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AL termine di una giornata di lacrime e mestizia per un grande atleta che ci ha lasciato per colpa del maledetto invisibile che uccide, dall’ospedale San Carlo di Potenza, la portaerei in prima linea nella guerra Basilicata-Covid-19, è arrivata la notizia di un annuncio di querela da parte del direttore generale (LEGGI LA NOTIZIA). Nel mirino il nostro Quotidiano, la Nuova del Sud, la Gazzetta del Mezzogiorno, diversi siti, uno collegato anche alla Cgil lucana. Non è specificato il motivo, la notizia, l’articolo. Si parla in modo generico di campagna denigratoria. Fuori dal mirino del direttore è rimasto un solo giornale, e già questo dovrebbe far riflettere l’esimio dirigente e porsi domande.
Fa un po’ strano questa decisione, nel pieno di una catastrofe, costata quindici vite e oltre 300 persone contagiate. In un disastro simile, con migliaia di messaggi con i quali negli ultimi giorni i lucani hanno espresso indignazione per la morte di personaggi conosciuti, i quali fino all’ultimo hanno denunciato ritardi, disfunzioni, favoritismi (perché Nicastro ha dovuto elemosinare un tampone e altri personaggetti l’hanno ottenuto subito?), in un contesto di morte e lacrime, il massimo esponente sanitario trova il tempo di allestire una querela che sa di intimidazione. Direttore, dopo che ha finito con gli avvocati, faccia un giro tra la gente, ascolti quali sono i timori e le paure. Così si renderà conto che ogni minuto è prezioso.
Noi abbiamo denunciato i ritardi e difeso anche il San Carlo da certe intrusioni politiche. Proprio giorni fa, la stessa Regione ha emesso un comunicato di elogi per l’informazione locale, arrivando a ipotizzare sostegni. Andremo avanti. «La stampa serve chi è governato non chi governa», scrisse tempo fa la Corte suprema degli Stati Uniti. Ci interessa che il sistema sanitario salvi vite, dia garanzie, senza preferenze e favoritismi. Non era il momento giusto per questa querela, Il dolore dei familiari delle vittime di questa tragedia va rispettato facendo ciascuno la propria parte. Senza falsità. Noi ci siamo. Per il bene di tutti, speriamo che anche chi deve salvare persone sia all’altezza.
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Basterebbe una bella e seria inchiesta giornalistica fatta a mestiere.