Pasquale Di Lorenzo
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Ma la questione non si è risolta negli anni anzi si è aggravata almeno nel sentire comune?
- 2 Se la strada del referendum le appare complessa quali sono le alternative?
- 3 C’è una seconda opzione?
- 4 Cosa ha fatto il movimento civico che lei storicamente rappresenta Matera Si Muove rispetto a questo rapporto e anche annessione alla Puglia in passato?
Matera Si Muove interviene nel dibattito riaperto dalla proposta di Di Maggio e Danzi; Di Lorenzo: «Serve legge elettorale che consideri i territori»
MATERA – Rivendica una primogenitura nell’idea di guardare alla Puglia. Ricorda la raccolta firme (11mila) del 2009 ma sottolinea anche la complessità del percorso referendario e l’evoluzione di un’idea che oggi ha due opzioni, quella principale che porta a modificare la legge elettorale dando rappresentanza ai territori con dei collegi plurinominali. Oppure quella che porta verso le macroregioni dando dignità a tutte le province del Sud. Pasquale Di Lorenzo ricorda il lavoro fatto con Matera Si Muove e ritorna a parlare di una questione che è stata una bandiera a lungo sventolata e tornata di moda dopo la recente proposta di ricorso al referendum degli ex senatori Di Maggio e Danzi.
«L’iniziativa ci sembra interessante e noi siamo gli originali su questo tema è che il procedimento referendario è molto complesso.
Ci vogliono i pronunciamenti anche dei Consigli regionali, si deve fare un referendum costituzionale e un procedimento molto laborioso. C’è comunque poi una ricezione di esito referendario da recepire in una legge nazionale».
Ma la questione non si è risolta negli anni anzi si è aggravata almeno nel sentire comune?
«Noi vediamo da un lato il macigno dell’autonomia differenziata che impone comunque di verificare la posizione di Matera che va ovviamente sottolineata, evidenziata perchè non può essere Matera così marginale come si vede anche oggi nel dibattito delle elezioni regionali. Non possiamo fermarci solo alla ferrovia che arriva fino a La Martella e null’altro. Poi ci sono i turisti e si può andare avanti perchè si è già dato per Matera. Questo mi sembra il concetto che va affrontato. La questione è come si pone la questione Matera rispetto al macigno dell’autonomia differenziata».
Se la strada del referendum le appare complessa quali sono le alternative?
«Io vedo due soluzioni che vanno o verso un riequilibrio di rapporto tra Matera e Potenza ma è un procedimento complesso con il referendum ed allora meglio una nuova legge elettorale regionale. La nuova consiliatura prenda a cuore l’unità della regione, diventi consiliatura costituente, modifichi la legge elettorale nel senso di rappresentanza dei territori e non una provincia il doppio dell’altra. E su questo è possibile prendere le firme a patto che la regione Basilicata perfezioni l’iter referendario soltanto scritto nello statuto ma non attuabile ancora. Lì si potrebbe pensare ad un referendum per una nuova legge elettorale che potrebbe rivendicare la parità contrattuale non solo di Matera ma di tutte le diverse aree regionali. Noi abbiamo indicato un sistema di pluricollegi per identificare i territori, togliere la diarchia».
C’è una seconda opzione?
«L’altra opzione è invece quella di fare rete con il movimentismo meridionalista. Costruire una macroregione del Sud che numeri alla mano sarebbe la più grande potenza europea per creatività, attrattività, turismo anche se avrebbe anche una serie di gap da dover colmare sotto il profilo infrastrutturale. Ci sarebbe così una parità di dignità tra le diverse province».
Cosa ha fatto il movimento civico che lei storicamente rappresenta Matera Si Muove rispetto a questo rapporto e anche annessione alla Puglia in passato?
«Matera Si Muove parte dieci anni fa su questo tema.
Presentammo una lista alle regionali e facemmo ancor prima una manifestazione sulla strada Matera-Bari per sottolineare la volontà di andare in direzione Puglia.
Poi c’è stata una maturazione e abbiamo compreso che c’è un grandissimo fervore e malcontento ma non è tale di parlare di “secessione”. Noi vogliamo affrontare seriamente questo tema.
Abbiamo raccolto nel 2009 undicimila firme come petizione popolare.
Poi presentammo la lista alle regionali e poi facemmo la lista al Comune. Saremo presenti con nostre liste come MSM.
Il punto è riequilibrare la geopolitica della regione. Ricordo un simpatico dibattito su un sentimento di rifare a Potenza la Grande Lucania che è un sentire che probabilmente anche c’è. In alcune parti della regione. Noi oggi pensiamo che si possa lavorare per costruire, se possibile, l’unità di questa regione partendo da una volontà di modificare la legge elettorale dando maggiore rappresentatività ai territori».
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