Pasquale Andrisani referente di Matera di Cittadinanzattiva e Tdm
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Cosa sono i Cau e come è nata quest’idea anche per la Basilicata?
- 2 Questo aiuterebbe di fatto anche i pronto soccorso che potrebbero poi concentrarsi sui casi più gravi e complessi?
- 3 E’ complesso oggi immaginare all’interno di una struttura come quella del pronto soccorso la creazione parallelamente di un’altra struttura per i casi meno gravi ma comunque urgenti?
- 4 Da cosa nasce questa proposta e a che punto è?
- 5 Che risultati ha ottenuto il Cau dove è già operativo che voi sappiate?
- 6 I codici verdi e bianchi in un’azienda sanitaria come quella materana costituiscono una parte importante se non maggioritaria (si parla di circa il 60 per cento) del totale delle presenze al pronto soccorso. Sono questi i numeri che verrebbero abbattuti dimezzando almeno i flussi al pronto soccorso?
- 7 Si sa quando questo tipo di progetto potrebbe partire?
- 8 Quali sono gli adempimenti burocratici che devono essere completati per raggiungere quest’obiettivo?
I Cau (Centri assistenza urgenza), per aiutare il pronto soccorso di Matera; Parla Andrisani di Cittadinanzattiva: «Una proposta che l’Asm sta portando avanti»
«Può partire da Matera l’introduzione anche in Basilicata dei Cau (i centri assistenza urgenza) già operativi in altre regioni a partire dall’Emilia Romagna che si occuperebbero dei casi meno gravi (codici verdi e bianchi) oggi affidati al pronto soccorso snellendo di molto il lavoro e dando un servizio che andrebbe a ridurre i tempi di attesa per i cittadini e avvicinerebbe la sanità alla comunità stessa». Lo spiega al “Quotidiano” Pasquale Andrisani di Cittadinanzattiva di Matera che ha avanzato la proposta e pare aver trovato l’assenso convinto dell’Asm. L’area individuata per questi centri sarebbe quella delle cosiddette “tende del Qatar” alle spalle dell’ospedale, il personale necessario a Matera e Policoro sarebbe di 1 medico, 1 infermiere e un Oss per turno nelle due sedi. I tempi e le incombenze burocratiche per completare questo percorso ancora non si conoscono.
Cosa sono i Cau e come è nata quest’idea anche per la Basilicata?
«I Cau rientrano nella riforma del sistema dell’emergenza urgenza e sono in linea con i principi cardine del Dm77/2022 e del Pnrr che punta su medicina di prossimità e un medico più vicino al paziente. In questa nuova riforma vengono fuori i Cau (centri di assistenza urgenza) che sono una costola dei pronto soccorso che gestiscono codici bianchi e verdi cioè patologie a bassa complessità e indifferibile che hanno come obiettivo di decongestionare il pronto soccorso e attenzionare meglio quei pazienti che pur avendo una patologia a bassa complessità in un pronto soccorso andrebbero ad aspettare molte ore. Questo consentirebbe una più celere presa in carico del paziente e una migliore gestione e attenzione di casi a bassa complessità».
Questo aiuterebbe di fatto anche i pronto soccorso che potrebbero poi concentrarsi sui casi più gravi e complessi?
«Assolutamente sì. Questo sarebbe un ulteriore risultato. Inoltre posso aggiungere che in parallelo ai Cau esiste anche un numero europeo Nea (numero europeo armonizzato) e fa riferimento al 116 e 117 e lavora in congruità con le centrali operative del 118. Questo numero serve a razionalizzare e gestire le telefonate e non sovrapporle a quelle del 118».
E’ complesso oggi immaginare all’interno di una struttura come quella del pronto soccorso la creazione parallelamente di un’altra struttura per i casi meno gravi ma comunque urgenti?
«Sono strutture che dovrebbero nascere al di fuori del pronto soccorso e delocalizzate. Anche se non distanti ma in sinergia. Un contatto tra Cau e pronto soccorso. Un’eventuale difficoltà può essere quella che riguarda singole situazioni che possono lasciare dubbi sulla necessità di affidarsi a Cau o 118 come ad esempio un dolore al petto, in questi casi è sempre bene chiamare direttamente il 118. I Cau gestiscono le persone che non sono intermediate da chiamata a 118 o centro di emergenza».
Da cosa nasce questa proposta e a che punto è?
«Come Cittadinanzattiva abbiamo proposto all’Asm di richiedere l’attivazione sul territorio e l’Asm ha dato seguito alla richiesta attivando le procedure su Matera e Policoro».
Che risultati ha ottenuto il Cau dove è già operativo che voi sappiate?
«Per quanto riguarda le statistiche dei Cau in Emilia Romagna che è la regione capofila di questo tipo di progetto ci sono dei numeri che riguardano il Comune di Bologna e che parlano di 400mila accessi».
I codici verdi e bianchi in un’azienda sanitaria come quella materana costituiscono una parte importante se non maggioritaria (si parla di circa il 60 per cento) del totale delle presenze al pronto soccorso. Sono questi i numeri che verrebbero abbattuti dimezzando almeno i flussi al pronto soccorso?
«Sono numeri verosimili e attendibili. I codici verdi sarebbero poi facilmente gestibili da centri di emergenza urgenza».
Si sa quando questo tipo di progetto potrebbe partire?
«No su questo la Asm, che io sappia, non si è espressa. So che hanno individuato i locali e stanno procedendo con la progettazione. Il personale necessario è quello di un medico, un infermiere e un Oss per ogni turno su Matera e Policoro siano sufficienti in termini numerici per poter gestire questo tipo di situazioni che poi eventualmente si andranno ad estendere al resto della regione».
Quali sono gli adempimenti burocratici che devono essere completati per raggiungere quest’obiettivo?
«So che ci sono degli adempimenti burocratici e spero che siano facilmente superabili anche perchè questi Cau che rientrano nell’ambito del Pnrr e della riforma dell’emergenza urgenza vanno completati con le risorse che ci sono a disposizione entro il 2026. Per cui i tempi credono siano abbastanza rapidi».
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