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L'ospedale di Matera

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MATERA – «Da lunedì siamo in grado di riaprire gli ambulatori dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera per le cosiddette visite differibili, ovvero quelle di primo accesso prenotate; dal 2 maggio anche quelle programmate, mentre le urgenze sono state sempre garantite».

Ad annunciarlo è il nuovo direttore sanitario dell’Asm, Giuseppe Magno, sentito dal Quotidiano sulle criticità ospedaliere derivanti dalla gestione del focolaio Covid in alcuni reparti. «Oggi la maggior parte dei contagiati si è negativizzata -spiega Magno- sono rimasti solo alcuni infermieri e pazienti, tutti fortunatamente asintomatici dal primo giorno. Quindi, abbiamo deciso di riaprire gli ambulatori con una settimana di anticipo, seppure ancora senza il loro assetto completo. La scelta di interrompere le visite è stata dolorosa ma necessaria, per contenere il focolaio evitando problemi più seri».

Rispetto alla decisione assunta dai vertici aziendali, di garantire comunque l’intramoenia (le visite degli stessi medici ospedalieri, ma in regime privato ed a pagamento), Magno ha voluto chiarirne le dinamiche, pur essendo precedente al suo insediamento: «Non bisogna derubricare la questione al fatto che si sarebbero garantire solo le visite a pagamento, penalizzando coloro che non possono permetterselo -spiega Magno- perché non tutti sanno che spesso l’intramoenia, ovvero la visita a pagamento, viene esplicitamente richiesta dai pazienti, che rinunciano a quella istituzionale gratuita pur di avere una maggiore riservatezza, orari certi e poche attese. Quindi, l’azienda sanitaria è tenuta a rispettare le esigenze di chi può visitarsi solo in istituzionale, ma anche di chi chiede espressamente l’intramoenia.

Quest’ultima, non è affatto un servizio accessorio o supplementare, bensì la risposta a una precisa domanda del cittadino. Poi -prosegue il Ds Magno- non si dimentichi che l’istituto contrattuale dell’intramoenia è legittimato da una legge regionale, quindi non si può sopprimere o chiudere, privando i medici di un loro diritto».

La questione era stata sollevata nei giorni scorsi da Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato, attraverso la presidente regionale Maria Antonietta Tarsia, la quale ha raccolto la protesta e le segnalazioni non solo di tanti pazienti che avevano già prenotato una visita ed hanno dovuto rinviare di circa un mese, non potendola fare in intramoenia, ma anche dei medici ospedalieri che non fanno il regime di privato convenzionato, i quali legittimamente osservavano che durante la giornata lavorativa in ospedale, erano costretti a gestire solo le urgenze.

Poi c’era il tema della proporzionalità tra visite istituzionali ed in intramoenia, che il medico deve comunque osservare, ma di fatto non ha potuto farlo con l’attività istituzionale sospesa. Il tema è serio ed andrebbe affrontato in modo strutturale, perché se questa volta si è trattato di meno di un mese di stop forzato e «doloroso» come ha detto Magno, in futuro il fermo istituzionale potrebbe durare anche di più, stante l’emergenza pandemica ancora non rientrata.

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