Pd spiegavano che il problema più grande fosse solo quello di trovare la quadratura al proprio interno. “Poi gli alleati ci verranno dietro”.
Ma forse è stato l’ennesimo errore di calcolo. Perchè per il momento, dopo due tavoli del centrosinistra, gli alleati non sembrano disposti ad assecondare i maggiori azionisti della coalizione in tutto e per tutto.
O meglio lo hanno spiegato durante l’incontro che si è svolto sabato scorso e lo hanno ribadito anche nel secondo appuntamento che si è svolto ieri mattina. La riunione si è svolta come ormai consuetudine nella sede regionale del Pd a Potenza. Questa volta però a fare gli onori di casa non c’era il segretario lucano e capogruppo alla Camera dei deputati democratici, Roberto Speranza. Al suo posto ha ascoltato e annotato le richieste degli alleati il capo della segreteria regionale del partito Ignazio Petrone che libero ormai dal ruolo di consigliere regionale torna evidentemente a svolgere in pieno il proprio ruolo politico. Ovviamente per conto di Speranza.
Per gli “ospiti” invece hanno preso parte alla riunione gli stessi di sabato scorso (il Psi, la Sel, il Centro democratico, i Verdi, i Comunisti italiani e gli altri). In più c’era anche Antonio Potenza dei Popolari uniti. Sempre assente invece, il commissario regionale dell’Udc, il deputato campano Nunzio Testa.
Ad ogni modo il punto più complesso è sempre quello dell’incandidabilità a governatore di un esponente coinvolto nello scandalo di “rimborsopoli”. Su questo i partiti del “cartello” di sinistra (Sel, Psi, Prc e Verdi) non arretrano di un millimetro. Prima c’è stato il documento ufficiale consegnato sette giorni fa nella mani di Speranza e ieri c’è stata la conferma: o il Pd chiarisce cosa intende fare e come scegliere i propri candidati oppure gli alleati potrebbero non aderire alle Primarie stesse. Insomma la consultazione popolare già indicata dal segretario regionale del Pd per il prossimo 22 settembre non è così scontata.
Ma non solo. Non c’è solo il “veto” a ricandidare i consiglieri coinvolti dalle indagini della magistratura sui rimborsi che rischia di far saltare il tavolo. Gli alleati tutti, e non solo quelli di sinistra, hanno chiesto chiaramente indicazioni sui perimetri della coalizione. Insomma i partecipanti al tavolo chiedono di sapere, prima di trovarsi nel bel mezzo dei preparativi delle primarie, chi sarà invitato oltre a loro.
In più è stato posto il tema tanto caro ad Antonio Potenza della necessità di garantire, per tutta la durata della prossima legislatura regionale, una cabina di regia dei partiti dell’eventuale maggioranza che guidi l’azione del governo. Cosa che è stata chiesta e non ottenuta negli scorsi 36 mesi.
Insomma per una serie di motivi al momento dal tavolo del centrosinistra non è emerso nessun sì per le Primarie. Ci sarà bisogno di ulteriori confronti. Uno esclusivamente interno al Pd dovrebbe comunque svolgersi all’inizio della settimana prima di ferragosto.
Il tema delle candidature infatti non è ancora stato affrontato sebbene i nomi siano i soliti. Nel Partito democratico in pole ci sono sempre l’assessore Marcello Pittella (per il quale però c’è la questione rimborsopoli da chiarire), il presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza e in forte ascesa, secondo i rumors, il sindaco di Matera Salvatore Adduce che dalla sua avrebbe anche la “materanità”. In seconda fila c’è sempre Giampaolo D’Andrea, Vito Santarsiero e Vincenzo Santochirico. In attesa qualche “esterno” di belle speranze che potrebbe avvantaggiarsi del quadro interno così complicato.
s.santoro@luedi.it
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