Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
6 minuti per la letturaPUBBLICHIAMO il discorso che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha pronunciato nel corso della sua visita a Matera lunedì 17 luglio 2017
Rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti presenti, al Presidente della Regione, Marcello Pittella (a cui vorrei dire che sono sempre lieto di tornare in Basilicata – e quella di ricordare il Presidente Colombo potrebbe essere una di queste occasioni), un saluto al sindaco De Ruggieri, al presidente
della Provincia, Francesco De Giacomo, ai membri del Governo e del Parlamento presenti, a tutte le autorità.
Attraverso il Sindaco vorrei rivolgere un saluto all’intera città, così come, attraverso i Sindaci presenti, alle loro comunità che amministrano con passione e con fatica.
Signor Sindaco, è un piacere rivederla qui dopo esserci incontrati al Quirinale per la consegna della Medaglia d’oro alla città. Poco fa, da un balcone di questo storico edificio, lei mi ha consentito di vedere, ancora una volta, quella sintesi tra natura e abitati che rende Matera unica, quella fusione tra città e natura che è insieme causa e risultato del senso di comunità, così forte in questa città, che così bene aveva colto Adriano Olivetti. Un senso di comunità che ha permesso a Matera di diventare da capitale del mondo contadino a capitale della cultura europea. Dopo questo incontro così significativo e importante di natura culturale, sapendo quanto la cultura sia promotrice di sviluppo, nel pomeriggio avrò l’opportunità di visitare il centro di Geodesia Spaziale dell’ASI: sono due, tra le tante chances, tra i tanti elementi, che consentono a questa città e a questo territorio di guardare al futuro per dare risposte a quei giovani che il Professor Curcio poc’anzi ricordava come desiderosi di essere protagonisti qui in Basilicata, in Italia e in Europa.
Signor Sindaco, lei ha parlato dei problemi che vi sono, che vanno affrontati e che si stanno affrontando utilizzando tutte le leve che possano consentire sviluppo rapido e crescente.
Vorrei esprimere alla Rettrice dell’Università, Aurelia Sole, l’apprezzamento per questa iniziativa assunta insieme all’Istituto Maritain e per l’intera attività che svolge l’Ateneo.
Lei ha parlato di atenei antichi e giovani, non c’è molta differenza. Vi sono atenei carichi di storia e altri di data più recente; ma gli uni e gli altri sono ugualmente abitati dalla cultura che è insieme antica e giovane. Vi sono atenei discendenti da grandi storie e atenei che sono antenati di grandi storie: gli uni e gli altri sono chiamati a ricercare costantemente l’avanguardia e il miglior livello di ricerca e di insegnamento.
Questa iniziativa è di straordinaria importanza e segue a due altre iniziative: la Cattedra Jean Monnet e la Cattedra Unesco. Vi sono dei legami tra queste tre scelte: la Cattedra Jean Monnet sull’integrazione europea si lega bene alla Cattedra Maritain, così come anche la Cattedra Unesco su paesaggi e cultura comune del Mediterraneo si lega bene a questa nuova Cattedra intitolata a Maritain, nell’ottantesimo anno di ‘Umanesimo integrale’.
Il legame tra la Cattedra Unesco e quella Maritain è il Mediterraneo. Il Mediterraneo, da luogo di scambi, di cultura, di commerci, di esperienze, di costumi è in questo periodo un luogo di sofferenze, di traffici disumani, spesso di morte. Occorre far prevalere e riaffermare in pieno il suo carattere di legame di civiltà, come è stato prevalentemente per secoli. La comunanza di paesaggi e di culture costituiscono l’humus, la base per i diritti umani, per la pace, per il dialogo.
Vi è anche un legame tra la Cattedra Jean Monnet e la Cattedra Jacques Maritain, due grandi francesi, due grandi europei. Basti pensare allo scritto di Maritain del 1940, titolato ‘L’Europa e i compiti del dopoguerra’ in cui scriveva che il fondamentale compito europeo dopo la guerra sarebbe stato quello di prendere atto della comunità di sentimenti e di pensiero tra gli europei, e che la comunanza di pensiero politico costituiva la base per una reale prospettiva di unione federale.
La vicinanza tra i due personaggi è, anche sotto questo profilo, ma non soltanto, di grande significato.
In realtà entrambi denunciavano quello che Maritain definì ‘Il crepuscolo della civiltà’. Nello stesso discorso del 1939 – poc’anzi citato dal professor D’Andrea – Maritain denunziò il crepuscolo di civiltà che si annunziava, polemizzava con le teorie allora prevalenti di Carl Schmitt sul principio di inimicizia che sarebbe stato alla base del rapporto tra le varie comunità politiche diverse; Maritain lo bollava come il principio della supremazia dell’odio, contrapponendo invece l’esigenza di un altro approccio, e lo diceva ben consapevole della deriva estrema che i nazionalisti stavano recando in Europa da lì a poche settimane con lo scoppio della seconda guerra mondiale, crepuscolo di civiltà.
Dovremmo ricordare sempre la riconoscenza perenne che dobbiamo a coloro che allora ebbero la lucidità e il coraggio di denunziarlo. Come Maritain, Hannah Arendt, che denunziava la frattura, la rottura di quell’Europa dei lumi della ragione e dei diritti umani; o come Johan Huizinga, con la sua denuncia sulla crisi della civiltà, prima di morire in un campo di concentramento nel 1945. Personaggi di diversa formazione culturale, di diverse convinzioni, ma tutti accomunati dalla difesa comune della civiltà.
Era una lezione che i pensatori, gli intellettuali, i filosofi impartivano allora alla politica. Occorre rammentarla sempre perché è da quei germi di riserva morale che l’Europa ha trovato la capacità di ripresa e la forza per procedere in scelte di integrazione, sulla base di intuizione di statisti di grande portata e di grande statura: quell’integrazione che da decenni assicura all’Europa pace, crescita costante, libertà.
L’Europa quindi – ma non soltanto l’Europa – è debitrice nei confronti di Jacques Maritain. Molte Costituzioni di grandi Paesi recano tracce del suo insegnamento, così come reca tracce evidenti e molto forti del suo insegnamento la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, quella relazione da lui tenuta nel 1946 che faceva seguito a un suo volume sui diritti dell’uomo e la legge naturale, pubblicato in America nel 1942.
Vi sono quindi insegnamenti che sono alla base di questa decisione dell’Università della Basilicata e dell’Istituto Maritain, di questa Cattedra, a lui dedicata, per la pace, il dialogo e i diritti umani nel Mediterraneo.
In realtà Maritain parla anche al nostro tempo, ai nostri problemi attuali, quelli che oggi affrontiamo. Nel pieno della guerra del ’43, in un messaggio da New York, diceva che, sconfitto il nazifascismo, tutte le persone e tutte le nazioni sarebbero state chiamate a occuparsi di problemi che riguardano l’intero mondo. Sembra la fotografia del nostro tempo di oggi, sembra l’immagine delle sfide che dobbiamo affrontare oggi, sfide impegnative, difficili, nuove, ma che vanno regolate affrontandole, e vanno governate. Tutte sfide di carattere globale, mondiale.
Dovremmo rammentare questa esortazione, questa previsione, questa sorta di profezia, e tutti – istituzioni nazionali, regionali, locali, corpi sociali, singoli cittadini – dovremmo rammentare che i nostri problemi sono ormai quelli del mondo, ed esserne all’altezza.
Sergio Mattarella
Discorso ai materani
lunedì 17 luglio 2017
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