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Il vicepresidente del Consiglio regionale, Angelo Chiorazzo (Bacc) interviene anche sull’inchiesta su Al spa e rilancia accuse e sospetti sulla situazione dell’acqua in Basilicata
LA Basilicata è diventata la terra dei paradossi: è la terra con i più grandi giacimenti petroliferi d’Europa, e i carburanti qui costano più che altrove; è una delle regioni più ricca d’acqua, sicuramente la più ricca del Mezzogiorno, ma i lucani restano con i rubinetti a secco.
Due osservazioni evidenti, di per sé sufficienti a mostrare come i nostri problemi non siano legati alla mancanza di risorse (che ci sono, e sono anche le più preziose) ma alla loro gestione.
Dire che con la vicenda dell’acqua si è toccato il fondo e si sta anzi iniziando a scavare, non è la descrizione di quanto sta avvenendo alla diga della Camastra, è la presa d’atto di quello che avviene nei livelli decisionali: un manager – Alfonso Andretta – che ha dato prova di scarsa capacità che viene riproposto per la riconferma (alla guida di Acquedotto lucano; ndr) e che – a fronte di una forte contestazione dell’opinione pubblica, di un rivolta bipartisan e di molti sindaci – ottiene una proroga di 6 mesi. Sperando che non finisca con l’essere il solito provvisorio all’italiana che diventa definitivo.
ACQUA IN BASILICATA: ESEMPIO DI CATTIVA GESTIONE
Che la vicenda idrica in Basilicata sia un esempio di cattiva gestione è una verità che investe diversi aspetti: dalla ripartizione delle risorse – con le aree che forniscono acqua ancora in attesa di reali contropartite di sviluppo – alla governance di sistema che ci ha visti letteralmente espropriati delle nostre infrastrutture con la nascita della società statale Acque del Sud spa che ha riservato appena il 5 per cento del suo capitale alle regioni – a tutte le regioni – a fronte del non meno del 30 per cento aperto ai privati.
Già, i privati… In barba a un principio, ribadito con una scelta referendaria, di proprietà e gestione pubblica dell’acqua. Ed ecco allora che appare non casuale come sullo sfondo della cattiva amministrazione dell’acqua lucana si allunghino le ombre – non si sa se col ruolo di effetto o con quello di causa – della battaglia che due colossi del settore, Acea e A2A, stanno combattendo per accaparrarsi pezzi pregiati del sistema idrico integrato.
I lucani – che già hanno detto sì ai privati in sanità quando si sono trovati a scegliere se aspettare anni per una visita o rivolgersi ad un ambulatorio a pagamento – saranno più felici di affidare la loro acqua ai privati se l’alternativa sarà quella di rimanere con rubinetti a secco. Saranno addirittura lieti che qualcuno ci lucri se l’alternativa sono gli sperperi o peggio – come si ipotizza in un’inchiesta venuta alla luce di recente, le malversazioni.
LA RESPONSABILITA’ POLITICA
A questo aspetto dell’inchiesta voglio dedicare solo un breve passaggio. Le responsabilità penali – se ci saranno e fino a giudicato definitivo non ci sono – riguardano i singoli. Ma c’è una responsabilità politica nel mandare avanti un sistema che da decenni, invece di realizzare condutture nuove, si affida a quella pratica improduttiva e di corto respiro (e spesso relazioni altrettanto corte) degli interventi urgenti per continue riparazioni. Milioni e milioni di euro buttati o, peggio, serviti a foraggiare filiere mentre il sistema perde il 60 per cento dell’acqua che trasporta con punte che arrivano al 70 nella città capoluogo ritornato alle stesse ristrettezze idriche degli anni ‘70, quando la diga sul Camastra non era ancora in esercizio.
In pratica stiamo buttando una diga di acqua mentre pensiamo di bere quella di fiume. E invece di cercare soluzioni (tra le decine di milioni regalati alle compagnie petrolifere per l’operazione del bonus acqua, gli altrettanto corposi fondi per le riparazioni, le risorse del Pnrr e quelle della programmazione europea) riusciamo solo a pensare di metterci qualche toppa.
