Una visita alla tiroide
2 minuti per la letturaMATERA – È un bollettino di guerra, quello che arriva periodicamente al Quotidiano, sui gravissimi disservizi della sanità nel Materano.
L’ultimo caso, segnalato da Franco Labriola del comitato “L’ospedale non si tocca” di Policoro, è quello di un povero cittadino-paziente (anche se la pazienza è andata ormai a farsi benedire), che con una prescrizione medica di visita di controllo alla tiroide entro 30 giorni per seri e conclamati problemi, si è visto negare la possibilità di effettuarla all’ospedale di Matera, dove non ci sono date, mentre se volesse farla al Distrettuale di Tinchi, dovrebbe aspettare il 2023. Nel frattempo, con i suoi problemi cronici, probabilmente la visita la farebbe direttamente nell’aldilà. Stessa situazione per un cittadino di Matera, che aveva una visita pneumologica di controllo fissata per il 2020, ed ha cercato in questi giorni di riprenotarla. L’ambulatorio di Pneumologia territoriale di Matera è al collasso, come il Quotidiano ha documentato ampiamente nei giorni scorsi, quindi non c’è possibilità di inserirlo.
Due pazienti, che si aggiungono ai casi già raccontati della visita diabetologica di un malato cronico, che dopo un anno e mezzo di attesa è stata rinviata all’ultimo momento, o le visite cardiologiche ormai possibili solo in intramoenia, ovvero sborsando fior di quattrini, o peggio ancora in regime di ambulatorio privato. Come capita ai poveri cittadini che, da mesi, vengono rimpallati da una data all’altra, con il Centro unico prenotazioni che scarica la responsabilità sui medici. I professionisti, dal canto loro, se volessero dare una risposta efficiente almeno alle urgenze, dovrebbero effettuare le cosiddette forzature, quindi fare prestazioni aggiuntive retribuite, che l’Asm però non sta autorizzando, come nel caso della Pneumologia territoriale. Quindi tutto il sistema va in tilt.
Poi ci sono quelli, e sono davvero tanti, che ogni mattina si svegliano molto presto, per correre letteralmente al Cup, dove sperano di trovare un posto. Nella maggior parte dei casi, la loro corsa va a vuoto, perché il posto non lo trovano e devono tornarsene a casa con un pugno di mosche. Disservizi molto gravi, che offendono la dignità stessa delle persone. Come è accaduto a una donna di Oriolo nel Cosentino, che con una frattura alla spalla sta facendo la pendolare da tre giorni in attesa di un posto per ricoverarsi. Ce lo racconta Maria Antonietta Tarsia di Cittadinanzattiva, la quale da mesi ormai denuncia i gravi problemi e la carenza di medici all’ospedale di Policoro. Tanto che, di recente, ha lanciato la provocazione: «Se questo nosocomio lo si vuole chiudere -ci ha ribadito- che si dica subito, così i cittadini decidono se lottare o mettersi l’anima in pace». Nel Materano chi vuole salvare la propria vita, deve avere i soldi a disposizione per farlo, altrimenti se si affida al pubblico viene abbandonato al proprio destino.
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