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di ANTONELLA CIERVO
MATERA – A maggio del 2017 il sindaco dell’epoca, Raffaello de Ruggieri, entusiasta, annunciava: «Il nostro obiettivo è che Matera diventi area di ricerca su cui inserire i livelli di innovazione, produzione e diffusione». Il riferimento era al progetto sulle città “5G” che aveva unito Matera a Bari per la sperimentazione ella tecnologia affidata a colossi come Tim, Fastweb e Huawei. Un investimento di 60 milioni per le due città apripista e per applicazioni non solo nella telefonia ma anche nell’agricoltura di precisione, nei trasporti e nel turismo e cultura.
Quattro anni dopo, di quella idea futuristica che assegnava a Matera il ruolo centrale, non è rimasto quasi nulla, a cominciare dal collegamento della fibra che non è mai arrivata nei Sassi anche per i tempi non proprio europei dell’autorizzazione paesaggistica che avrebbe dovuto essere rilasciata dagli uffici comunali.
Proprio i rioni descritti da scrittori e registi avrebbero dovuto rappresentare quello che de Ruggieri definì il »Corto circuito creativo» necessario per progettare la nuova generazione tecnologica mondiale, sono stati dimenticati dalla infrastruttura necessaria.
L’unica traccia del faraonico progetto, aggiornata alla giunta Bennardi, è inserita fra le righe del protocollo d’intesa che Matera e Bari firmeranno in vista del G20 che si terrà a giugno. Il testo, che rinnova sostanzialmente l’accordo già stipulato nel 2017 prevede tra l’altro di: «Rafforzare la collaborazione tra città e territori, in relazione alle diverse problematiche procurate dalla crisi da coronavirus, dalla necessità di utilizzare al meglio strutture e potenzialità infrastrutturali e dei servizi come l’aeroporto e le sfide aperte dal 5G».
Un po’ poco per quello che avrebbe dovuto segnare la svolta tecnologica della città a cominciare dalla sua applicazione nel turismo che prevedeva tra l’altro visite immersive all’interno del patrimonio millenario della città. Il progetto 5G avrebbe dovuto camminare su gambe solide, quelle della Casa delle Tecnologie emergenti con una dotazione finanziaria già arrivata dal Mise pari a 15 milioni di euro.
Nell’idea di futuro avrebbero trovato sede, come ricordò alla fine del 2019 l’ex sindaco de Ruggieri: «Laboratori di innovazione: uno dedicato al settore audiovisivo, all’extended reality e alle tecnologie per le riprese 3D, un altro dedicato alla blockchain e alla quantum key distribuition, uno alla robotica avanzata per lo sviluppo di strumenti e sistemi basati sull’Internet delle Cose».
Oggi con le porte chiuse dell’hub di San Rocco e un progetto di individuazione della sede della Casa delle tecnologie emergenti nella zona compresa fra via Dante e via dei Normanni (ma lavori non ancora cominciati, ndr.) il sogno di futuro della città sembra destinato a tempi biblici mentre la disponibilità dei colossi della tecnologia si riduce. Il pallino passa ora nelle mani del sindaco Domenico Bennardi che dovrà far valere i punti dell’accordo con il suo omologo barese che all’epoca del lancio del progetto 5G che coinvolgeva Matera e Bari commentò: «Sono due città importanti che varcheranno insieme la porta del futuro e lo faranno su 70 progetti concreti nell’ambito di 10 aree tematiche che faranno la fortuna di queste città e ci permetteranno di trasformare due città del sud in due vere e proprie smart city».
IL PD MATERANO: «SI APRA DIBATTITO SUL FUTURO DELL’HUB DI SAN ROCCO – A più di due anni dal Bando per l’insediamento di nuove startup digitali, i nostri giovani non riescono a stabilirsi nei locali dell’Hub di San Rocco e ad avviare la collaborazione promessa tra le realtà digitali emergenti e le eccellenze provenienti da tutto il mondo a partire dal Cnr».Lo scrive in una nota il Pd di Matera che aggiunge: «Siamo fortemente convinti che il progetto ambizioso nato nel 2018 debba essere tra le priorità di questa amministrazione -sottolinenando comunque – Ad oggi sembra non avere più nessun interesse dell’amministrazione e si rischia di far perdere ulteriori risorse di tempo e di denaro a chi, invece, sul progetto ci ha creduto e prova ancora a crederci.
Ci farebbe piacere – propone infine – aprire un dibattito franco e pubblico sul futuro dell’Hub tecnologico di San Rocco e sulla Casa delle Tecnologie Emergenti, che possa raccogliere un nuovo impulso e che magari si arricchisca di nuove idee».
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