Il palco senza esponenti della Regione
4 minuti per la letturaMATERA – E’ come se le vittime della furia nazifascista il 21 settembre 1943 avessero combattuto con una carta geografica fra le mani, rispettando i confini cittadini. L’assenza di un rappresentante della Regione, ieri, in occasione dell’80mo anniversario dell’eccidio, ha fatto rumore quanto quei fucili e quelle bombe.
«Le medaglie assegnate a Matera – ha commentato il sindaco Bennardi – appartengono alla Basilicata non solo a questa città». Nel suo intervento ha aggiunto: «Non lasciamo che gli ottant’anni del 21 settembre rimangano solo un anniversario retorico da celebrare e diamoci l’ impegno di tutelare le nostre coscienze, le nostre menti, allontanare cattive idee, trovare modi diversi di ricordare e puntare su cultura e istruzione»
Le celebrazioni, come da tradizione, erano cominciate con l’apposizione delle corone nei luoghi simbolo di quella battaglia, via Cappelluti, via Lucana e via Cappuccini per poi trasferirsi in piazza Vittorio Veneto.
«La nostra – ha ricordato il presidente della Provincia Marrese fu la prima città dell’Italia meridionale a ribellarsi all’oppressione nazifascista. Siamo qui per onorare quelle gesta, per sottolineare il coraggio di chi ritenne, giustamente, di insorgere contro la dittatura e l’ingiustizia, perché questa città ha sempre fatto della libertà il segno distintivo della sua storia. La Costituzione non è un atto formale – ha aggiunto – ma una pietra miliare della nostra democrazia, a cui sono saldamente ancorati valori quali la libertà, l’eguaglianza, la solidarietà, la pace, il lavoro. Ma questi valori non basta declamarli o spiegarli: vanno coniugati nella vita quotidiana di ciascuno e della comunità intera, perché la Resistenza non è finita. La Resistenza è la difesa costante di questi valori da ciò che li mette in discussione e in pericolo. Una difesa che oggi è affidata a noi».
Sono ore in cui il ruolo dei partigiani è entrato nel dibattito politico dopo che il ministro Valditara ha spiegato le ragioni del mancato accordo con l’Anpi: « Il ministero è impegnato a costruire una convenzione che coinvolga tutte le associazioni partigiane, perché la Resistenza non è monopolio dell’Anpi e i valori resistenziali devono essere patrimonio di tutti».
E’ da Matera che Vincenzo Calò, della segreteria nazionale Anpi e coordinatore dell’area centro-sud risponde, non senza aver ricordato il valore delle battaglie nate a Matera. «Da una città che sceglie di non subire le angherie dell’esercito nazista – commenta – e reduce dal Ventennio fascista, si organizza e insorge in modo che il Paese abbia una nuova dignità che parte dal Sud; un messaggio di ribellione, senso di appartenenza e grande unità nazionale che va difesa soprattutto oggi quando la parola Patria sia beneficio di alcuni. Non è così: è quello che hanno riscattato i partigiani e le partigiane. Ho citato il comandante storico dell’Anpi che ha fatto una battaglia per chi c’era e per gli eredi di quella battaglia, in tema di diritti e uguaglianza, ma anche per chi era contro».
Al ministro Calò risponde: «La vicenda si è conclusa con la verità: la missione di raccontare i fatti che hanno portato alla Costituzione repubblicana, soprattutto nelle scuole presidio di democrazia e cultura vuol dire permettere a chi ha sulle spalle la storia migliore del Paese di mettere a beneficio delle giovani generazioni la Costituzione repubblicana, badando bene che fu una battaglia di tutti e per tutti. A Matera si è celebrato il rito della memoria, ricordando le fìgesta eroiche e il sacrificio di uoini e donne che scelsero di ribellarsi per dignità e per risattare l’orgoglio della patria ferita e tradita. Sacrificarono i propri affetti, le famiglie, gli amori e non si accontentarono di liberare le loro città e andarono a combattere e morire lontano dai luoghi d’origine. L’insurrezione oggi è di tutti e tutte gli italiani morti per la libertà e la liberazione ».
Nella piazza che ha celebrato il sacrificio di chi ha dato la vita per interrompere la dittatura nazifascista, è partito anche il messaggio legato al rispetto dei diritti umani, forte e necessario ancora oggi. Lo ha fatto Pegah Moshir Pour, attivista iraniana ma cittadina italiana che si batte da tempo per riconoscere uguali diritti a uomini e donne di tutto il mondo con particolare attenzione alla rivoluzione in atto in Iran. «Serve un impegno quotidiano sulla tutela della democrazia e della libertà, valori non scontati. Se oggi viviamo in questa civiltà è grazie ai sacrifici di questi anni e questo vale dovunque nel mondo.
La storia è ciclica e le dittature esistono; per questo dobbiamo essere ambasciatori della libertà per portare avanti queste istanze».
Stride con le celebrazioni la scarsa partecipazione di ragazzi e ragazze, solo 24 ore prima coinvolti nel concorso di Anpi e Spi-Cgil, legato proprio a questo importante anniversario nel quale storia e memoria hanno svolto un ruolo fondamentale. Purtroppo le parole e le commemorazioni di chi aveva la loro età e non ha esitato a sacrificare la propria vita, hanno avuto un uditorio molto ridotto. Peccato, perchè la memoria si alimenta ogni giorno.
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