Il direttore del Mann Paolo Giulierini con la testa di cavallo di Donatello
3 minuti per la letturaLa colossale opera in bronzo è esposta dal 1806 nelle sale del Mann ed è uno dei simboli del capoluogo campano
NAPOLI – «La testa di cavallo di Donatello, uno dei simboli della città di Napoli rappresenterà il Museo Archeologico di Napoli a Matera 2019. Siamo felici essere tra protagonisti della più grande mostra mai realizzata prima d’ora in Italia per rileggere il Rinascimento da Sud, in programma la prossima primavera». Il direttore del Mann Paolo Giulierini ha risposto alla “chiamata” di Matera: la grande testa di cavallo bronzea (alta 1 metro e 75 cm, proveniente dal palazzo di Diomede Carafa, al Mann dal 1806) sarà ospite per 3 mesi nella Capitale europea della Cultura al Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Palazzo Lanfranchi.
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Ad accompagnare la “testa Carafa” da aprile a luglio 2019 anche i Torsi dei Dioscuri, di arte romana. «Il Rinascimento visto da Sud, Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra il 400 e il 500 è un progetto magnifico, di grande originalità, perchè indaga quell’epoca da una nuova prospettiva, quella del mare e delle sue rotte: non posso che congratularmi con la direttrice del Polo museale della Basilicata, Marta Ragozzino, con i curatori e il prestigioso comitato scientifico – dice Giulierini –. L’opera di Donatello a Napoli collega immediatamente la città partenopea ai suoi capolavori di Firenze, si pensi alla statua del David o alla Maddalena, o a quelli di Padova come il monumento equestre del Gattamelata. Questa straordinaria opera ci ricorda i valori dell’Umanesimo e del Rinascimento che rappresentano forse la più grande rivoluzione culturale della storia. Il prossimo dicembre saremo a Matera per dare il nostro contributo alla preparazione della mostra. Matera 2019 è una occasione per tutto il Sud Italia».
La colossale opera di Donatello, esempio rinascimentale di rielaborazione dell’antico, per anni conservata nell’ingresso dell’ex Soprintendenza Archeologica di Napoli, nel novembre del 2016 è stata collocata nell’atrio del Museo. Opera legata alla storia artistica sia di Napoli che di Firenze, la testa è l’unica parte realizzata di un monumento equestre che doveva misurare 5 metri d’altezza – commissionato a Donatello da re Alfonso il Magnanimo – destinato all’arco superiore della porta trionfale di Castel Nuovo.
«Il Rinascimento era un mondo ancora fatto di manoscritti da poco riscoperti, di studi filologici, di qualche, raro, rinvenimento archeologico e di contemplazione di monumenti che emergevano ancora, quasi magicamente, nelle città che tornavano a nuova vita – sottolinea Giulierini –. Alle corti di Firenze, Milano, Roma, Mantova, Ferrara rispondono le Accademie, veri cenacoli di studiosi, come quella di Napoli: una Napoli aperta e osmotica. A Matera si annuncia un racconto straordinario della nostra storia».
L’opera, iniziata nel 1458, fu poi interrotta per svariate ragioni: la morte del sovrano, la prima guerra dei Baroni e poi la morte dell’artista. Nel 1471 Lorenzo il Magnifico su richiesta di Ferrante I, spedì la testa da Firenze a Napoli come dono a Diomede Carafa, protetto del Re, che la collocò nel cortile del suo palazzo a San Biagio dei Librai dove rimase fino al 1806, quando fu donata al Museo.
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