La ricostruzione dell’anastilosi alla chiesa di Madonna delle tre porte
3 minuti per la letturaMATERA – «Non c’è alcuna difformità alle norme del Parco, tutte le norme indicate da Parco e Soprintendenza sono rispettate. Non c’è un chilo di cemento in questi interventi, ne detriti nei muretti. Sono tante le credenze da sfatare. Purtroppo è mancata la comunicazione di quello che è questo progetto. E purtroppo si scontrano due teorie di chi vuole recuperare e di chi vuole che tutto rimanga immutabile con un deterioramento naturale che però è portato dal tempo».
L’architetto Riccardo Russo di Ferima che si occupa dei lavori, molto contestati al Parco della Murgia materana spiega con il “Quotidiano” passo per passo i diversi interventi saliti negli ultimi mesi all’onore della cronaca di un progetto che è giunto praticamente all’ultima curva e che sarà completato entro un mese.
Architetto Russo si parla di alterazione di stato dei luoghi negli interventi attuati. Che ne dice?
«Non c’è alcuna alterazione, gli interventi sono stati effettuati tutti sui sentieri esistenti come in tutti i parchi naturali e con materiali a secco».
Quali materiali avete utilizzato in questi interventi?
«Sfatiamo le false credenze, non c’è un chilo di cemento perchè i progettisti hanno 30 anni di esperienza in materia di restauro e sanno che il cemento è incompatibile con questi interventi. Noi abbiamo migliorato strade e piste ciclopedonali, dappertutto si è contenti di questi interventi e invece a Matera è oggetto di discussioni».
Cominciamo dai muretti come sono stati realizzati e non risultano troppo impattanti?
«Innanzitutto chiariamo che nei muretti non ci sono detriti e su questo procederemo in altre sedi. E’ vero che i muretti sono più bianchi oggi di quelli già esistenti ma semplicemente perchè non hanno l’usura del tempo che fa cambiar loro colore, tra qualche anno saranno identici perchè i materiali sono quelli a quelli attuali con pietra grigia che con il tempo acquista questo elemento grigiastro. Tra l’altro tutto è praticamente a chilometro zero con materiali presi nelle cave di Matera. Utilizzando poi materiali a secco abbiamo anche muretti a secco per una nuova accessibilità alla chiesa di San Falcione e con sedute e rastrelliere per chi arriva».
Parliamo delle passerelle perchè ci sono. Stonano con l’ambiente?
«La passerella a Murgia Timone nel percorso archeologico che è una passerella removibile è una struttura a secco in acciaio di un tavolato in legno che è un colore che si adatta a Murgia Materana. Nel percorso archeologico c’è anche l’obiettivo di salvaguardare i resti archeologici, la passerella tutela le tombe delineando un percorso differente che evita di accedere agli estradossi delle tombe che avevano sin dall’inizio bisogno di interventi di restauro e consolidamento».
Parliamo della scalinata in pietra fotografata qualche giorno fa a San Falcione.
«La foto è stata fatta quando doveva ancora essere bocciardata e adesso è stata trattata e lavorata, ha i colori giusti, meno bianchi di quanto si vedeva».
E i cancelli che si sono visti a Madonna delle Tre Porte. Anche quelli hanno fatto molto discutere?
«A Madonna delle tre porte c’è stata la ricostruzione dell’artece di ingresso della chiesa e quei cancelli servono anche per evitare che si formino vortici all’interno della chiesa che possono deteriorare con il tempo le vernici degli affreschi, abbiamo poi ricostruito i pilastri che sostengono volta e collocato questi cancelli in acciaio. Ma tutte le chiese sono state consolidate. Erano al limite e gli è stata garantita nuova vita».
Cosa manca per finire?
«Il restauro di Jazzo Gattini, forniture multimediali nell’ovile di Jazzo Gattini. Penso un mese».
Cosa ha creato tutte queste polemiche sul progetto?
«Non è stato ben spiegato alla città, si è provato tre volte a fare un open day ma non ci si è riusciti. I parchi Unesco prevedono tutti oggi un minimo di accoglienza per turisti e fruitori».
Perchè queste polemiche allora?
«Si sono scontrate due diverse teoria di chi voleva intervenire e chi pensa di lasciare tutto immutato e fisso senza pensare che c’è il deterioramento del tempo ad incidere».
Si parla di ripristino dei luoghi, chiesto da più di qualcuno, sarebbe davvero possibile?
«Non so cosa vuol dire cioè riportare condizioni di abbandono e rifiuti che sono stati rimossi. Comunque sì gli interventi in aree protette sono tutti reversibili».
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