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MATERA – È destinato a rimanere nel libro dei sogni, il progetto di realizzare piste ciclabili, con servizio di noleggio delle biciclette (bike sharing) nella città dei Sassi.
Infatti, a dieci anni dalla prima candidatura, e qualche timido segnale giallo sull’asfalto di alcune strade, inesorabilmente cancellato dagli pneumatici delle auto, nessuno dell’attuale amministrazione, ormai ai tempi supplementari da Covid, si è impegnato per la causa del trasporto privato urbano eco-sostenibile; questo in netta controtendenza nei confronti delle politiche nazionali, che in piena emergenza sanitaria hanno addirittura pensato al bonus monopattino. Ma cosa è successo a Matera nell’ultimo decennio?
Ci ha aiutato a capirlo Pio Abiusi di “Ambiente e legalità”. Sin dal 2010 ci si è dedicati, investendo risorse, solo a scalare inutilmente sulla carta le graduatorie che connotano la qualità della vita cittadina; infatti, con i fondi Pisus della programmazione europea 2007/2013, furono previste piste ciclabile e bike sharing. Il sistema di bike sharing, per il quale era previsto un finanziamento europeo di 500mila euro, venne stralciato perché alla data del 31 marzo 2017 risultò non essere completato. L’intervento ricevette, poi, risorse nell’ambito dei fondi Pac per circa 320mila euro, e fu portato a termine. Il progetto divenne “realtà”, prevedendo la realizzazione di un sistema di bike sharing costituito da Stazioni, dove prelevare, consegnare le biciclette e gestire il servizio; tutto è miseramente abbandonato e non sono mai andate in funzione. Le Stazione previste erano 8, con una dotazione di 10 biciclette ciascuno, per un totale di 80 biciclette. Sono divenute 7, e le bici a pedalata assistita si sono ridotte a 48, mentre delle biciclette tradizionali ne è sopravvissuta 1, perché altre 11 sono state trafugate, «il sistema di videosorveglianza previsto giace imballato -rimarca Abiusi- forse da qualche parte unitamente alle dotazioni tecnologiche necessarie al funzionamento, tutto è miseramente fermo del resto l’anno della cultura è trascorso».
Fu la volta delle piste ciclabili, finanziate ed ultimate con fondi Pisus, ma già distrutte malgrado esistesse il vincolo di destinazione di 5 anni. Fu realizzato un troncone di pista in località “Pantano” nel 2012, che era utilizzata ed era in sicurezza.
La pista è stata rimossa, perché occorreva ripristinare il doppio senso di circolazione e tentare così di permettere una migliore accessibilità alla Cava del Sole in occasione degli eventi del 2019 dalla Statale 99; è stato rimosso anche un altro pezzo di ciclabile in prossimità degli impianti sportivi di via delle Nazioni Unite, per fare spazio al parcheggio delle auto.
L’intervento, previsto con i fondi Pisu 2007/2013, era un progetto ambizioso per una percorrenza di 5 chilometri e si sarebbe sviluppato per 2.000 metri lineari nel quartiere di Serra Venerdì e viale delle Nazioni Unite, poi soppressa; e ancora viale Europa, via Lanera, via Annibale di Francia, via Levi, via Castello, via Aldo Moro, via Dante, via Lazazzera, via Rosselli, via Gattini – Sassi per altri 3 km. Il costo previsto era di 546.200 euro, quello effettivo è stato di 458.284,97 euro, certificato a livello ministeriale.
«Contemporaneamente alla certificazione ministeriale -ci spiega Abiusi- nel febbraio 2017, le famose piste ciclabili che interessavano via Di Francia, via Levi, via Lanera vennero demolite, per realizzare una rotatoria dal costo di 1,2 milioni. Che ci sia stato danno erariale questo sarà la Procura della Corte dei Conti a valutarlo, quello che adesso preme è che si progettino piste ciclabili serie ed utilizzabili, come sta accadendo in gran parte delle città italiane, e che siano tracciate nel cuore della città, la colleghino nella sua lunghezza da Nord a Sud; senza dimenticare che nel corso del 2019 il Comune ha incentivato l’acquisto di un migliaio di biciclette a pedalata assistita e che l’iniziativa è stata molto gradita ed adesso è anche il governo nazionale che sta procedendo a fare altrettanto». Un’esigenza vitale, per dare la svolta alla mobilità sostenibile nella città dei Sassi.
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