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Lettera aperta a Morea e Cifarelli per emendare legge regionale su Piano Casa. Legambiente: «No ad altri carichi urbanistici nelle aree sature già individuate»


“E’ necessario emendare la legge regionale sul Piano Casa, se non eliminarla del tutto, ridando la possibilità ai comuni di decidere sul proprio territorio”. E’ quanto chiedono per Legambiente Giovanni Moliterni e Michele Morelli in una lettera aperta inviata ai consiglieri regionali Nicola Morea e Roberto Cifarelli nella quale sostanzialmente si chiede di intervenire per consentire ai Comuni di avere l’ultima parola rispetto alle cosiddette aree sature sul territorio che però possono subire interventi previsti dal Piano Casa.
“A Matera ad esempio nel regolamento urbanistico approvato nel 2021 sono indicate aree sature in cui sono esclusi ulteriori carichi urbanistici con la sigla T3 eppure invece in virtù nel comparto del centro direzionale (ex Manicone Fragasso), tessuto T3 saturo di recente formazione, si stanno realizzando interventi che si avvalgono dei benefici della legge regionale e con la presentazione di una semplice Scia” sottolineano i rappresentanti dell’associazione ambientalista.

LEGGIE PIANO CASA: METTERE NELLE MANI DEI COMUNI LA POSSIBILITA’ DI DECIDERE DEL PROPRIO TERRITORIO

“La richiesta di emendamento che rivolgiamo ai consiglieri regionali riguarda (come minimo) la modifica dell’art. 6 comma 2 della l. r. 25/2012: “I Comuni, entro il termine perentorio di 90 giorni dalla entrata in vigore della presente legge, possono perimetrare ulteriori ambiti e tessuti in cui non è consentito realizzare gli interventi di cui all’art. 3 comma 1, sulla base di specifiche valutazioni di carattere urbanistico, edilizio, paesaggistico…”;
si chiede di eliminare il termine perentorio di 90 giorni lasciando la possibilità ai Comuni di aggiornare (con una semplice delibera motivata di Consiglio comunale o attraverso l’adozione/approvazione o aggiornamento di strumenti urbanistici comunali (piano strutturale, regolamento urbanistico, piano operativo, piani attuativi) l’elenco degli ambiti e tessuti storici, consolidati e saturi” spiegano nel dettaglio e poi aggiungono in maniera più ampia: “Il tema oggi è rimettere nelle mani dei Comuni la possibilità di decidere sul proprio territorio, facoltà negata dalla legge regionale sul “piano casa” a partire dal 2009.

LA LEGGE REGIONALE UN VERO E PROPRIO ATTO DI PREVARICAZIONE

La legge regionale n. 25/2009 “misure urgenti e straordinarie volte al rilancio dell’economia e alla qualificazione del patrimonio edilizio esistente” fu un vero e proprio atto di prevaricazione e invalidazione della pianificazione comunale.
L’art. 10 fissava il limite temporale del provvedimento regionale al 31/12/2011. Poi, nel 2012, la scadenza temporale prorogata dalla Regione Basilicata. Stessa cosa avvenne nel 2015. Fino al 2018, quando il fattore tempo fu del tutto eliminato. Fu allora che una legislazione di “emergenza” con limiti temporali fu trasformata in legge ordinaria. Con le modifiche del 2012, nell’art. 6 (Divieti) si chiedeva ai Comuni di individuare entro il termine perentorio di 90 giorni gli ambiti e i tessuti (storici, consolidati, saturi…) dove escludere le deroghe previste dalla legge regionale”. Allora il Consiglio comunale aveva introdotto una previsione di ambiti storici, consolidati e saturi che prevedeva quartieri come Spine Bianche, Serra Venerdì, Lanera oltre al centro storico e ai Sassi e a cui poi aggiungere Villa Longo, via Nazionale- don Sturzo, via Dante –Platani), San Pardo), al fine di conservare le tipologie classiche dell’edilizia residenziale pubblica”.

LA RICHIESTA DI EMENDAMENTO

Oggi conclude Legambiente: “La legge regionale non offre alcun elementi di chiarezza in merito alla possibilità / facoltà dei Comuni di aggiornare l’elenco delle aree e dei tessuti consolidati e saturi dove non siano possibili deroghe agli strumenti urbanistici ordinari e non affronta un altro aspetto per nulla secondario, la prevalenza o meno della legge regionale sugli strumenti urbanistici comunali aggiornati a partire dal 2018. Nel caso in cui una amministrazione comunale, nell’aggiornare i propri strumenti urbanistici, individua ambiti e tessuti completi e saturi, ci si chiede se le deroghe urbanistiche previste dalla legislazione regionale continuino a prevalere. Tutto questo è motivo di grande confusione”.
In quest’ottica dunque la richiesta di un emendamento che provi a rimettere i Comuni al centro delle scelte urbanistiche del territorio e a non invalidare invece attraverso il Piano Casa quanto previsto anche da strumenti urbanistici già approvati.

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