La sede dell'Azienda sanitaria di Matera
4 minuti per la letturaPOTENZA – È di nuovo bufera all’Azienda sanitaria di Matera, che da qualche giorno ha avviato le procedure di messa in mora circa 250 medici alle sue dipendenze, chiedendo indietro qualcosa come «un milione di euro» di presunte indennità illegittime.
A firmare le lettere tuttora in via di notifica agli interessati è stato l’ormai ex direttore generale Joseph Polimeni, alla vigilia delle prime conferme sulla sua nomina a capo dell’Azienda sanitaria locale del Friuli occidentale da parte del governatore leghista Massimiliano Fedriga.
Per questo da due giorni Polimeni ha già preso servizio a Pordenone, e a raccogliere le doglianze dei camici bianchi, in sua vece, sono rimasti soltanto il facente funzioni Gaetano Annese, già direttore sanitario, e il direttore amministrativo Raffaele Giordano.
L’ex dg ha sostanzialmente ignorato la diffida dell’ufficio legale della stessa Asm, che a metà dicembre si era opposto al recupero delle somme contestate, rimettendo «ogni decisione sull’eventuale danno erariale» alla Corte dei conti. La stessa Corte che nel 2017 si era già occupata di altre presunte indennità illegittime erogate alle ex guardie mediche di tutta la Basilicata (sospese e poi reintegrate dopo l’assoluzione dei membri di un paio di giunte regionali che le avevano autorizzate, ndr), e adesso per l’avvocato dell’Asm Roberto Digirolamo dovrebbe verificare «se vi erano rimedi alternativi per far fronte alle necessità sanitarie» alla base del nuovo caso.
Ignorate, allo stesso modo, le resistenze dell’assessore regionale alla Salute Rocco Leone, che nelle scorse settimane (secondo più fonti interne all’Asm contattate dal Quotidiano che hanno chiesto di restare anonime per ovvie ragioni, ndr) sarebbe stato edotto delle intenzioni di Polimeni e in un incontro pubblico avrebbe intimato a lui e al direttore amministrativo Giordano di desistere.
Al centro della contesa, infatti, c’è il riconoscimento di poco meno di 3,5 euro all’ora per turni di 12 ore di reperibilità, o “pronta disponibilità”, dei medici inquadrati nelle strutture materane, ma soprattutto a Policoro e negli altri poli periferici dipendenti dall’Azienda sanitaria.
Il vecchio contratto collettivo nazionale, infatti, prevedeva questa possibilità esclusivamente nei giorni festivi, per sopperire in caso di emergenza al numero minimo di medici in servizio nei vari reparti. Ma nella città dei Sassi la cronica carenza di personale avrebbe spinto l’Asm al ricorso sistematico a questo escamotage anche nei giorni feriali, quelli di “normale” attività, soprattutto nel pomeriggio.
Così in dieci anni, questo il lasso di tempo considerato dalle verifiche a ritroso avviate all’inizio del 2019 dalla direzione aziendale, qualcuno avrebbe ricevuto fino a 40mila euro per turni di reperibilità “illegittimi”, che ora andrebbero recuperati. Il tutto nonostante il nuovo contratto nazionale, sottoscritto il 19 dicembre (pochi giorni prima della partenza delle lettere di messa in mora a firma di Polimeni) abbia ampliato la facoltà di ricorrere alla pronta disponibilità proprio nei giorni feriali a causa della constatazione delle voragini create in tutta Italia dal blocco delle assunzioni imposto nel 2009, e i prepensionamenti in blocco scatenati nell’ultimo anno dall’introduzione di “quota 100”.
In totale, a detta del direttore amministrativo dell’Asm Giordano, si parla di qualcosa come «un milione di euro» che spalmato su 250 sventurati fa circa 4mila euro a testa di debito medio.
A febbraio dell’anno scorso l’ex dg, insediatosi da poco più di un mese, era già finito nel mirino per un’iniziativa simile, tagliando, fino a nuovo ordine, i fondi destinati nel 2010 e nel 2016 (d’accordo con i sindacati), ad estendere il numero di infermieri, tecnici e funzionari amministrativi beneficiari dell’incremento di stipendio previsto dagli avvisi pubblicati in quegli anni per le cosiddette progressioni orizzontali.
All’epoca si trattava, in particolare, di 634mila euro più altri 200mila euro sottratti ai premi di risultato da assegnare agli stessi dipendenti ma sulla base di merito e produttività, valutati anno per anno sul raggiungimento di una serie di obiettivi prefissati.
Per l’ex dg, sulla scorta dei rilievi alle prassi amministrative dell’Asm formulati dall’Ispettorato generale del Ministero dell’economia (all’esito di una verifica iniziata nel 2018), sarebbe stato illegittimo, in particolare, utilizzare quei soldi per rimpinguare il cosiddetto fondo “fasce” ovvero il meccanismo delle progressioni orizzontali, che invece valorizza l’anzianità di servizio. O meglio la maggiore professionalità acquisita con l’esperienza.
Per questo da 10 mesi gli incrementi di stipendio in questione sono stati congelati, ma il recupero di quelli già erogati dal 2010 e dal 2016 si è fermato in attesa di un parere per dirimere i dubbi sollevati, ancora una volta, dall’ufficio legale oltre che dall’ufficio per il personale.
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