Antonio Zambrella
2 minuti per la letturaMATERA – La Basilicata se la portava dentro. Nel nome e nell’arte. Antonio Zambrella, detto il Lucanino, pittore e scultore di fama internazionale, si è spento sabato scorso a Bologna. La città che lo ha adottato sin dagli anni Cinquanta, da quando, partito per il servizio militare, lasciò la Basilicata, senza mai spezzare però quel rapporto quasi carnale con la terra natia, di cui ha restituito – con eleganza – l’asprezza e la genuinità.
Il Lucanino nasce a Bernalda nel 1934. Qui inizia la sua precoce attività di scultore, che affina nel tempo modellando la creta e l’argilla. Ricrea volti e oggetti che trova attorno a sé, prima di dedicarsi, in età adolescenziale, anche al disegno e all’arte pittorica. Raggiunta l’Emilia-Romagna, conosce la sua futura moglie, «la donna della mia vita – racconterà – la mia musa». Con lei si sposa nel 1965 e con lei torna puntualmente, due o tre volte all’anno, in Basilicata. «Un viaggio di cui sento il bisogno. Amo rivedere i luoghi dove ho vissuto l’infanzia e dove ho scoperto la passione per l’arte».
«Ogni volta che vengo a Bernalda – racconta nel 2008 in occasione dell’esposizione delle sue opere dal titolo “Quando la vita nasce dall’arte” – vedo la gente che mi si avvicina con grande felicità e e in me si alimenta quella grande passione verso l’arte. Perché i bernaldesi, ma anche i lucani tutti, mi dicono che rappresento la Basilicata in Italia e all’estero. E io mi sento orgoglioso di rappresentare la mia regione, terra che amo e alla quale mi ispiro». L’approccio figurativo dei primi anni si mischia col tempo alla ricerca dell’intimo umano, nei ritratti e nei paesaggi, in cui spicca con straordinaria forza la vivacità dei colori. «In ogni mio quadro – spiegava l’artista – vado sempre a sottolineare il connubio tra le forme natura-uomo-regno animale con una parte spirituale, qual è il sogno. Cerco di trasmettere nuove sensazioni mai provate prima: dipingo per me cercando di coinvolgere chi osserva».
Zambrella ha portato la Basilicata in oltre 120 mostre in giro per il mondo. L’Accademia Italia delle Arti, Lettere e Scienze di Salsomaggiore lo ha insignito nel 1978 della medaglia d’oro. Nel 1982 riceve il “New York Prize”, nel 1984 l’Oscar Washington a Milano e il Pantheon d’oro a Bologna.
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