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Il Miulli di Acquaviva

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«STOP ai ricoveri extraregionali al Miulli di Acquaviva da lunedì prossimo». Lo annuncia al “Quotidiano” il direttore sanitario dell’Ospedale pugliese Vitangelo Dattoli. E il dato interessa eccome i lucani perché per i due terzi la mobilità extraregionale del Miulli arriva da Matera o comunque dalla Basilicata.

Numeri enormi che ripropongono la questione mobilità passiva ma anche quella riguardante gli accordi di confine. Dattoli spiega anche come il tetto sia stato superato da tempo e lo stop ai ricoveri poteva avvenire anche prima, anche il 30 luglio. I tempi però di autonomia per il Miulli si riducono mentre la mobilità in entrata dal materano pare cresciuta di circa il 40% negli ultimi tre anni alla media di un 12-13% l’anno.

Ovviamente non tutte le prestazioni saranno interrotte, di certo i ricoveri ordinari. Non però le prestazioni ambulatoriali e le urgenze (quelle reali specifica Dattoli) al pronto soccorso. «La modalità prevista consente un tetto per assistere i pazienti extraregionali in tutte le sue diverse forme» ricorda il direttore sanitario del Miulli.

«Questo dato per i due terzi è occupato da materani della città e della provincia. Questo concorso massiccio di materani e lucani più in generale si spiega per un particolare appeal e probabilmente anche per risultati che si perseguono ma questo fa sì anche che il tetto si satura prima del dodicesimo mese e quindi noi andiamo avanti anche rischiando qualche perdita. Perché non viene rimborsato a nessun titolo il ricovero successivo alla saturazione del tetto. Con qualche rischio abbiamo confermato l’attività ambulatoriale fino al 31/12 ma abbiamo bloccato day service e i ricoveri ordinari dal 12 settembre per cui qualsiasi cittadino non pugliese in particolare lucano o materano come principale fruitori non potrà procedere a ricoveri ordinari mentre il pronto soccorso e le urgenze verificate verranno garantite».

Dattoli entra anche maggiormente nel dettaglio del rischio economico corso. «Ricordo che l’anno passato il Miulli perse 1milione e 400mila euro che ora stiamo trattando per recuperare perchè superò il tetto. La richiesta rispetto all’anno passato di prestazioni è salita notevolmente per cui se l’anno scorso abbiamo bloccato al 1 novembre quest’anno lo abbiamo fatto al 12 settembre ma avremmo dovuto farlo al 30 agosto o addirittura al 30 luglio se avessimo fatto una valutazione solo gestionale».

Insomma da un punto di vista economico il tetto già a fine luglio era praticamente saturo e il trend in continua ascesa mostra come in futuro ci sia il rischio che queste tempistiche possano ridursi sempre più. Dattoli individua allora una possibilità via d’uscita. « La procedura prevista dalla legge 95 del 2012 prevede l’accordo di confine con cui due regioni si mettono d’accordo e implementano le prestazioni gestite da altri, recentemente l’ha fatto la regione Molise contrattando con le regioni viciniori perché c’era una mobilità maggiore di quella prevista dalla legge e ha permesso di arrivare agevolmente al 31/12. Cosa che è possibile fare anche con una certa facilità per la regione Basilicata» spiega il direttore sanitario. «Questo terrebbe tranquilli i pazienti anche perché mettendoci nei loro panni non è facile questa situazione. Noi garantiremo prestazioni ambulatoriali e di pronto soccorso con urgenze reali le ricovereremo per obblighi di legge e correttezza deontologica ma creerà un problema di organizzazione».

Meglio dunque l’intesa già prevista. «L’accordo di confine viene fatto dal ministero. Il mio interlocutore è la Regione Puglia da cui cercherò di sapere se servono ulteriori dati per attivare questo percorso mentre il 12 si sta avvicinando ulteriormente. La sollecitazione è ora in mano al ministero che dovrebbe poter convocare le regioni, è chiaro poi che si può stimolare questo percorso».

L’ultima battuta sui numeri. «Negli ultimi tre anni c’è un incremento di presenze lucane del 10-15 per cento ad anno che vuole dire circa il 40 per cento in più rispetto al passato. Incremento medio con alcuni reparti particolarmente sotto i riflettori come ostetricia e ginecologia come prima opzione ma poi anche radioterapia, chirurgia, ortopedia. «Sono i settori che richiedono un maggior numero di prestazioni».

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