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QUESTO mese di agosto farà sempre più caldo. E a salire non è solo la colonnina del mercurio. La temperatura più calda è quella che inizia a registrarsi all’interno del centrosinistra e ovviamente dentro il Partito democratico lucano.

Non fa eccezione nemmeno il centrodestra dove anche iniziano ad abbondare le polemiche. Ma è il centrosinistra il “luogo” delle fibrillazioni per antonomasia. Centrosinistra spesso (quasi sempre per la verità) vincente ma che tradizionalmente non ha mai fatto a meno di polemiche feroci al proprio interno.

Non fa eccezione nemmeno questo periodo. Anzi. Rispetto anche al recente passato nelle prossime settimane potrebbe innescarsi una vera e propria guerra. Perchè non solo il quadro è esplosivo in vista delle prossime elezioni regionali. A complicare il quadro ci sono altri fattori. Il primo è lo scenario nazionanale: se il Pd lucano è ai ferri corti, a Roma la situazione è ancora più complessa.

Poi c’è tutto quello che riguarda gli assetti di filiera e di correnti intestine nel Pd di Basilicata che in un quadro così incerto ovviamente si amplifica.

E ancora c’è la “madre di tutte le questioni”. O almeno quella che rischia di diventarlo. E cioè la questione morale con i ragionamenti sulle incandidabilità che si incrociano “pericolosamente” con i fatti e con le indagini di Rimborsopoli. Margiotta l’altra sera l’ha detto chiaramemente: nessuno usi la questione legata alle indagini della magistratura per avvantaggiare una parte.

Detto in soldoni: il senatore franceschiniano Margiotta ha avvertito il deputato bersaniano Vincenzo Folino. E per essere più chiari in ballo c’è la candidatura a governatore di Marcello Pittella. Ma non solo ovviamente.

Alzare l’asticella sulle incandidabilità mostrando codici etici e regole nazionali rischia di far implodere una volta per sempre il Pd. Ma la questione non riguarda solo il Partito democratico.

Il Pd correrà in coalizione alle regionali. E gli alleati, soprattutto quelli che stanno a sinistra, già iniziano a sventolare la questione morale. La sensazione è che senza un dibattito franco e in campo aperto no non se ne uscirà tanto facilmente.

Intanto Prc, Verdi, Sel e Psi sono già usciti allo scoperto. Hanno sottoscritto un documento che lascia pochi dubbi: «(…) rimanendo nel solco profondo del garantismo, riteniamo non aggirabile un alto senso etico nella elaborazione delle candidature. Solo un centro sinistra che sappia farsi interprete della domanda di radicale cambiamento e rinnovamento che emerge dai gangli delle drammaticità economiche e sociali delle lucane e dei lucani potrà garantire quella fiducia necessaria ad uscire dalle sacche desertiche in cui siamo collocati».

Ma la questione è delicatissima. Nel Psi ieri proprio in seguito a questo documento si è aperta l’ennesima frattura con il segretario provinciale Cutro che ha tuonato contro Valvano per aver firmato il documento (vedere i dettagli a pagina 7 ndr). Ma non sarà l’unico fuoco.

Il tema è da sfida all’ultimo sangue. E si è solo alle prime battute. Ovviamente non si parla solo del Psi. La questione attraversa tutto il panorama politico tra chi minimizza l’effetto rimborsopoli sulle prossime elezioni regionali e chi chiede un rinnovamento totale senza se e senza ma.

Una via di mezzo magari ragionata sarà forse la metà di arrivo. Ma se si alza troppo la voce poi sarà difficile fermarsi a metà. In tutto questo rimangono ormai meno di 30 giorni.

Il 2 settembre si chiuderanno i termini per presentare le candidature per le Primarie del centrosinistra. E 27 giorni non sono tanti. Anzi sono pochissimi.

Poi che si voti il 22 settembre e che ci vogliano 1.500 firme rischia di essere il dettaglio. Il vero problema è capire chi e come saranno gli sfidanti. Il resto citando il Califfo “è noia”.

s.santoro@luedi.it

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