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L'ospedale di Matera

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ACCETTURA (MATERA) – Rischia di non poter curare in tempo un brutto tumore, perchè un primo tampone, ne ha certificato la positività al Covid, quando probabilmente non lo era, o non lo è mai stata.

Protagonista di questa vicenda paradossale, che si trascina dal 28 aprile, è una 70enne di Accettura, alla quale il 10 aprile, presso l’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera è stato diagnosticato un tumore al pancreas. Una diagnosi drammatica, a cui la paziente ed i familiari hanno reagito con comprensibile sconforto, ma senza immaginare ciò che ancora li aspettava e che si trascina ancora oggi. Tutto è iniziato quando i figli della signora, hanno deciso di sottoporla a terapia specialistica presso una struttura di Bari, chiedendo quindi le dimissioni dall’ospedale di Matera. La paziente è tornata a casa il 10 aprile, sottoponendosi a quarantena volontaria con i suoi familiari, solo per il fatto di aver soggiornato in ospedale. Trascorsi 15 giorni senza notare alcun segnale di allarme, la famiglia si è mossa per chiedere l’accesso nella struttura pugliese, che in via precauzionale le ha chiesto di effettuare un tampone per il Covid. Il 28 aprile parte la trafila, con la richiesta all’autorità sanitaria materana, attraverso il medico curante. Si perdono giorni preziosi per una malata di tumore, già sottoposta a terapia del dolore. Il 3 maggio, ovvero una settimana dopo, arriva il tampone, la cui analisi finisce nel blocco dei 10 esami risultati tutti positivi di Tolve (4) Anzi (4) e Matera (1).

La donna, quindi, risulta misteriosamente positiva, con tutto quello che comporta per sè stessa, la sua famiglia e le immancabili voci di un piccolo paese. Scoppia il caso, e tutti i tamponi di quel blocco vengono ripetuti, ma solo per gli 8 di Anzi e Tolve nell’arco di sole 24 ore si conosce il nuovo esito aggiornato: tutti negativi. Nel frattempo anche i familiari della donna di Accettura vengono sottoposti a tampone, ma per l’esito questa volta si è dovuto attendere 4 giorni; altro tempo prezioso perso per una malata di tumore. Si impegna il sindaco di Accettura, Alfonso Vespe, e il 9 maggio arriva l’esito: come ampiamente prevedibile, è negativo per la donna e per i familiari. Quindi, tanto “rumore” ed ansia per nulla. Al danno, dovuto al tempo perso inutilmente, si è aggiunta la beffa, perchè la struttura pugliese dove si dovrebbe curare, chiede giustamente il secondo tampone di conferma. Riparte la trafila con l’Asm, per la nuova richiesta, ma fino a ieri l’Unità Covid non si era ancora vista a casa della povera donna accetturese. Pare, dopo un nuovo interessamento del sindaco, che il tampone sarà fatto oggi, ma non c’è alcuna certezza.

Quindi, una malata di cancro è costretta a convivere da un mese con immani dolori fisici e ansie, perdendo tempo preziosissimo per iniziare la lotta contro il suo male. Questo perchè il sistema sanitario lucano, dopo un dubbio risultato clinico (10 tamponi positivi diventati per incanto tutti negativi dopo 24 ore), non riesce a disporre d’urgenza un tampone, vista la particolarità del caso e magari per rimediare al “disguido”. Invece, l’unica proposta arrivata dall’Asm, pare sia stata quella di dare “l’opportunità” alla signora di ricoverarsi in un reparto Covid-19. Una soluzione risultata alla famiglia fuori da ogni logica, prima di tutto perchè la donna, fino a prova contraria, è negativa al Covid, e probabilmente non è mai stata positiva. In ogni caso, senza doppio tampone negativo, la donna non potrà ancora iniziare a curare il suo brutto tumore.

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Eugenio Furia

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