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La sede potentina dell'Unibas

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Riceviamo e pubblichiamo.

Il 13 dicembre del 2021, almeno in Basilicata, sarà ricordato per molto tempo. Perché il giorno in cui una piccola università da vita un nuovo Corso di Laurea è sempre un giorno da ricordare, specie se, nel pieno della quarta ondata di Covid, quello in Medicina a prendere vita.

Per questo non ha bisogno di molta enfasi il racconto di questa giornata: è il futuro stesso che parte dalle aule dell’Università degli Studi della Basilicata a segnare la traiettoria da percorrere, in prosa e in poesia. Con tutta la sua violenza il Covid ha spazzato via anni e anni di retorica su meriti e competenze che certi annunci e certe polemiche sembrano ormai preistoria. Investire nei saperi, nella formazione di nuove figure professionali per la sanità in Italia è diventata un imperativo, un’urgenza alla quale rispondere con determinazione e lungimiranza.

Ci vuole visione, certo, ma soprattutto pragmatismo per anticipare il futuro senza più doverlo subire come una sentenza inappellabile, così come spiegato dal ministro Speranza che della Basilicata ne è figlio e nella pandemia sta vivendo la sua prova politica più dura. Lo ha fatto con la sobrietà che gli è propria, che ormai tutti gli riconoscono, mettendo in fila i fatti e le loro inevitabili prospettive. Numeri e sostanza, così com’è fatta la verità. Ha invitato i giovani studenti dell’ateneo lucano ad avere uno sguardo più largo, a sentirsi parte del mondo pur mantenendo i piedi ben piantati in questa terra di sud che in più occasioni ha saputo dimostrare le proprie qualità e quella determinazione a voler fare sempre di meglio che gli è propria. Il cuore qui e la testa nel mondo, come sa bene chi è cresciuto con il sogno europeo sul comodino e la pratica del riformismo come antidoti al populismo e alla narrazione tossica di chiusure di steccati e frontiere.

Speranza conosce bene la sua terra madre, parla la stessa lingua e ne sente il respiro, sa bene che alla sua gente non basta più solo una promessa da regalare o uno slogan ben riuscito da somministrare ma che ha bisogno di una parola da verificare, di un patto da onorare, di una visione futura da misurare.

Nel suo intervento da ministro nell’aula dell’università che lo ha anche visto studente, Speranza non si è limitato al minimo essenziale, non ha messo in scena una pièce infarcita di retorica buona per qualche applauso e molti like ma ha fatto mettere i piedi a terra ad una certa propaganda, molto provinciale, su trionfi e medaglie, spesso di cartone, che ogni politico con il vizio dell’effimera vanità ama appuntarsi al petto. Si vede che l’esperienza di questi anni di pandemia ha inciso, e non poco, nella sua vita e nel suo modo di fare politica.

Ma il 13 dicembre del 2021 non è un giorno importante solo per la Basilicata ed il suo piccolo ateneo. La verità è che l’avvio del Corso di Laurea in Medicina è un fatto considerevole per tutto il Paese, perché i futuri laureati lucani saranno professionisti della sanità italiana nel mondo che verrà e che sarà segnato dalle lacrime e dalle cicatrici del Covid ma curato dalla scienza e dai vaccini. E non è certo un caso se il futuro, ancora una volta, inizia il suo lungo cammino proprio dal sud.

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