Il sindaco di Pisticci Viviana Verri
3 minuti per la letturaPISTICCI (MATERA) – È una lettera dura ma costruttiva, quella inviata ieri dalla sindaca di Pisticci, Viviana Verri, al ministro della Salute, Roberto Speranza, all’assessore regionale Rocco Leone ed al direttore della Task Force lucana Esposito.
Verri parla da sindaca del quarto comune della Basilicata per popolazione, ma anche da positiva al Covid in quarantena ormai da una settimana. Secondo Verri, sono ancora tante e troppe le criticità in regione, ad iniziare proprio dalle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), attivate per occuparsi dell’assistenza e del monitoraggio dei casi Covid in isolamento domiciliare, che: «Non sono, ad oggi, in grado di fornire ai pazienti il supporto necessario, perché lamentano carenza di personale e non sono dotate dei Dpi sufficienti a poter effettuare visite domiciliari, in relazione all’ampiezza dei territori di riferimento. -spiega Verri- L’Usca di Pisticci, ad esempio, conta 11 unità e ad essa fanno riferimento ben 9 comuni, in cui negli ultimi giorni si sono sviluppati complessivamente oltre 250 casi. Non si riesce a fornire ai pazienti Covid un’assistenza adeguata, nonostante il notevole impegno del personale sanitario. Accolgo quotidianamente lo sfogo di tante persone che, già costrette a vivere in isolamento da settimane o addirittura da mesi, non riescono a ricevere neppure i tamponi domiciliari di controllo in tempi compatibili con i protocolli stilati dal ministero della Salute e continuano a rimanere letteralmente “ostaggio” di un meccanismo i cui ingranaggi si sono ormai inceppati. Soprattutto nelle ultime settimane, il significativo aumento dei casi, si è tradotto in disservizi di ogni genere: ritardi o mancata esecuzione dei tamponi a positivi o a contatti stretti, esiti comunicati a parecchi giorni di distanza dal tampone, con l’effetto di ritardare l’applicazione dei protocolli nelle scuole o negli ambienti di lavoro, con inevitabili ripercussioni sulla tutela della salute di studenti e lavoratori».
Quindi, le strutture sanitarie della Regione, che: «Sono in grande affanno: a Matera i posti letto per i malati Covid sono finiti e, mentre ci si affretta a riaprire strutture sanitarie e ad allestire ospedali da campo resta inutilizzato il nosocomio di Tinchi, su cui la Regione ha investito milioni di euro, perché manca ancora l’agibilità, in un momento in cui i suoi posti letto potrebbero essere preziosi, anche per la cura delle patologie non Covid, alleggerendo la pressione su Matera e Policoro.
La situazione non si può dire certo migliore se guardiamo agli strumenti di prevenzione del diffondersi del contagio: l’app “Immuni” in Basilicata non funziona perché non si riesce a comunicare a nessuno il codice generato, per segnalare la propria positività. Da ultimo siamo in attesa che la Regione e le Aziende sanitarie locali definiscano le modalità per lo svolgimento dei test antigenici rapidi da parte dei medici di Medicina generale e dei pediatri di libera scelta, per alleggerire il carico sui Dipartimenti di prevenzione. A tale proposito, raccogliendo le istanze pervenute dai Mmg e Pls del territorio, auspico che per l’effettuazione di questi test vengano utilizzate le strutture già a disposizione dell’Asm, in luogo degli studi medici privati, allo scopo di tutelare meglio cittadini e personale medico. A Tinchi ci sono spazi sufficienti a gestire tali operazioni. Il mio è un appello, una critica costruttiva. Serve più personale, servono Dpi, utilizzare appieno le strutture sanitarie del territorio, garantire uniformità nell’applicazione dei protocolli sanitari, prima che sia troppo tardi».
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