Ariane Bieou
4 minuti per la letturaMATERA – «Matera fa scuola, ha un programma di co-creazione con pochi eguali in assoluto nel futuro bisognerà far leva ancora sul patrimonio della scuola creativa lucana». Ariane Bieou manager culturale di Matera 2019 dopo tre anni vissuti nella città dei Sassi dice addio con rammarico e nostalgia visto che il suo contratto con la Fondazione è scaduto lo scorso 30 di aprile. La Bieou che di fatto ha definito il percorso culturale della città nel suo anno di grazia e nei suoi mesi di avvicinamento può tirare non solo un bilancio di quello che è stato ma anche e soprattutto intravedere una prospettiva per la città dei Sassi. Prospettiva che sarebbe già in qualche modo dovuta partire in questi primi mesi del 2020 che sono stati invece condizionati dall’emergenza coronavirus.
Partiamo proprio dal 2020, cosa aveva in programma per cementare il successo ottenuto dalla città nel 2019?
«Avevamo l’idea di poter costruire qualcosa anche nel 2020 ma i nostri piani sono stati sconvolti dal coronavirus. Restano i punti forte di Matera 2019 cioè la forte partecipazione dei cittadini e la forza del programma di co-creazione a un livello che credo avrà pochi eguali in tutta Europa. L’idea era quella di proseguire anche nel 2020 su questa filiera innovante e che è stata caratteristica forte di quello che ha espresso Matera e la Basilicata».
In quale direzione oggi deve andare la città di Matera per guardare avanti?
«Bisogna capitalizzare assolutamente quello che è stato fatto nel 2019 a cominciare dalla partecipazione che è cresciuta sempre di più con il passare del tempo ed ha permesso a Matera di fare scuola. Oggi questa situazione che riguarda il coronavirus dà il tempo di avviare attività di monitoraggio per fare un bilancio di ciò che è stato».
Cosa rimane come elemento più importante nello sviluppo di Matera 2019?
«Si è sperimentato con Matera 2019 in vari campi. Il punto di forza è certamente dato dalla scuola creativa lucana che oramai esiste ed è ciò su cui bisogna fare leva anche per il prossimo futuro».
Come si sfrutta oggi questo risultato ottenuto?
«Prima è stato possibile sperimentare molto e imparare oggi si può cercare anche in questa situazione di veder rimbalzare la ricchezza accumulata in modo da poterla diffondere. La città è oggi in grado di reagire molto più facilmente a qualsiasi crisi e a qualsiasi evento. C’è tanta creatività ed è questo l’humus che può permettere di costruire qualsiasi situazione».
Questa è una realtà che in qualche caso può essere diffidente verso l’esterno. Lei come ha vissuto questi mesi?
«Io non ho avvertito alcuna diffidenza, ho visto invece che ha prevalso la voglia di fare e la curiosità, ho scoperto le qualità del territorio e spero di aver fatto apprezzare qualità. Ho incontrato molte persone e li ricorderò tutti compreso chi era contrario o polemico, mi ha segnato ancora di più. Sono rimasta colpita dal pubblico misto che ha partecipato agli eventi, misto per età e per genere. Vedere ad esempio degli anziani che scoprono la musica elettronica è una grande scoperta. Ed è stato un pubblico molto vario di fronte ad una grande varietà anche degli eventi».
Cosa è stato particolarmente apprezzato in questo percorso?
«C’è stata una grande varietà e quantità che ha permesso di fare ad ognuno il proprio giudizio indipendentemente dalla direzione artistica che fa scelte definite. E poi c’è stato l’effetto passaporto che ha permesso di scoprire più cose».
Oggi quel progetto risulta ridimensionato?
«È ridimensionato perché queste sono le regole del gioco e perché si parla di una quantità di produzione originale che non può più ripetersi. A monte si era lavorato con la scena creativa lucana e le attività di residenza artistica, penso al lavoro dei project leader per dare un effetto moltiplicatore alle diverse forme da presentare al pubblico. Ora in questa nuova fase la sostenibilità con questi elementi è senza dubbio fattibile».
In che direzione Matera si dovrà muovere in futuro?
«Va consolidata la rete di residenze artistiche di creazione per proporre azioni sul territorio. Io vedrei bene ancora eventi come Materadio o un festival di co-creazione ma servono azioni su tutto il territorio riconquistando la fiducia. Mi sembra un buon compromesso».
Cosa avrebbe voluto e non è riuscita a fare?
«Avrei voluto durasse di più. In termini di eventi ce ne sono stati tanti, forse anche troppi. Oggi il piccolo rammarico è lasciare Matera, è la ripartenza».
Cosa farà nei prossimi mesi?
«Avevo in programma un viaggio che dovrò rimandare, ma certo ci sarà una pausa di riflessione prima di prossimi progetti».
Cosa sarebbe successo se quest’emergenza coronavirus ci fosse stata un anno fa?
«L’abbiamo scampata bella anche perché avevamo la maggior parte degli eventi all’aperto, in uno spazio pubblico ed era già complicato abbastanza. Sarebbe stato impossibile tutto e si sarebbe persa una buona parte dell’anno. Ci saremmo trovati in un tempo sospeso obbligati a trovare nuove forme di coinvolgimento».
Cosa pensa di utilizzo di Cava del Sole come un drive in seguendo lo spettacolo dall’auto?
«Mi pare un’idea originale che ripensa al modo di accogliere il pubblico e i format degli eventi scomponendoli magari rispetto a cosa è possibile fare».
Quale è il suo saluto alla città?
«Voglio ringraziare ogni materano e tutta la città perché non ci sarà altro modo, tengo a dire quanto mi sono sentita privilegiata per aver contribuito a tutto questo».
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