Giorgia Calamita davanti allo stabilimento Stellantis di Melfi
3 minuti per la letturaStellantis Melfi, via in duemila, Calamita (Cgil): «Il governo nazionale e regionale intervengano», transizione non significa smantellare
«È arrivato il momento che il Governo nazionale e regionale intervengano sulla questione Stellantis e che l’azienda ci presenti un piano industriale su quello che si vuole fare, oltre duemila incentivi all’esodo sono un segnale d’allarme da non sottovalutare».
Giorgia Calamita, segretaria regionale della Fiom Cgil, rincara la dose dopo aver spiegato già ieri attraverso una presa di posizione le proprie preoccupazioni rispetto alle scelte dell’azienda e a una transizione dietro cui si nascondono prospettive non chiare circa il futuro dello stabilimento. Unica voce quella della Fiom che esprime oggi con forza questo grado di allarme rispetto alle scelte annunciate da Stellantis che non possono essere, per Fiom, semplicemente ricollocate nell’ambito di un discorso rientrante nel percorso di transizione verso l’elettrico che pure è stato avviato e che dovrà richiedere una serie di cambiamenti.
Le questioni che si assommano in questi ultimi giorni sembrano portare ad ampliare la preoccupazione circa il futuro dell’azienda sul territorio e sembrano non essere direttamente collegate al percorso di transizione che è in atto per poter uscire entro il 2035 dalla produzione di motore termico ma ad una situazione più complessiva sulla quale la Fiom vuole vederci chiaro.
L’azienda oltre ad aumentare il numero degli incentivi all’esodo di altre 500 unità aveva anche annunciato una riduzione da 17 a 15 turni per la lastratura e la verniciatura, come già avvenuto da un mese per il montaggio, con una ulteriore riduzione da 21 a 18 turni per la manutenzione.
Partiamo dai numeri che raffigurano ad oggi la situazione di Stellantis?
«I numeri parlano di un’azienda di circa 7.000 unità che ha comunicato prima un numero di 1.200 incentivi all’esodo, poi altri 520 e quindi ancora solo pochi giorni fa altri 520 incentivi all’esodo che non sappiamo se siano ricompresi in quelli precedenti. Parliamo di un numero di oltre 2.200 persone che evidentemente su 7.000 totali costituiscono un elemento di forte preoccupazione».
Qual è la preoccupazione?
«Si teme uno smantellamento del sistema produttivo a Melfi. Non vogliamo e siamo fermamente contrari che la Stellantis a Melfi utilizzi il percorso di transizione verso l’elettrico per arrivare a dismettere lo stabilimento. Noi abbiamo sottoscritto il percorso verso la transizione ma non per arrivare a questa situazione. Tra l’altro questi incentivi all’esodo finiscono per colpire i più giovani tra i lavoratori della Stellantis che comunque hanno un’età media di 53 anni. Per cui si tratta di lavoratori che escono fuori dal ciclo produttivo».
E c’è un contraccolpo anche sul cosiddetto indotto?
«A quei numeri bisogna aggiungerne altri perché ci sono effetti a catena anche per altri lavoratori della logistica e per la mancanza di una serie di componentistiche che finiscono per pesare in misura ancora maggiore sulle conseguenze di questa situazione di grande difficoltà che si sta verificando».
Qual è oggi l’effetto della vostra scelta di non sottoscrivere la decisione di altri 520 incentivi all’esodo?
«Noi chiediamo visibilità e chiarezza su questa questione ed è per questo che vogliamo che il Governo nazionale e anche quello regionale intervengano su questa situazione convocando dei tavoli ad hoc. Da Stellantis aspettiamo un piano industriale che indichi effettivamente la prospettiva verso la quale andiamo incontro e ci spieghi la situazione sullo stato di avanzamento della produzione dei nuovi quattro modelli».
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