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La condotta Magnox dove si pensava era partito l’inquinamento ma gli esiti non avevano dato alcuna conferma

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ROTONDELLA – «La sorgente di contaminazione da cui arrivano trielina e cromoesavalente nella falda del centro Itrec a Rotondella non sono stati ancora individuati e sarà necessario effettuare altre ed ulteriori verifiche».
E’ quanto ha spiegato qualche giorno fa in un’audizione in commissione Ambiente alla Camera che trattava dei siti del deposito unito di scorie l’amministratore di Sogin Emanuele Fontani e che ha di fatto creato non poco allarme a cominciare dalle organizzazioni ambientali che da anni cercano di tenere l’alta l’attenzione e l’allerta sulla bonifica dell’area.

«La contaminazione della falda presente da oltre 3 anni nel Centro Trisaia di Rotondella va bonificata con urgenza prima che gli effetti causino conseguenze gravi alla popolazione e all’economia del territorio» scrive in una nota Scanziamo le Scorie ribadendo che «le informazioni che sono state rivelate nell’ambito dell’audizione della Sogin alla Camera sono molto gravi: dalle ricerche effettuate ancora non è stata individuata la fonte dell’ inquinamento della faldae sarà necessario quindi dover proseguire con le indagini.

«Siamo fortemente preoccupati per le informazioni emerse – dichiara Pasquale Stigliani, portavoce di ScanZiamo le Scorie. Ci sentiamo presi per il naso. Nel 2017 ENEA ci disse che al 99% avevano individuato la causa.
Oltre 3 anni non sono stati sufficienti ad Enea, Sogin e alle istituzioni responsabili ai controlli ambientali per individuare le cause dell’inquinamento della falda e passare dagli interventi di messa in sicurezza a quelli della bonifica.

Sperando che non cada nel vuoto – conclude Stigliani – rinnoviamo il monito già lanciato nei mesi scorsi affinchè si intervenga velocemente per evitare il peggio».
Di fatto dopo l’individuazione della presenza di queste sostanze, trielina e cromoesavalente nella falda si avviò una campagna di caratterizzazione perchè «non si trattava» ha spiegato Fontani in commissione alla Camera, «di sostanze che venivano utilizzate» per capire l’origine ed era stata individuata una condotta di area Magnox che si pensava potesse essere l’origine dell’inquinamento, è stata portata alla luce ma «le verifiche fatte non hanno trovato le due sostanze per cui ora è necessario che i controlli e le verifiche continuino ancora» ha concluso l’amministratore delegato di Sogin.

La questione della necessità di individuare la fonte dell’inquinamento era già emersa nelle conferenze di servizio tra ottobre e novembre del 2020.
Quando era stato concordato che l’obiettivo su cui lavorare era quello di individuare altre eventuali fonti secondarie di inquinamento nell’area dopo la messa in sicurezza del serbatoio Magnox, che dalle quantità rilevate di inquinanti non era più considerato la fonte e anche dall’esame della condotta è stata fatta poi la medesima verifica.

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