Situazioni ovvie al punto da non sapere se si faccia un torto maggiore a Bardi accusandolo di ignorare uno stato dei fatti noto a tutti i lucani o di favorire un disegno diverso.
ACQUEDOTTO LUCANO: L’OPERAZIONE VERITA’ PRIMA DELL’INCHIESTA
Ai tempi della gestione di Acquedotto Pugliese c’era chi ricordava che gli acquedotti servono a bere e non a mangiare. Qualche giorno fa io ho aggiunto che un acquedotto ha bisogno più di fontanieri che di consulenti. E ho chiesto un’operazione verità su almeno gli ultimi dieci anni della gestione.
L’ho fatto prima che emergesse la notizia dell’inchiesta giudiziaria – che come detto non modifica il mio giudizio politico – e l’ho fatta mentre l’ex sindaco del mio paese – Senise – Giuseppe Castronuovo, ha denunciato lo sfascio del sistema e messo a confronto con la stagione eroica della presa del tappo (il 1984, quando ultimata la diga di Senise i cittadini sequestrarono letteralmente il tappo dell’invaso per chiedere compensazioni ambientali) con quella attuale del cappello in mano, con cui aspettiamo da Acque del Sud che ripristini le capacità delle nostre dighe, ad esempio consolidando lo sbarramento di Senise o defangando il bacino del Camastra.
L’impressione è che si sia volontariamente rinunciato alla gestione di un bene. E non credo che ciò possa essere attribuito al fatto che i rubinetti della residenza napoletana del presidente non risentono delle sospensioni, quanto piuttosto alla sudditanza politica di una maggioranza di centrodestra eterodiretta da Roma e che si affanna solo a compiacere gli organismi centrali di partito e i potenti di turno nella convinzione che questo possa spianare la strada alle proprie ambizioni, siano di volta in volta di ricandidatura in Regione o di approdo in Parlamento.
DISASTRO ACQUA IN BASILICATA, SI ATTENTDE IL CAVALIERE SUL CAVALLO BIANCO… INEVITABILMENTE PRIVATO
Chi conosce la mia storia sa che non sono un barricadero e non intendo propormi per tale. Ho un grande rispetto delle istituzioni, ma proprio per questo credo in una forte dialettica istituzionale in cui chiunque è chiamato a rappresentare un popolo sappia farsi carico delle sue istanze tanto verso gli avversari politici quanto verso gli amici. Esattamente il contrario di quanto, vedo, sta avvenendo.
Si fa finta di scoprire il problema solo oggi, si parla di progetti da mettere in campo per il futuro, si addossa la colpa a chi c’era prima, dimenticando che chi prima stava altrove, oggi è seduto al tavolo della stessa maggioranza. E si attende che qualcosa accada. Magari l’arrivo di un cavaliere su un cavallo bianco. Sicuramente non lucano. Inevitabilmente privato.
*vice presidente
del Consiglio regionale
(Basilicata casa comune)
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Forse questa situazione i Lucani se la meritano, perché quando vanno in cabina a votare dovrebbero meditare un tantino. Speriamo che tutto ciò sia dì lezione. Alla prossima votazione
Perché non si organizza una grande manifestazione a livello regionale al fine di sensibilizzare i NS dirigenti regionali e fare capire quanto la gente è arrabbiata e pretende delle spiegazioni su come si è arrivati a tutto questo.Preciso a me non interessano fini politici o polemiche varie ma adesso la gente ha bisogno di chiarezza.
Disastro Basilicata e malaffare diffuso….la crisi idrica dovrebbe essere argomento di inchiesta tanto della Magistratura che del Ministero delle Infrastrutture per fare luce si anni di ruberie e corruttele…il popolo Lucano subisce da tempo ormai immemore le angherie di una classe dirigente incapace corrotta e menzognera…..Ci vorrebbe una dura presa di posizione del popolo nei confronti di questi imbecilli che ci governano….
Il mio commento chiedo alla opposizione regione Basilicata un intervento forte per la questione acqua… poiché non e possibile farsi scippare da privati un bene comune così prezioso. A chiorazzo dico barricadero fino alla morte se il trattamento e quello di sottrarci i nostri beni più preziosi…quando inizieranno a sottrarrarco anche l’ aria!!!!
Firmato rocco de angelis