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Il sindaco Bennardi nell’ultimo atto con il coordinatore Lomuti e alcuni consiglieri di maggioranza

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Parla di un «gesto vile e di violenza democratica» da parte del Pd l’ormai ex sindaco di Matera, Bennardi, dopo le dimissioni dei 17 consiglieri e la conseguente chiusura anticipata della sua consiliatura.


«Gesto vile e di violenza democratica». Così Domenico Bennardi ha bollato le dimissioni di 17 consiglieri che lo hanno costretto a chiudere anzitempo la consiliatura al Comune di Matera e ha parlato di «azioni che debbono avvenire in consiglio comunale. Mi sono dimesso per fare in modo che con il confronto politico si trovassero obiettivi programmatici per avviare una nuova stagione che però si è chiusa con le dimissioni. Senza offrirci nemmeno i 20 giorni. Ora si consegna la citta nel limbo amministrativo del commissario».

«Temo che questo possa compromettere i cantieri del Pnrr a cui teniamo moltissimo per 32 milioni di euro. Finanziamenti su scuole, asili oltre che sul parco del Campo e su altre strutture sportivo. E’ stato un gesto di grave irresponsabilità che mina questi finanziamenti e blocca qualsiasi tipo di confronto. Iniziativa che parte dal centrodestra e vede coinvolgimento del centrosinistra e del Pd di nuovo insieme alla destra come nel 2019. Oggi hanno buttato giù un’amministrazione dopo 4 anni di traguardi e obiettivi. Ci sono state ingenuità e errori provenienti da esperienze del primo mandato da parte nostra. Ma c’era la possibilità di confronto programmatico. Abbiamo immaginato altre sfide, battaglie. Invece il Pd in maniera deludente ha chiuso le porte a qualsiasi tipo di prospettiva soprattutto con la segreteria cittadina».

BENNARDI DOPO LE DIMISSIONI: IL GESTO VILE DEL PD PUO’ COMPROMETTERE I PROGETTI PER MATERA

«Questo limbo può compromettere i progetti» continua Bennardi. «Noi lasciamo una citta migliore. Traguardi storici» aggiunge il sindaco rievocando gli obiettivi raggiunti già sottolineati nella recente lettera di dimissioni.
«Ci sono state città commissariate per arresti o infiltrazioni mafiose, noi veniamo commissariati per un non senso di un partito che fino a ieri ci chiedeva sostegni e che si è rivelato inaffidabile. Dovremo fare per il futuro un confronto di coalizione per capire quale è la strada migliore. Il legame con la città resta indissolubile e sono a disposizione» ha aggiunto Bennardi lasciando aperta la porta ad una possibile ricandidatura.

«Bisogna misurarsi senza timori, senza vigliaccate tra i cittadini. E’ in Consiglio comunale che ci misuriamo con i numeri. Altri hanno governato pur senza numeri. Seguendo i 20 giorni si poteva creare una prospettiva e una nuova stagione secondo ciò che lo stesso Pd aveva dichiarato. Se si parla di prospettiva non si firmano le dimissioni con il centrodestra» ha spiegato l’ex primo cittadino senza rispondere nel merito ad una domanda sulla nomina del nono assessore Salvatore che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quanto alla delibera da 20 milioni sulla metrotranvia di lunedì da dimissionario e con una giunta all’ultimo atto ha parlato di «Provvedimenti importanti frutto di un lavoro che viene da prima che ci fossimo noi. Avevamo chiesto garanzie a Fal su terminal di Serra Rifusa. Un progetto che non volevo venisse vanificato».

Dopo le dimissioni al Comune di Matera, quanto ai rapporti con il Pd Bennardi ha aggiunto: «I percorsi politici si basano su idee e persone, se cambiano almeno le persone penso si possa trovare il modo per collaborare e avviare un dialogo».

LA RIFLESSIONE DI LOMUTI

A fare un esame politico rispetto ai rapporti delicati con il Pd il portavoce regionale Lomuti. «Sono qui per mostrare la compattezza del Movimento 5 stelle attorno alla figura del sindaco e per comunicare la nostra presa d’atto. Oggi il Pd dichiara che non vuole il M5S nel progetto di un centrosinistra forte, coeso per mandare a casa il centrodestra.
Poi magari trovare anche un senso politico di qualcosa che non è spiegabile.
Ci è stato imposto un candidato alle regionali ed è stata avanzata la perplessità sul metodo utilizzato. Stessa cosa a Potenza con l’imposizione di un candidato che abbiamo anche appoggiato al secondo turno.

«Ad Acquedotto Lucano abbiamo partecipato a percorso per figura da contrapporre a Andretta, individuando un sindaco del Pd. Alla Provinciali il Pd ci ha chiesto di appoggiare candidatura di Mancini dopo che a Matera c’era stata sfiducia all’Amministrazione.
In nome di un progetto più nobile siamo passati sopra anche alla mozione di sfiducia. Riteniamo questo gesto una vigliaccata mentre avevamo seguito le richieste del Pd con dimissioni e azzeramento.
Oggi il Pd ci consegna una dichiarazione che non vuole più il M5S.
E’ un episodio grave, non la goccia che fa traboccare il vaso» conclude Lomuti. Infine sull’autocritica: «Noi non vogliamo comunicare che siamo stati perfetti, se ci sono errori siamo pronti a riconoscerli seduti ad un tavolo politico. Capendo insieme in modo dialettico quali sono stati e come superarli».

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