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La cronaca, con il racconto di Piero Quarto: «Nel pomeriggio di ieri intorno alle 17,30 sul cruscotto della mia auto parcheggiata sotto casa è stato trovato un pezzetto di carta di giornale non altrimenti definibile, tra l’altro sul retro c’era la gerenza del Quotidiano, e sul foglietto la scritta a matita “Ti aspettiamo al cimitero” con delle corna disegnate a lato. Evidente il tono minatorio del messaggio per il quale è stata sporta denuncia alla questura che ha avviato le verifiche e ricostruzioni del caso. E’ la prima volta in quasi vent’anni di lavoro in cui giungono minacce o messaggi di questo tipo. Il primo pensiero tra i tanti rispetto a possibili ricostruzioni va ad un articolo pubblicato sull’edizione di sabato che parla della situazione di degrado che c’è al cimitero di contrada Pantano. Ma visti i temi trattati negli ultimi giorni dalla politica alla sanità, alle questioni del personale, alla cronaca materana a vario livello le ipotesi possono essere anche altre».
È la ricostruzione di quanto avvenuto ieri, fatta proprio dal nostro Piero Quarto, redattore di Matera, il quale anche dopo una giornata non semplice non ha rinunciato a fare il cronista. Come sempre.
Gli anonimi vigliacchi non sanno che hanno perso solo tempo, sottratto magari a qualche ora per imparare l’italiano (il messaggio sembra scritto da un bimbo in difficoltà di terza elementare). Sprecato una bella giornata per andare al mare, commesso un po’ di reati.
Come il direttore responsabile, Rocco Valenti, ha già scritto in occasioni simili in Calabria e altrove, l’unica cosa certa è che le notizie destinate a essere pubblicate andranno avanti. Perché c’è e ci sarà sempre uno di noi pronto a raccogliere questo impegno e a far arrivare ai lettori, all’opinione pubblica quello che deve arrivare, secondo etica, correttezza professionale e onestà.
Come in passato, anche stavolta sarà così, con impegno e responsabilità, sicuri di non compiere nessuna missione pericolosa o gesto di eroismo, ma solo quello di continuare a svolgere il nostro semplice, quotidiano, delicato lavoro di testimoni. Sta passando un’idea pericolosa in certi individui, anche in qualcuno che scalda il sedere nelle istituzioni: siccome ognuno ha un display, c’è la convinzione di essere autosufficienti e che i giornali non debbano più esistere. Sbagliate di grosso.
Ci siamo, ci saremo e continueremo a non fare sconti. Si chiama libertà di stampa, senza la quale anche gli imbecilli che minacciano e tentano di intimorire sarebbero meno liberi e garantiti.
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