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POTENZA – L’ipotesi è di abuso d’ufficio per tre delibere della giunta regionale: una dell’anno scorso e due di quest’anno. A carico di «pubblici ufficiali da identificare», che poi ne sarebbero gli autori. Non serve grande immaginazione per capire di chi si parli: basta guardare le firme sugli atti che i carabinieri hanno appena acquisito al dipartimento Salute.

E’ stata aperta un’inchiesta giudiziaria sullo scandalo dei contratti di specializzazione medica finanziati dalla Regione. Ieri mattina il tenente colonnello Gianfilippo Simoniello e un sottufficiale dell’aliquota di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza hanno fatto ingresso negli uffici di via Verrastro per chiedere copia della documentazione relativa. L’indagine è partita dagli articoli pubblicati dal Quotidiano della Basilicata ed è coordinata dal pm Sergio Marotta, lo stesso del fascicolo sui rimborsi pazzi del parlamentino lucano.

Secondo quanto si è appreso da fonti bene informate i militari avrebbero preso di mira le borse di studio distribuite dalla Regione nel 2012 e nel 2013 tra gli atenei di tutta la penisola: da Brescia a Bari, passando per Milano (Bicocca e San Raffaele), Firenze, Roma (Cattolica, Sapienza, Campus Biomedico) e Foggia. In totale si tratta di 32 contratti di formazione specialistica aggiuntivi rispetto a quelli ministeriali. Valore: 128mila euro cadauno, per un esborso complessivo di oltre 4milioni di euro.

Ora il punto è che per legge quelle borse sono a disposizione della platea dei giovani medici italiani senza preferenze né quote riservate a seconda della loro provenienza. Eppure nei fatti le cose andrebbero in maniera molto diversa. Così almeno appare, in maniera a dir poco evidente, osservando le graduatorie beneficiate dai fondi di via Verrastro l’anno passato, e quelle di quest’anno – provvisorie e definitive – che sono state già pubblicate su internet. Troppi  – per cominciare – 7 lucani su 52 vincitori negli atenei e per le branche di specializzazione “prescelte” nel 2012 in lungo e in largo la penisola, specie se si pensa che hanno dovuto concorrere alla pari con campani, laziali, lombardi, pugliesi eccetera eccetera. Troppi 6 su 7 piazzati proprio in coda, in corrispondenza dei posti finanziati dai contratti aggiuntivi a spese della Regione. Troppo ingombrante – infine – il pedigree politico-sanitario di alcuni di loro se è vero – com’è vero – che tra gli specializzandi lucani “doc” o “docg” 2012, che dir si voglia, sono saltati fuori: la figlia dell’ex presidente del consiglio regionale, attuale presidente del forum regionale salute del Pd nonché primario del San Carlo di Potenza, Domenico Maroscia; quella del primario del Madonna delle Grazie di Matera Luciano Corazza; quella dell’ex direttore sanitario del Crob di Rionero Giovanni Corrado;  il figlio del compianto militante di Palazzo San Gervasio a cui è stata appena intitolata la locale sezione del Pd; e la simpatizzante dell’assessore di Lauria. Unico distinguo va fatto per il figlio del sindaco di Pisticci Vito Di Trani, sempre Pd, che si è piazzato al primo posto della graduatoria di Endocrinologia dell’Università di Bari, dove avrebbe potuto beneficiare comunque di una delle borse ministeriali a disposizione.

Soltanto una casualità? Possibile, ma a dir poco improbabile. Tanto più se a distanza di 12 mesi si vanno a riprendere quelle graduatorie “vincenti” per scoprire che assieme soldini piovuti da via Verrastro – per le prime tre pubblicate su internet soltanto nei giorni scorsi – sono scomparsi magicamente anche i talenti lucani del bisturi. Ma non è finita.

Che dire infatti della coincidenza tra le tre borse aggiuntive finanziate quest’anno a radiodiagnostica a Bari e i tre concorrenti lucani che hanno sostenuto gli scritti? Per non parlare della “profezia” di chi ha annunciato al Quotidiano che tra i vincitori ci sarebbero stati due candidati di Rionero, o dei tre posti per pediatria alla Cattolica di Roma e dei tre candidati lucani più “madrina”: una dottoressa di Lagonegro laureata da quasi trent’anni e già specializzata in chirurgia pediatrica, che sembra aver deciso di prendere una seconda specializzazione. Alla fine tutti e quattro non ce l’hanno fatta, ma uno di loro sì ed è pur sempre qualcosa.

A sollevare le prime riserve sui contratti di specializzazione aggiuntiva finanziati dalla Regione era stato il presidente dell’Ordine dei medici di Potenza Enrico Mazzeo, che in una mail riservata agli iscritti – poi girata da una fonte riservata al Quotidiano – aveva denunciato la mancanza di trasparenza sui criteri adottati per la scelta delle facoltà e delle specializzazioni da finanziare.

l.amato@luedi.it


LA REAZIONE DI VIA VERRASTRO: “NOI COLLABORIAMO”

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