Pisticci
3 minuti per la letturaPOTENZA – Un giudice materano raggiunto da una serie di «lettere minatorie» nella sua vecchia residenza di Pisticci.
E’ questo uno dei segnali più allarmanti registrati dalla Direzione investigativa antimafia nell’ultima relazione al Parlamento sull’attività di contrasto al crimine organizzato in Basilicata, riferita al primo semestre del 2021.
L’episodio del giudice – che non viene identificato – risale, appunto, al 23 gennaio del 2021, e avrebbe già portato all’individuazione, da parte dei carabinieri di Pisticci, di un pregiudicato considerato l’autore delle lettere. Un uomo del posto, «già noto alle Forze dell’Ordine per reati contro il patrimonio, per quelli in materia di stupefacenti e per porto di armi ed oggetti atti ad offendere». Questo è quello che si legge nella relazione, ed è stato confermato al Quotidiano anche da altri fonti investigative, più vicine ai fatti, che hanno escluso collegamenti col crimine organizzato del pregiudicato in questione e attribuiscono l’accaduto al risentimento per una sentenza.
Di diverso avviso, invece, la Dia, che ha citato l’accaduto a proposito della «pressione esercitata sul territorio dalle organizzazioni criminali». Pressione che continuerebbe «a manifestarsi anche attraverso gli innumerevoli episodi di minacce, intimidazioni e danneggiamenti realizzati tra l’altro attraverso l’esplosione di ordigni artigianali e mediante incendi spesso commessi ai danni di rappresentanti delle istituzioni, dipendenti pubblici e imprenditori replicando forme tipicamente mafiose volte a condizionare gli enti locali e inquinare l’economia del territorio».
Assieme al magistrato di Pisticci, quindi, viene indicato tra i rappresentati delle istituzioni presi di mira il «sindaco pro-tempore» di Lauria, Angelo Lamboglia, che a marzo dell’anno scorso «ha denunciato di aver subito messaggi minatori diretti alla sua persona e correlati alla sua attività istituzionale».
La Dia ha passato in rassegna, inoltre, le principali indagini di contrasto al crimine organizzato, e non, emerse nel semestre preso in considerazione. Incluse quelle su patrimoni di provenienza sospetta a riprova della «contaminazione mafiosa di una certa parte dell’imprenditoria».
Quanto ai clan in senso stretto, gli investigatori hanno confermato la presenza di diversi clan sul territorio. Come quello potentino guidato da Renato Martorano e Dorino Stefanutti, «ormai in verosimile posizione paritaria nella direzione del sodalizio e nella gestione delle attività delittuose». O quello dei Riviezzi, che «sembrerebbe aver assunto un ruolo centrale nelle dinamiche criminali della provincia soprattutto nella zona di Pignola e Potenza anche grazie ad alleanze e sinergie con altre organizzazioni mafiose». Organizzazioni lucane, come quella costituita dai melfitani del clan Cassotta, ma anche calabresi e campane. Mentre nel nord della Regione resterebbe operante un gruppo venosino guidato dal noto pregiudicato Riccardo Martucci, e lo storico clan melfitano Delli Gatti – Di Muro.
Più dinamica la situazione nel materano, dove la Dia ha individuato almeno 4 gruppi che si contenderebbero i territorio da Metaponto a Nova Siri. Quello degli Scarcia di Policoro, quello degli scanzanesi dell’ex carabiniere Gerardo Schettino, i Mitidieri-Lopatriello, sempre di Polocoro, e i Russo di Tursi.
«La caratura criminale del reggente degli Schettino – spiega la Dia – viene anche svelata nell’indagine “Faust” del 19 gennaio 2021, laddove i riscontri investigativi evidenziano gli affari legati al narcotraffico dei (…) “diavoli di Rosarno” (RC), ovvero la cosca calabrese dei Pisano che fra i propositi delittuosi aveva anche quello “di riorganizzare la locale mafiosa di Policoro- Scanzano”».
In risalto, però, ci sono pure le indagini che hanno preso di mira l’imprenditore Franco Carlomagno, sempre per rapporti con Schettino, e il presunto riciclaggio dei soldi dei traffici di droga del clan degli zingari di Corigliano Calabro nell’azienda agricola dei De Pascalis di Scanzano Jonico.
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